A Bruxelles l’Europa ufficializza la sua inesistenza

da Nuova Bussola Quotidiana del 30 giugno

Poco importa che al termine del vertice di Bruxelles tutti cerchino di rivendicare un successo da spendere presso la propria opinione pubblica ed elettorato ma il verdetto del summit è che l’Europa, semplicemente, non esiste. Nella Storia non si era mai visto uno Stato, un’alleanza o comunque un soggetto geopolitico incapace di gestire persino la difesa delle proprie frontiere esterne dall’assalto di criminali e immigrati illegali.

Il documento finale spende ben 1.200 parole sui migranti ma ne sarebbero bastate un decimo per definire il poco che si è deciso (e in modo aleatorio) e sancire il flop della Ue.

Certo Angela Merkel spaccia un simil-accordo che forse farà respirare ancora per un po’ il suo traballante scranno alla Cancelleria. Emmanuel Macron può ribadire che non ci sarà nessuna accoglienza di immigrati illegali in Francia e il Gruppo di Visegrad canta vittoria perché decadono gli obblighi di accoglienza che finora Bruxelles aveva cercato di imporre per chi avesse diritto a far domanda d’asilo a ungheresi, polacchi, cechi e slovacchi (ma anche ad altri partner che non hanno mai accolto i richiedenti asilo previsti dalle quote Ue).

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E l’Italia? Mentre l’opposizione irride il governo accusandolo di non aver ottenuto dai partner nessuna condivisione del fardello immigrati un flop a Bruxelles, Conte parla di “successo” e il ministro degli Interni, Matteo Salvini, ritiene siano state accolte al 70% le istanze italiane.

Eccoli, in una sintesi elaborata dall’Agezia Reuters, i 12 punti del documento concordato dopo 9 ore di negoziati.

1 – Il Consiglio europeo ribadisce che condizione essenziale per una politica efficace è un approccio globale alla migrazione, che combini un controllo più efficace delle frontiere esterne della Ue (…). Questa non è una sfida per un solo Stato membro, ma per l’Europa nel suo complesso.

Difficile comprendere cosa significhi “un controllo più efficace delle frontiere esterne”: Ci saranno più navi europee di fronte alla Libia)? E per fare cosa? Respingimenti dei migranti o accoglienza? Mancano dettagli e obiettivi senza i quali questa affermazione non ha alcuna credibilità.

2 – Il Consiglio europeo è determinato (…) a impedire un ritorno ai flussi incontrollati del 2015 e arginare ulteriormente la migrazione illegale su tutte le rotte esistenti e sulle nuove.

Ma come può impedirlo se non dichiarando il blocco dell’accoglienza e l’espulsione dei migranti illegali? Termini che i documenti Ue non hanno mai neppure utilizzato.

3 – Quanto alla rotta del Mediterraneo centrale, gli sforzi per fermare i trafficanti che operano fuori dalla Libia o altrove dovrebbero essere ulteriormente intensificati. Su questo la Ue continuerà a sostenere l’Italia e altri Stati membri in prima linea. Accrescerà il suo sostegno a favore della regione del Sahel, della guardia costiera libica, delle comunità costiere e meridionali, di condizioni di accoglienza umane, di rimpatri umanitari volontari, della cooperazione con altri paesi di origine e di transito, nonché di reinsediamenti volontari. Tutte le navi operanti nel Mediterraneo devono rispettare le leggi applicabili e non interferire con le operazioni della guardia costiera libica.

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Gli aiuti al Sahel non fermeranno i flussi (almeno per molti anni) e non è spiegato in cosa consisterà il sostegno all’Italia. Si punta sul fatto che i respingimenti li facciano i libici al posto degli europei. Le ultime parole sembrano esprimere una censura verso le navi delle Ong anche se non vengono citate esplicitamente. In ogni caso il terzo punto è sorretto dalla forma verbale “dovrebbero”: meglio quindi non farci affidamento.

