BRASILE 2014 TRA SICUREZZA PUBBLICA E PRIVATA
Eventi e manifestazioni globali costituiscono sempre più l’opportunità di metter in vetrina il Paese (specie se emergente) ospitante conferendogli un enorme tornaconto d’immagine ed economico. L’imperativo, dunque, è che tutto vada secondo i piani. Mondiali di calcio ed olimpiadi rientrano proprio in questa categoria ed il Brasile è il Paese che in questi giorni ne beneficerà. Da tempo si stanno quindi pianificando ed adottando una serie di misure di sicurezza affinché nulla vada ad “offuscare” il cielo sopra Rio!
I primi test e/o prove generali sono state la FIFA Confederations Cup 2013 (dal 15 al 30 giungo) e la Giornata Mondiale della Gioventù (dal 23 al 28 luglio 2013). L’evento calcistico ha costituito la cassa di risonanza delle tensioni sociali interne che hanno portato nelle piazze oltre ad un milione e mezzo di brasiliani contro l’aumento del costo dei trasporti pubblici, la gestione del Paese e l’inflazione, contro Governo e corruzione, contro le spese per il Mondiale a scapito di sanità ed istruzione, lo sfratto coatto e la privatizzazione degli stadi.
Nonostante le presunte minacce da parte di FIFA e delegazioni sportive di sospendere la Coppa e ritirare i propri atleti, la maggioranza delle proteste è stata pacifica o comunque “pacificata” con fermezza (spesso eccessiva!). Anche la visita di Papa Francesco non è risultata immune da proteste di associazioni atee, femministe ed omosessuali contro posizioni etico-morali della Chiesa ed i costi organizzativi eccessivi. Entrambi gli eventi possono dirsi conclusi positivamente: le contestazioni contro il Papa sono state molto contenute mentre la Coppa, per Jospeh Blatter, è stato ”Un successo, proteste a parte” e ”[il Brasile] sarà promosso ai Mondiali 2014”.
Il pensiero è andato subito all’applicazione delle “lessons learned” per correggere errori ed evitarne ripercussioni sul Campionato. Sono attese in Brasile 31 squadre di calcio, 600.000 turisti stranieri e 3.500.000 interni Ad assicurare la loro incolumità Forze Armate, Servizi Segreti, polizie varie ed anche operatori delle PSCs.
LE MINACCE
Come indicato dai media e dalla Polizia, il crimine in Brasile è in aumento: reati, violenze, omicidi, assalti, rapine, furti e rapimenti, ecc. Centro nevralgico di tali attività sono le favelas: affollatissime e numerosissime baraccopoli dove il controllo statale è sempre stato minimo, se non totalmente assente. Negli ultimi mesi, le autorità hanno inviato Esercito e Forze Speciali per “ripulirle” e presidiarle fin dopo la conclusione del Mondiale.
Le minacce incombenti su Brasile 2014 sono essenzialmente di 3 tipologie: tifo e manifestazioni violente, criminalità locale (comune ed organizzata) ed il terrorismo internazionale. Una sorta di tregua ed equilibrio di potere tra le tre principali gangs di Brasilia (e del Paese) – il “Comando Vermiglio”, il “Primo Comando della Capitale” (PCC) e gli “Amigos dos Amigos” – ha portato ad una recrudescenza della violenza nei confronti di civili e forze dell’ordine. Nel 2006 sono state lanciate due offensive paragonabili a veri e propri attacchi terroristici. Più recentemente, ben 100 agenti di polizia sono stati uccisi da membri del PCC. Le attività criminali a cui sono dedite queste bande, oltre ai soliti traffici di droga e armi, gioco d’azzardo e rapimenti, comprendono evasioni e rivolte nei centri di detenzione. Sono stati perciò innalzati i livelli di sicurezza e vigilanza dei penitenziari. In risposta ai recenti giri di vite da parte delle autorità, i leaders di queste bande hanno minacciato di colpire duramente durante i Mondiali di Calcio.
Nelle città principali esistono forti tensioni sociali – frutto di uno sviluppo economico repentino e di una fortissima sperequazione (tanti “poverissimi” e pochi “ricchissimi”) – che danno origine a manifestazioni di piazza. Infiltrazioni di facinorosi possono farle degenerare in incidenti e/o devastazioni.
