Anche l’esercito di Damasco ha un’arma “ammazza droni”
L’esercito siriano ha un suo sistema per contrastare i droni dei jihadisti. È quanto riporta un post su Facebook delle Syrian National Defense Forces, in cui è stata pubblicata una foto del dispositivo.
Il jammer è montato su un pick-up delle “Forze per la guerra Elettronica”. Il sistema è formato da alcune antenne poste all’estremità superiore di un’asta girevole, montata sul cassone del mezzo.
Vi sono collegati due cavi. Uno che porta verso una scatola rossa, dove probabilmente è alloggiata la batteria, e un altro che porta a un grande contenitore beige. La scatola presumibilmente ospita la centralina di comando del dispositivo.
Sembra, peraltro, che il jammer dell’esercito siriano sia già in uso. In particolare ad Hama (dove è stata scattata la foto), a Latakia e a ovest di Aleppo. I militari di Damasco e il Syrian Arab Army (SAA) lo usano contro Hayat Tahrir al-Sham (HTS) e i suoi alleati, nonché contro Isis.
Dal suo impiego sul terreno contro i jihadisti avrebbe già neutralizzato oltre 8 droni. Dati che non sono stati confermati ufficialmente ma dal numero degli UAV neutralizzati si presume che l’arma “ammazza droni “non sia impiegata da molto tempo, né che sia stata distribuita su vasta scala.
Non sono stati, infatti, forniti ulteriori dettagli sul funzionamento, portata ed efficacia del jammer che potrebbe essere anche una realizzazione “artigianale” o comunque in fase di valutazione operativa.
Il sistema elettronico si ritiene che sia stato sviluppato dal Centro di Ricerca Scientifica Siriano (SSRC), forse con il contributo dell’Iran che in questo campo ha un’esperienza consolidata e inibirebbe i segnali di comando degli UAV facendoli precipitare.
Allo stesso modo di altri tipi di “armi simili” come il DroneDefender della società statunitense Battelle, un fucile da spalla che “spara” onde radio, le quali inibiscono il sistema di controllo del velivolo senza pilota.
Ne sono stati già avvistati diversi presso le basi Usa in Iraq, come confermano alcune foto presenti su internet. Ha un raggio di diverse centinaia di metri.
Oppure come il sistema taiwanese Raysun MD1, che da qualche tempo si vede sui mezzi delle forze irachene a Mosul. In entrambi i casi l’obiettivo è neutralizzare i droni usati da Isis. Sia per ricognizioni e spionaggio sia per attacchi alle forze nemiche. (Difesa&Sicurezza)
Foto: Defense Blog, Forze Armate Siriane e Stato Islamico
Francesco BussolettiVedi tutti gli articoli
Nato a Roma nel 1974, lavora all'agenzia di stampa Il Velino. E' inviato di guerra embedded dal 2003, quando partecipò alla missione Antica Babilonia con l'Esercito Italiano in Iraq. Ha coperto sul campo anche i conflitti in Afghanistan (Enduring Freedom e Isaf) e Libano (Unifil), nonché quelli in Corno d'Africa (Eritrea, Etiopia e Somalia) e le principali attività della Nato al fianco delle forze armate di diversi paesi. E' ufficiale della Riserva Selezionata dell'Esercito, specialista Psy-Ops, e tra il 2012 e il 2013 ha prestato servizio a Herat nell'RPSE. Attualmente si occupa in particolare di cybersecurity.