4 – Per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo orientale, servono ulteriori sforzi per attuare pienamente il trattato tra Ue e Turchia, prevenire nuovi attraversamenti dalla Turchia e arrestare i flussi (…). Sono necessari ulteriori sforzi per garantire rapidi ritorni e impedire lo sviluppo di nuove rotte marittime o terrestri (…). Alla luce del recente aumento dei flussi nel Mediterraneo occidentale, la Ue sosterrà, finanziariamente e in altro modo, tutti gli sforzi degli Stati membri, in particolare della Spagna, e dei paesi di origine e di transito, in particolare il Marocco, per prevenire la migrazione illegale.

Di fatto la Ue continuerà a pagare i turchi e promette denaro al Marocco sperando che non esageri coi flussi migratori illegali verso la Spagna dove in giugno, da quando è iniziata la linea dura dell’Italia, sono sbarcati dal Marocco oltre 8mila clandestini contro meno di 3mila giunti in Italia dalla Libia.

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5 – Per spezzare definitivamente il modello di business dei trafficanti, evitando così tragiche perdite di vite umane, serve eliminare l’incentivo a intraprendere viaggi pericolosi. Ciò richiede un nuovo approccio basato su azioni condivise o complementari tra gli Stati membri per lo sbarco di coloro che sono salvati nelle operazioni di ricerca e salvataggio. In tale contesto, il Consiglio europeo invita il Consiglio e la Commissione a esplorare rapidamente l’idea di piattaforme di sbarco regionali, in stretta cooperazione con i paesi terzi interessati nonché con l’Unhcr e l’Oim. Tali piattaforme dovrebbero operare distinguendo le situazioni individuali, nel pieno rispetto del diritto internazionale e senza creare un fattore di attrazione.

Questo punto è l’apoteosi dell’ara fritta. Invece di combattere finalmente e con le armi i trafficanti si vorrebbe “spezzare il loro modello di business”, espressione coniata nel 2015 da Federica Mogherini il cui significato resta nella pratica ignoto. E per farlo si punta sulle “piattaforme di sbarco regionali”, cioè i centri d’accoglienza peer smistare migranti da rimpatriare e richiedenti asilo da accogliere che la Ue vorrebbe istituire nei paesi di transito ma che nessun governo di Nord Africa e Sahel intende accettare come è stato più volte ribadito.

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6 – Sul territorio dell’Unione europea coloro che sono salvati, secondo il diritto internazionale, dovrebbero essere presi in carico, sulla base di uno sforzo condiviso, attraverso il trasferimento in centri controllati istituiti negli Stati membri, solo su base volontaria, dove un processo rapido e sicuro dovrebbe consentire, con pieno sostegno della Ue, di distinguere tra migranti irregolari, che saranno rimpatriati, e quelli che necessitano di protezione internazionale, per i quali si applicherebbe il principio di solidarietà. Tutte le misure nel contesto di questi centri controllati, compresi il trasferimento e il reinsediamento, saranno su base volontaria, fatta salva la riforma di Dublino.

Accoglienza dei migranti illegali condivisa su base volontaria significa che nessun partner accoglierà chi giunge in Italia. Parigi e Madrid hanno già detto che possiamo scordarci ogni ipotesi di condivisione e che l’accoglienza spetta allo Stato in cui i migranti sbarcano. L’aspetto positivo di questo punto è che l’assenza di un impegno europeo lascia di fatto ogni Stato libero di muoversi in base alla propria volontà ed è quindi anche di non accogliere. Giuseppe Conte ha specificato che neppure l’Italia è più disposta ad accogliere migranti illegali Il contesto è quindi ideale per avviare respingimenti in Libia (affidati per lo più alla Guardia Costiera di Tripoli) ed espulsioni.

7 – Il Consiglio europeo concorda di avviare la seconda quota dell’accordo di finanziamento per i rifugiati in Turchia e, allo stesso tempo, di trasferire 500 milioni di euro dalla riserva allo Ue Trust Fund for Africa.