Dal 1988 il tifo violento (interno) ha causato la morte di ben 253 tifosi; particolarmente minacciose anche le tifoserie di Gran Bretagna e Argentina. Per quanto riguarda il terrorismo internazionale, essendo il Brasile un Paese “non-allineato” non rappresenterebbe un bersaglio preferenziale. Tuttavia, i Mondiali costituiscono una ghiotta opportunità, considerando anche la prossimità della “Triplice Frontiera” tra Brasile, Argentina e Paraguay che i servizi segreti americani hanno più volte indicato come santuario per terroristi.
A fronteggiare tutto ciò, una polizia in carenza di fondi, staff ed equipaggiamento con conseguenti problemi di morale basso, corruzione e cattivo rapporto con la popolazione.
Il recente sciopero degli agenti di polizia di Bahia ha visto sprofondare la terza città del Brasile nella più completa anarchia: più di quaranta morti in due giorni. Si è reso necessario l’intervento dell’Esercito per ristabilire l’ordine. Nel 2012 le vittime erano state 130 in 12 giorni di sciopero. Recentemente, il ministro dello sport Aldo Rebelo ha ammesso che la Coppa del Mondo affronterà “seri” problemi di sicurezza; a confermare il clima di tensione, il recente “battibecco” mediatico con l’allenatore del team britannico Hodgons preoccupato per la morte di una persona (in scontri con la polizia) proprio fuori dall’albergo destinato ad ospitarli
IL SISTEMA DI SICUREZZA PUBBLICO
Le forze di pubblica sicurezza brasiliane sono suddivise essenzialmente in tre gruppi: statali (Polizia civile e militare), federali ( Polizia federale, stradale e ferroviaria) e altre forze di sicurezza (tra cui la Forza Nazionale di Pubblica Sicurezza e le varie polizie locali). Oltre a ad esse, a vigilare sui Mondiali vi saranno gli organi di intelligence dell’ABIN (Agência Brasileira de Inteligência), le Forze Armate (Aeronautica, Esercito e Marina), la “Difesa Civile” (costituita da Vigili del fuoco e unità di pronto soccorso) e le compagnie di sicurezza private (PSCs).
Tutti questi soggetti saranno coordinati dal SESGE, la Segreteria Straordinaria di Sicurezza per i Grandi Eventi. Una specifica agenzia, facente capo al Ministero della Giustizia, incaricata di pianificare e coordinare la sicurezza durante la Confederations Cup, la Coppa del Mondo e i Giochi Olimpici. Come accade già per il Carnevale, il Capodanno ed eventi di tale portata, i dirigenti delle varie agenzie di sicurezza vengono riuniti in una sala operativa in funzione 24 ore su 24, in modo da assicurare uno sforzo integrato e congiunto. A tal fine vi prenderanno parte anche ufficiali dei Paesi partecipanti al Mondiale.
Le autorità pubbliche saranno responsabili delle aree al di fuori degli stadi: strade, aeroporti e porti delle città ospitanti. municipalità circostanti, località turistiche e strutture di allenamento.
Per garantire un massiccio sistema di sicurezza il Brasile impiegherà 170.000 uomini – 150.000 tra militari e poliziotti e circa 20.000 guardie private – ed investirà 1.9 miliardi di Reais ( 798 milioni di dollari). E’ stato deciso di schierare 1 poliziotto ogni 50 persone che parteciperanno alle partite e 1 ogni 80 persone ai FIFA FAN FEST: area adibite alla trasmissione delle partite su maxi schermo. Ognuna delle delegazioni sarà scortata da ben 192 agenti di Polizia federale. Un dispositivo di sicurezza superiore del 22% a quello visto a Sudafrica 2010.
Dagli ultimi mesi, nelle favelas sono acquartierate Unità di Polizia Pacificatrici (UPPs); una sorta di forze di peacekeeping che, adottando tattiche “hearts and minds” (ma anche approcci più risoluti!), hanno tentato di riguadagnare l’appoggio della popolazione e contrastare le grandi organizzazioni criminali che vi operavano indisturbate. Ulteriori 2.000 poliziotti sono stati dispiegati in seguito a scontri in una favela nei pressi di Copacabana. L’Esercito brasiliano ha mobilitato 37.000 uomini lungo i 16.900 km di confine per contrastare infiltrazioni, traffici di droga, armi e quant’altro potrebbe giungere da ognuno dei 10 Paesi confinanti.
