Collomb lascia chiedendo la “riconquista” delle banlieue islamiche
“Quello che è accaduto nelle ultime 48 ore non ha niente a che vedere con una crisi politica”, è stata la replica piccata di Emmanuel Macron, dopo essere stato costretto ad accettare le dimissioni del ministro dell’Interno, Gerard Collomb. Dalle parole del presidente di Francia, traspare tutto l’imbarazzo dell’Eliseo e di una presidenza che sembrava onnipotente, specie agli occhi delle élite europee, e che nell’arco di poche settimane si ritrova a brandelli.
Gerard Collomb, il socialista saggio, sindaco di Lione per 17 anni, tutore e guida dell’avventura di Macron fin dai primi vagiti, se n’è andato. Ha sbattuto la porta, ma non per altre velleità da carriera. Collomb ha lasciato la guida del suo ministero perché non riesce a lavorare come vorrebbe, perché non sente dalla sua il governo nella gestione di una situazione drammatica circa l’immigrazione e le no go zones. Il discorso d’addio (guarda il video) dell’ormai ex ministro dell’Interno ha squarciato definitivamente il velo d’ipocrisia sulla faccenda
Macron ha perso la cera di una volta, ed è stato mortificato a più riprese da un Collomb che ha apertamente dichiarato che “la questione sociale” non rientra, a riprova dei fatti, tra gli interessi del presidente.
L’ex ministro, che aveva spinto molto una politica di immigrazione giudicata controversa, perché intransigente, era da tempo che consegnava moniti importanti al governo e al presidente circa l’urgenza di fare di più per la sicurezza di intere aree del Paese abbandonate, a islamici, spacciatori e criminali.
Ma inascoltato, s’è visto coinvolto anche nella vicenda Benalla, il cui epilogo non è ancora arrivato: la cosa ha giocato un ruolo importante nella decisione di abbandonare la barca impazzita di un governo inetto, vedendosi anche al centro di una immeritata umiliazione. La situazione delle enormi aree degradate ed abbandonate alla “giurisdizione” islamica gli è scoppiata tra le mani.
«Signor Primo Ministro, ho un messaggio da trasmettere – sono andato in tutti questi quartieri [a predominio islamico, ndr], dai quelli settentrionali di Marsiglia, da Mirail a Tolosa, fino Corbeil, Aulnay, Sevran (la cintura parigina) – la situazione è eccessivamente degradata e l’espressione “riconquista repubblicana” è particolarmente esemplificativa, perché oggi, in queste aree, è la legge del più forte che si è imposta: quella dei narcotrafficanti e degli islamici che ha preso il posto di quella della Repubblica.
Dobbiamo ancora dare sicurezza a questi quartieri, ma credo che sia essenziale cambiarli radicalmente. Sono dei ghetti». E’ il ministro dimissionario che parla e che punta il dito contro il diritto d’asilo e l’immigrazione che “vanno fermati”, “la situazione è già ingestibile”.
Collomb ha squarciato il silenzio ipocrita francese e ha parlato di “riconquista repubblicana”. Un’accusa gravissima. Ha ammesso che il Paese di Macron è stato colonizzato dall’islam, almeno in parte, e che urge riconquistarlo.
La legge francese è ormai stato soppiantata dalla Shariah, in un processo lungo trent’anni. Razzismo contro gli occidentali, antisemitismo, sessismo – quello vero, quello contro le donne giudicate esseri inferiori senza dignità – sono diventati la norma in lungo e in largo la Francia.
“Perché le autorità si sono arrese?”, si domanda l’ex ministro, ma si dà anche una risposta. Perché il contesto ideologico ha prevalso per troppo tempo. Soprattutto nella scuola, quella postmoderna, che ha fatto sì che la cultura delle “scuse” ai nuovi arrivati diventasse una proceduta ufficiosa. La scuola francese è almeno dagli anni ’80 che s’è fatta maestra di comprensione verso l’islam. Pensando, in questo modo, di comprare la pace sociale, s’è fatta complice della catastrofe attuale, da un lato non difendendo i principi della propria civiltà, dall’altro accettando vicende come, per esempio, quella di Creil.
Dove nel 1989 le associazioni islamiche si misero a pagare le famiglie islamiche in Francia perché le loro figlie indossassero il velo in classe, allo scopo di tracciare una linea di demarcazione tra due culture che non possono interagire. L’idea della “lavagna pulita”, hanno pensato, era la condizione necessaria per la convivenza. Ma l’islam di Francia ha solo riempito gli spazi lasciati vuoti di proposito.
E’ così che il suprematismo islamico ha iniziato con la colonizzazione anzitutto della scuola, lo dice Collomb, lo ammette la stampa francese, lo racconta la realtà. La “società inclusiva” ha finito con l’espellere la civiltà occidentale dalla Francia. E la cosa è stata particolarmente eclatante per i diritti delle donne.
I commentatori francesi non si sono lasciati sfuggire l’occasione di raccontare il loro Paese a partire dall’immagine dei “territori perduti”, dicendo tutto sull’affanno di un governo che ha perso il controllo di casa propria. Si parla per la prima volta di “riconquista”. C’è veleno in circolo in una Francia che può morire, e neanche noi possiamo sottovalutare un contesto che ci riguarda da vicinissimo.
Foto Reuters, AFP e Tim Douet
Lorenza FormicolaVedi tutti gli articoli
Giornalista nata a Napoli nel 1992, si occupa di politica estera, in particolare britannica, americana e francese ma è soprattutto analista del mondo arabo-islamico. Scrive per Formiche, La Nuova Bussola Quotidiana, il Giornale e One Peter Five.