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Con 3 miliardi alla Turchia la Ue resta sotto il ricatto dei migranti di Erdogan mentre con i 500 milioni per l’Africa si potranno finanziare operazioni di sicurezza come quella che gli italiani vogliono sviluppare a Ghat, nel sud della Libia, non certo sostenere lo sviluppo del Sahel.

8 – Affrontare il cuore del problema della migrazione richiede una partnership con l’Africa mirata a una sostanziale trasformazione socioeconomica del continente africano.

Trasformare società ed economia di un continente di 1,2 miliardi di persone è un impegno di lunga durata e che richiederebbe una strategia elaborata. Un progetto ma che fa ridere se ad assumerlo è una Ue incapace persino di difendere i propri confini esterni.

9 – Nel contesto del prossimo quadro finanziario pluriennale, il Consiglio europeo sottolinea la necessità di strumenti finanziari flessibili, che permettano un facile utilizzo, per combattere l’immigrazione clandestina. La sicurezza interna, la gestione integrata delle frontiere, i fondi per l’asilo e la migrazione dovrebbero pertanto includere risorse dedicate e significative per la gestione della migrazione esterna.

La Ue intende stanziare denaro per aiutare i singoli partner a “gestire” (perchè non a “contrastare”?) l’immigrazione illegale. Ma non specifica quanto denaro, a quali Stati e per fare cosa.

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10 – Il Consiglio europeo ricorda la necessità che gli Stati membri garantiscano un controllo efficace delle frontiere esterne della Ue con il sostegno finanziario e materiale dell’Ue. Sottolinea inoltre la necessità di intensificare in modo significativo l’effettivo rientro dei migranti irregolari.

Questo è un punto chiave perchè la Ue esorta gli Stati a controllare efficacemente le frontiere esterne e “intensificare in modo significativo l’effettivo rientro dei migranti irregolari”. Anche se il documento non usa espressioni politicamente scorrette questo significa stop ai flussi, respingimenti ed espulsioni forzate su vasta scala ma lasciate alle decisioni dei singoli partner.

11 – Per quanto riguarda la situazione interna nella Ue, i movimenti secondari dei richiedenti asilo tra stati membri rischiano di compromettere l’integrità del sistema europeo comune di asilo e degli accordi di Schengen. Gli stati membri dovrebbero adottare tutte le misure legislative e amministrative interne necessarie per contrastare tali movimenti e cooperare strettamente tra loro a tal fine.

Benchè sia Conte che Merkel abbiano negato vi sia un accordo per riprendere in Italia i migranti illegali sbarcati nella Penisola e poi fuggiti in Germania l’impressione è che, specie con la presidenza Ue di Vienna, vengano rimandati in Italia molti clandestini da espellere.

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12 – Per quanto riguarda la riforma per un nuovo regime comune europeo in materia di asilo, sono stati compiuti molti progressi (…). Deve essere trovato un punto di consenso sul regolamento di Dublino per riformarlo sulla base di un equilibrio tra responsabilità e solidarietà, tenendo conto delle persone sbarcate dopo le operazioni di salvataggio.

Quest’ultimo punto è liquidabile con la constatazione che nessun partner europeo al di là di Italia e Grecia è interessato a riformare gli accordi di Dublino.

Il “successo” italiano quindi c’è ed è proporzionale alla liquefazione dell’Europa che non c’è. A quanto pare avremo più fondi e supporto dall’Europa per respingere in Libia i migranti in arrivo e per espellere gli oltre 600 mila clandestini sbarcati negli ultimi anni e oggi a spasso per l’Italia (solo 170mila sono oggi nel circuito dell’accoglienza). Ma toccherà al governo italiano farlo, senza illudersi che i “partner” ci diano una mano.

@GianandreaGaian

Foto: Marina Militare, Frontex, Eliseo, e Ansa

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane" e “Immigrazione, la grande farsa umanitaria”. Dall’agosto 2018 al settembre 2019 ha ricoperto l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza del ministro dell’Interno.

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