L’Aeronautica schiera 24 aerei di sorveglianza ed antiguerriglia Super Tucano, 10 caccia F5, tre aerei radar, 11 elicotteri, 29 aerei di supporto logistico e 9.000 uomini. Per la difesa dello spazio aereo saranno impiegati anche il sistema contraereo spalleggiabile AB RBS-70 NG Bolide della Saab Bofors Dynamics, recentemente acquistato, il sistema IGLA-S e il semovente contraerei Gepard 1A2. La Marina sarà presente con 4 fregate, 1 corvetta, 21 pattugliatori, 12 navi d’assalto anfibio, 183 lance e 13.000 uomini.
Intensa anche l’attività addestrativa basata su partnership estere pubbliche e private. Ben 10.000 agenti sono stati sottoposti ad una specifica formazione per la gestione della folla mentre uomini della Polizia federale sono stati addestrati ad operazioni di antiterrorismo marittimo e sicurezza portuale presso le strutture della Academi (sostituta della Blackwater) La Polizia canadese sta collaborando in veste di consulente, forte dell’esperienza di Vancouver 2010. Cooperazione esiste anche con società ed autorità israeliane come previsto da un accordo del 2010.
Inoltre sono in corso attività anche con organizzazioni sudafricane, non solo per via dei mondiali del 2010 ma anche per le numerose similarità economiche e di sviluppo tra i due Paesi: stessi crimini e stesse tensioni sociali.
Oltre al fattore umano, si farà un larghissimo impiego di tecnologia, intelligence e information sharing. Con la condivisione dei database dell’Interpol (solitamente esclusiva della Polizia federale) si potrà accedere ai dati di 188 polizie di altrettanti Paesi. Si è creato un database dei tifosi violenti brasiliani e stazioni di polizia appositamente dedicate al fenomeno hooligans. Saranno impiegati anche sistemi di riconoscimento facciale integrati in speciali occhiali in grado di catturare 400 immagini al secondo da inviare ad un “cervellone” che raccoglie circa 13 milioni di volti. Droni israeliani e robots a controllo remoto dovranno riconoscere esplosivi ed altre minacce. Anche dal punto di vista normativo si stanno prendendo provvedimenti per inasprire le pene per reati legati al terrorismo e per i clubs i cui tifosi saranno implicati in eventuali incidenti. Infine, stanno circolando volantini e consigli sulle zone da evitare e come “non” reagire in caso di pericolo.
LA SICUREZZA PRIVATA
Il ruolo della sicurezza privata ai Mondiali 2014 sarà alquanto variegato. La fetta più consistente, circa 2.000 società per lo più di piccole dimensioni, opererà sotto l’egida della FIFA. E’ stato scelto un sistema di sicurezza congiunto pubblico e privato, denominato “mãos limpas” (mani pulite) secondo il quale la responsabilità della sicurezza all’interno degli stadi, degli uffici FIFA, degli alberghi delle rappresentanze e dei campi di allenamento spetterà alla federazione calcistica attraverso operatori privati: stewards disarmati, ben visibili e dall’aspetto il più rassicurante (e meno minaccioso) possibile. In caso di pericolo, la polizia, in stand-by presso appositi locali interni agli stadi, rivelerà la propria presenza per ristabilire l’ordine.
Il numero di operatori privati impiegati non è certo, anche perché l’intero indotto della sicurezza privata va oltre gli ingaggi FIFA; molte le richieste di protezione da parte di facoltosi businessmen stranieri. Qualcuno parlava di 50.000, altri di 20-25.000 vigilanti. Resta il fatto che per rispettare l’ordinanza 3.258 del 14/01/2013 che prevede corsi base e di specializzazione per l’esercizio della professione di operatore privato di sicurezza ai grandi eventi, si sono registrati notevoli ritardi. Il numero subirà quindi ridimensionamenti. Cifra pressoché certa è quella di 900 -1.000 stewards per ogni partita
Secondo l’associazione di categoria FENAVIST, i partecipanti alla sicurezza dei grandi eventi devono seguire un corso di specializzazione di 50 ore, solo dopo aver frequentato un corso di abilitazione standard di 200 ore. Lo scopo del corso di specializzazione, molto simile a quelli adottati nei campionati europei, è l’apprendimento di tecniche per attuare misure preventive e punitive complementari a quelle delle forze di sicurezza.
Oltre a procedure per la gestione degli accessi, controllo della folla e relative simulazioni e sopralluoghi, sono previsti anche focus su questioni legali e diritti umani. Delle 50 ore, 45 saranno di lezione (individuali e collettive) mentre 5 di verifica delle capacità acquisite. E’ obbligatoria la partecipazione al 90% del corso ed il superamento di un esame finale. E’ previsto un apposito addestramento anche per gli istruttori dei corsi di sicurezza. Altre attività affidate agli operatori privati, commissionate da altri privati, sarebbero operazioni di intelligence quali il monitoraggio dei social networks e l’infiltrazione in manifestazioni e proteste per individuarne il carattere – pacifico o meno – e gli obiettivi (di solito filiali di banche e società, centri commerciali ecc.) . Esistono voci anche sul coinvolgimento di guardie private, agli ordini della polizia, nella riconquista delle favelas.
IL SETTORE DELLA SICUREZZA PRIVATA IN BRASILE
Suddiviso tra città coloniali fortemente amministrate e realtà prive di ogni forma istituzionale per gran parte della sua storia, il Brasile ha faticato (ed ancora fatica) a consolidare il concetto di potere statale. Lo stato è sempre dipeso da grossi proprietari terrieri che godevano di ampi poteri. Con la formazione della Guardia Nazionale nel 1831, istituita grazie a tali signorotti, gli stessi si trovarono a disporre anche di un potere militare e di polizia. Questa commistione tra interesse collettivo e privato, chiamata coronelismo, si è quindi ben radicata nella culturale brasiliana; il “pubblico” è sempre stato predefinito dai privati e dal loro potere.
Nel 1940 la guardia notturna della città di Santos venne istituita come un’associazione privata mentre la precisa autorizzazione all’impiego di guardie private arrivò nel 1951. Il vero inizio del business avvenne però tra il 1965 e il 1970 quando il Brasile venne colpito da una preoccupante ondata di assalti alle banche; più precisamente con i decreti legge n° 1.034 del 09 novembre 1969 e 1.103 del 03 marzo 1970. Nonostante l’imposizione dei primi requisiti per l’esercizio dell’attività, per una prima e vera regolamentazione si dovrà attendere fino al 1983. Altra tappa importante si ebbe nel 1995, quando la Polizia federale si assunse l’onere di controllare e supervisionare il settore.
Con la fine del regime dittatoriale nel 1985, visto come un coronelismo post-coloniale, il primo presidente progressista Lula, ha dovuto ricreare la fiducia popolare nello Stato e nelle forze di pubblica sicurezza, cercando anche di ridurre la dipendenza dei Brasiliani dalla segurança privada. Le Autodenfesas Comunitárias, milizie cittadine che si battono contro criminali e narcotrafficanti nelle favelas dimostrano come tale diffidenza sia ancora presente.
Attualmente, il settore della sicurezza privata in Brasile è ben consolidato ed in costante crescita a doppia cifra, spinto dal pluriennale boom economico e dagli incombenti eventi. L’incremento della criminalità, infatti, non è l’unica ragione di sviluppo; gli investimenti privati e la diffusione di benessere e ricchezza hanno contribuito ad accrescere il bisogno e la percezione di sicurezza. Importante anche il contributo giunto dalla variazione di uso e concezione degli spazi pubblici ed urbani, tutti da proteggere: centri commerciali e residenziali, cinema, discoteche, stadi, centri d’esposizione ecc.
Secondo André Zanetic, esperto della realtà carioca, nonostante la crescente domanda da parte dei nuovi “paperon de paperoni”, il principale fruitore di servizi rimane il settore pubblico con l’ingaggio di circa il 40% di guardie private. Seguono le banche con il 22% e le industrie col 14%.
Tali presupposti hanno modellato e fatto emergere le seguenti entità:
1. Società fornitrici di servizi di sorveglianza, pattugliamento e scorta-protezione.
2. Reparti e divisioni di sicurezza interna create nelle società, istituzioni e altre entità (la “in-house security”)
3. Imprese dedicate all’addestramento e formazione degli operatori.
Soggetti che rispondo alle esigenze di sei segmenti principali di sicurezza: 1. Sorveglianza, 2. Trasporto valori, 3. Scorte Armate, 4. Sicurezza Personale, 5. Sicurezza interna 6. Corsi di formazione. Nuovo il settore Grandi Eventi, strettamente connesso ai Trasporti di Massa (presidio di stazioni autobus e metropolitane), alla Sicurezza aeroportuale (metal detector e scanner raggi x) e l’ormai sempre più centrale Cyber Security.
Nonostante la discreta regolamentazione del settore, esistono alcune lacune inerenti il censimento di guardie e società. Il numero, infatti, è spesso discordante tra le rilevazioni della Polizia federale e l’associazione di categoria FENAVIST. La Polizia, per il 2005, parlava di 1,28 milioni di vigilanti ufficialmente registrati contro i circa 560.000 indicati dalla FENAVIST; cifra questa che parrebbe la più realistica in quanto contemplante gli operatori effettivamente in servizio. Si segnalava anche una percentuale di quote rosa pari al 5,6%. Il numero attuale di “poliziotti privati” ha ormai raggiunto quota 700.000, superando il numero degli agenti di Polizia Federale del Paese.
Dal 2002 al 2012, si è assistito ad una crescita di società del 64%; a settembre 2013 erano attive 3.170 società private di sicurezza, secondo FENAVIST. Numero che è salito a 3.285 a marzo 2014. Se consideriamo il settore nella sua interezza, includendo quindi anche produttori, distributori ed installatori di sistemi di sicurezza, monitoraggio e sorveglianza (telecamere a circuito chiuso, sistemi d’allarme, body scanners) il numero sale a quasi 8.000.
Ancora secondo FENAVIST, il giro d’affari nel 2012 era di 36 miliardi di Reais, segnando un aumento del 500% in un decennio; una forte crescita per quello che la G4S ritiene il quarto mercato mondiale della sicurezza con una crescita annua stimata di circa il 10,5%; almeno fino alla fine dei grandi eventi in programma.
Questi sono i dati ufficiali, il sommerso risulterebbe ancora più sostanzioso con innumerevoli entità, per lo più guardie del corpo senza licenza. Altre irregolarità riguardano la tipologia di armamento in dotazione (proveniente dal mercato nero), l’utilizzo di materiale elettronico non autorizzato oppure il “doppio lavoro” di agenti di pubblica sicurezza, espressamente vietato dalla legge.
In seguito al Parere n° 170/2012/CEP/CONJUR-MG/CGU/AGE del 15/06/2012, l’Avvocatura Generale dello Stato ha avviato una nuova fase evolutiva e di sviluppo per il business della sicurezza privata. Con tale provvedimento viene aperto alle compagnie straniere il mercato brasiliano, finora considerato settore “off-limits” e d’interesse strategico.
Dal divieto riportato nella legge n° 7.102 del 20/06/1983 esulavano la Prosegur (spagnola) e la Brinks (americana) che in virtù della loro presenza prima dell’entrata in vigore, hanno tranquillamente operato in tutti questi anni. La multinazionale spagnola, una delle società maggiormente coinvolte nel Mondiale, già da tempo garantisce la sicurezza in stadi spagnoli e portoghesi. Altra società straniera è il colosso britannico G4S che ha recentemente acquistato la Vanguarda Segurança e Vigilância Ltda e la sua controllata Empresa Nacional de Segurança Ltda. Tra le aderenti al protocollo ICoC che hanno uffici o filiali in Brasile troviamo le statunitensi Energy & Maritime Security Services, LLC , la IFS2I Security Consulting LLC e la Overseas Security & Strategic Information, Inc.
La concentrazione delle imprese di sicurezza è ovviamente maggiore nella parte orientale e litoranea del Paese, in quanto più ricca e densamente popolata; il segmento dello stato di San Paolo appare come quello più significativo e rappresentativo dell’intero comparto. Esso risulta caratterizzato dalla presenza di grandi società – con più di 1.000 vigilanti – costituenti l’8% del totale ma impieganti circa il 70% degli operatori.
Quelle più piccole invece, con meno di 300 (o di 51) operatori, impossibilitate a competere apertamente con le organizzazioni più grandi, puntano su “mano d’opera specializzata” accaparrandosi personale altamente qualificato, fuoriuscito da Polizia e FF.AA.
Il gruppo Protege risulta esser uno dei più importanti del panorama carioca. Costituito da 7 controllate, vanta una quarantennale esperienza in più settori della sicurezza che spaziano dal trasporto valori alla sicurezza aeroportuale, passando per la sicurezza elettronica. Dotato di certificazioni ISO 9001 e organizzatore di iniziative filantropiche, è partito da pochi elementi fino a contare oggi ben 20.000 dipendenti. Dimensioni più ridotte se paragonate ai colossi anglosassoni e, a detta dei dirigenti, particolarmente agili da poter servire una tipologia consistente di clientela che è spesso trascurata e riluttante nell’affidarsi ai competitors esteri.
Numerose anche le associazioni di categoria come la FENAVIST, la SESVEP e la ABSEG così come le fiere e congressi del settore quali la EXPOSEC e COBRASE: sintomatologia di un fenomeno concreto e ben radicato .
CRITICHE E PERPLESSITA’
L’impiego di PMC e PSC è sempre stato fonte di controversie, dubbi e perplessità; figuriamoci il loro accostamento con sport e grandi eventi. Diciamo poi che i recenti “esperimenti” non hanno portato a brillanti risultati, anzi! Il coinvolgimento nelle grandi manifestazioni non è di certo una novità. La Blackwater e la ISDS avevano addestrato le forze di sicurezza greche per Atene 2004. A Sochi 2014 la Global Rescue è stata incaricata di assistere le squadre di scii e snowboard statunitensi con 5 aerei in stand-by per emergenze mediche e di sicurezza in un’area sensibilmente interessata dal terrorismo.
Tuttavia, il “nervo” di Londra 2012 è ancora scoperto suscitando i dovuti timori e preoccupazioni. La società G4S, la più grande società di sicurezza privata a livello mondiale, non è riuscita a rispondere tempestivamente alla continuamente crescente richiesta di personale. Dal numero iniziale concordato di 2.000 uomini, infatti, si è saliti a 10.000 e poi a ben 23.500. Potendo contare solo su circa 4.000 elementi pronti, la G4S si è trovata così, a poche settimane dal via, a non poter ottemperare a quanto richiesto, obbligando l’Esercito a coprire il gap.
Stesso problema sta affliggendo i mondiali brasiliani; si sostiene infatti che sia stato addestrato solamente il 20% delle guardie private richieste. Le autorità, nonostante le rassicurazioni sul tempo sufficiente per la formazione, ha già messo in conto di dover impiegare polizia ed esercito.
L’organico privato richiesto avrebbe dovuto esser addestrato entro il 21 maggio quando la FIFA ha preso il controllo degli Stadi. I circa 200 istituti di formazione presenti in Brasile avrebbero dovuto addestrare ben 20.000 stewards dal 15 aprile, quando solo 5.084 (dei 25.000 richiesti) erano in possesso della formazione e documentazione necessaria.
Perplessità sulla delega della sicurezza derivano anche da alcuni incidenti allo stadio in cui guardie private poco addestrate e in numero insufficiente (solo 80 stewards rispetto ai 900 previsti per ogni match della Confederations Cup) non sono riuscite ad evitare scontri tra tifoserie. Infine, anche scandali e crimini commessi da alcune società private hanno il loro peso nelle considerazioni generali. E’ il caso della Gaspem, chiusa dalla polizia per aver ucciso due leaders guaranì. La società era stata ingaggiata dai latifondisti per cacciare gli indigeni dalle loro terre ed adibirle a piantagioni ed allevamenti.
ASPETTI LEGALI
Come evidenziato da Bordin e Dolganova in “The Regulatory Context of Private Military and Security Services in Brazil”, per quanto riguarda le PSC, nella giurisprudenza brasiliana esiste una robusta raccolta di prescrizioni, decisamente adeguata agli standard internazionali.
La legge di riferimento è la 7.102 del 20 giugno 1983, oggetto di vari emendamenti ed aggiornamenti nel corso degli anni. Nella “sicurezza privata” si contemplano le seguenti attività: 1. Sicurezza di proprietà di istituzioni finanziarie e altre strutture pubbliche e private. 2. Sicurezza di individui. 3. Sicurezza trasporto valute, titoli ed altre tipologie di carico. Servizi, questi, che possono esser forniti anche a singoli individui, ONG, organizzazioni e società pubbliche e private.
Nella legge viene anche istituzionalizzata e definita la figura del vigilante, vale a dire, dipendente incaricato dalla società a svolgere attività di sicurezza ed in possesso dei seguenti requisiti:1. nazionalità brasiliana 2. età minima di 21 anni 3. aver completato almeno il 4° anno di scuola elementare 4. Aver seguito e superato il relativo corso di addestramento e formazione. 5. Aver superato gli specifici test fisico e psicoattitudinali. 6. Aver assolto gli obblighi elettorali e di leva. Viene prescritto l’utilizzo di una specifica arma, una specifica uniforme, l’obbligo di un’assicurazione sulla vita ed assistenza in caso di problemi durante l’espletamento delle sue funzioni.
Altra legge di riferimento è la 10.826 che regola la detenzione, la tipologia e l’impiego di armi da fuoco. Le stesse devono esser di proprietà e di responsabilità delle varie società. Devono esser utilizzate e portate solo in servizio da personale con fedina penale pulita ed in possesso di precisi requisiti psicologici. Le società sono responsabili penalmente e civilmente per ciò che viene commesso dai propri dipendenti nell’esercizio della loro professione.
Per quanto riguarda le PMC, invece, non esistono leggi o regolamenti specifici. Seppur non espressamente vietate, il Brasile, almeno di recente non si è avvalso di entità o servizi del genere. Il Paese non ha ratificato la Convenzione Internazionale contro il reclutamento, l’utilizzazione, il finanziamento e addestramento di mercenari del 1989, tantomeno il Documento di Montreaux; non penalizza nemmeno tale reato nei suoi codici penali e militari. Tuttavia, la richiesta di una precisa regolamentazione si sta facendo sempre più impellente viste le continue voci (presunte o confermate) di cittadini brasiliani che hanno partecipato a vari conflitti. Dal coinvolgimento in Angola a diversi teatri sudamericani, fino alla più recente guerra contro le FARC. In Colombia, aviatori della riserva brasiliana sarebbero stati impegnati come piloti cargo al soldo della CIA. Più vicino a noi, nel 2007, un’inchiesta del giornale Carta Capital aveva individuato una società gestita da italiani che con un generale dell’Esercito brasiliano addestrava giovani da inviare in Iraq come contractors. Personale che, secondo gli avvocati della difesa doveva esser impiegato per la sicurezza ai giochi Panamericani di Rio.
In conclusione l’evento calcistico più sorvegliato di sempre ha tutti i presupposti per rivelarsi un successo dal punto di vista della sicurezza. Queste le insistenti rassicurazioni dei vertici organizzativi e governativi brasiliani: il presidente Dilma Roussef, il ministro dello sport Rebelo, il presidente dell’ente brasiliano del turismo Vicente Neto ecc. Secondo tali autorità infatti, l’allarmismo eccessivo, altro non sarebbe che una strategia di concorrenza commerciale: una “guerriglia comunicativa” da parte di detrattori stranieri.
Nonostante le rassicurazioni e l’ingente apparato di sicurezza mobilitato, la tensione resta altissima sia a livello di crimine che di tensioni sociali, sfociate proprio in questi giorni in quella che tutti considerano “l’avanguardia” delle manifestazioni che accompagneranno l’intero Mondiale.
Brasile 2014, oltre che testare il Paese e i suoi vertici, costituirà il banco di prova (e di riscatto) per le società private di sicurezza dopo il flop di Londra. Il loro coinvolgimento nel mondo dello Sport sembra esser, insieme all’ingaggio da parte delle ONG, il loro ultimo stadio evolutivo. Un Mondiale “indolore” rappresenta sicuramente la chiave d’accesso per i lucrosi grandi eventi in scaletta. Il caso brasiliano pare particolarmente avvezzo a questa commistione di ruoli di vigilanza, potendo decisamente costituire un “case study” che esperti ed operatori del settore monitoreranno con cura e sotto tutti gli aspetti. In questi giorni, come sempre accade, crescono le polemiche su violenze ed insabbiamenti per garantire e presentare un’immagine impeccabile del Paese e della Coppa del Mondo. In attesa che si fischi il calcio d’inizio, a ritmi forsennati, tutto procede all’insegna de “l’importante non è essere ma apparire”: non sono concessi errori!
Foto: WN, AFP, polòicia Federal, G4S, Vanguardia, Forca Aerea Brisileira.
Pietro OrizioVedi tutti gli articoli
Nato nel 1983 a Brescia, ha conseguito la laurea specialistica con lode in Management Internazionale presso l'Università Cattolica effettuando un tirocinio alla Rappresentanza Italiana presso le Nazioni Unite in materia di terrorismo, crimine organizzato e traffico di droga. Giornalista, ha frequentato il Corso di Analista in Relazioni Internazionali presso ASERI e si occupa di tematiche storico-militari seguendo in modo particolare la realtà delle Private Military Companies.