Il Reggimento Lagunari “Serenissima”
Come noto il principale contributo operativo dell’Esercito alla Capacita Nazionale di Proiezione dal Mare – CNPM (vedi Analisi Difesa luglio 2018) è rappresentato dal Reggimento Lagunari “Serenissima”.
Erede delle tradizioni marinare della fanteria di marina della Repubblica di Venezia, il reparto è equipaggiato, strutturato ed addestrato per poter assolvere, oltre ai compiti classici della fanteria leggera nell’ambito di complessi pluriarma, anche le funzioni di unità specializzata nella conduzione di operazioni anfibie. Queste ultime possono essere organizzate sia in ambito interforze, appunto nel quadro della CNPM per l’attivazione di una landing force, che single service, nel contesto delle Azioni Anfibie Autonome, quali le operazioni riverine, la difesa di un tratto di costa o le azioni shore to shore.
Il reggimento è inoltre Ente scolastico della Forza Armata per tutta una serie di corsi ed addestramenti specifici della specialità, condotti a favore del proprio personale, dei reparti dell’esercito inseriti nella CNPM e di altri reparti italiani ed esteri.
La sua struttura organica comprende un Comando, con i tradizionali Uffici Personale, OAI – Operazioni Addestramento Informazioni, Logistico ed Amministrativo, la Compagnia Comando e Supporto Logistico (con i plotoni comando, sanità, commissariato e Tramat), la Compagnia Corsi, la Compagnia Supporti Tattici Anfibi ed il I Battaglione Lagunari. Quest’ultimo allinea a sua volta il Comando, tre Compagnie Anfibie (1° Marghera, 2° Piave e 3° Isonzo) e la Compagnia Supporto alla Manovra.
La composizione dei reparti ricalca gli organici del “Progetto Fanteria Futura” e tutti i moderni materiali previsti risultano armai disponibili ed in distribuzione, come i fucili per tiratori esperti ARX-200, i sistemi controcarro Spike a media e lunga gittata, che hanno rimpiazzato Milan e Tow, o i recentissimi mortai medi Expal 81-MX2-KM da 81 mm.
Le compagnie anfibie (fucilieri) comprendono pertanto il nucleo comando, la squadra supporto logistico, tre plotoni fucilieri ed il plotone supporto alla manovra. I plotoni fucilieri includono tre squadre fucilieri ed una di supporto alla manovra. Quelli fucilieri contano otto elementi suddivisi in due gruppi (fire team) di quattro, cui si possono aggiungere due conduttori.
In ogni fire-team un lagunare è armato di mitragliatrice leggera Minimi, presente sia in calibro 5,56 che 7,62 mm, mentre un secondo dispone di un lanciagranate a colpo singolo GLX160 da 40 mm applicato sotto la canna del fucile ARX160. In ogni squadra è incluso un tiratore esperto dotato di fucile ARX200 in calibro 7,62 mm munito di mirino ICS 6×40 di Steiner/BDT, un apparato che comprende telemetro laser e calcolatore balistico per determinare il punto di mira corretto in relazione alla distanza del bersaglio.
Gli ARX160 sono equipaggiati con ottica Specter 1-4x o Aimpoint CompM2 e puntatore/illuminatore laser AN/PEQ-15. Applicate alle armi sono molto diffuse le impugnature anteriori, sia verticali che del nuovo modello orizzontale.
Gli occhiali IL per la visione notturna sono capillarmente diffusi in versione binoculare, sia del modello AN/PVS-15 che del più recente TM-NVG adottato nell’ambito del programma SIC, Sistema Individuale del Combattimento.
La squadra supporto alla manovra del plotone fucilieri annovera, oltre al comandante di plotone, il suo vice, il radiofonista/specializzato C4 e due conduttori, anche un gruppo di fuoco in grado di mettere in opera, secondo le necessita specifiche della missione, una mitragliatrice bivalente, un lanciarazzi Panzerfaust 3 e/o un mortaio leggero da 60 mm.
Il plotone supporto alla manovra delle compagnie anfibie comprende invece un nucleo comando, il nucleo SAOV/T per la sorveglianza ed acquisizione obiettivi, tre squadre mortai ciascuna con un’arma da 81 mm, la squadra tiro e due squadre controcarro con altrettanti lanciatori Spike a media gittata.
La compagnia supporto alla manovra del battaglione, caratterizzata da una forza organica molto più ridotta delle compagnie fucilieri, è strutturata su plotone mortai pesanti con 4 squadre con armi da 120 mm TDA MO 120 RT ad anima rigata, plotone controcarro con 4 sistemi Spike a lunga gittata e squadra tiratori scelti su comandante e tre nuclei, a loro volta composti di norma da un tiratore scelto, un osservatore/tiratore esperto ed un conduttore.
Radiati senza rimpianti gli ultimi VCC2 della famiglia M113, la mobilità delle compagnie del I battaglione in configurazione terrestre è affidata ora essenzialmente ai VTLM Lince 4×4, alcuni dei quali dotati di torretta remotizzata Hitrole Light, un sistema in grado di operare in tre configurazioni di armamento differenti, equipaggiate alternativamente di mitragliatrice leggera MG-42/59, della pesante Browning da 12,7 mm o del lanciagranate automatico Mk19 da 40 mm.
La Compagnia STA – Supporto Tattico Anfibio caratterizza la specialità e le consente la piena mobilità in configurazione anfibia. Annovera il Plotone Recon, reparto ad altissima specializzazione che esamineremo più avanti, il Plotone Mezzi Anfibi dotato di 15 cingolati AAV-7 in versione trasporto truppa, uno posto comando ed uno recupero, ed il Plotone Natanti, che raggruppa barchini d’assalto a chiglia rigida con motore fuori bordo da 110 CV, battelli pneumatici Zodiac FC470, un’imbarcazione R.A.B. (Rigid Alluminium Boat), motobarche, vedette e mezzi da sbarco.
La Compagnia Corsi riveste infine un ruolo essenziale nella vita del reggimento, gestendo la formazione del personale di recente assegnazione fino all’acquisizione della qualificazione anfibia. Fornisce inoltre i propri istruttori per numerose attività addestrative, alla torre di ardimento o nelle moderne istallazioni di simulazione del combattimento, e provvede direttamente alla gestione ed alla manutenzione di numerosi barchini e gommoni impiegati per le proprie attività didattiche.
La compagnia forma direttamente i propri quadri, ad esempio mettendo in opera il corso IMTCA di Istruttore Militare di Tecniche e Combattimento Anfibio.
Della durata di 4 settimane, questo iter abilita elementi esperti e di comprovate capacità all’insegnamento delle tecniche e procedure per operare in ambiente anfibio e fornisce la qualifica di istruttore all’inserzione ed estrazione del personale da velivolo ad ala rotante con tecniche di discesa rapida, un vero e proprio “rope master”.
Il corso di qualificazione anfibia
Il Reggimento Lagunari opera a livello tattico sia come unità di fanteria convenzionale che in veste anfibia, nell’ambito della CNPM o autonomamente, in modo unitario o frazionato per aliquote di compagnia, plotone o squadra, dando vita a moduli strutturati sulla base delle specifiche esigenze della missione secondo il principio della task organization.
La spiccata polivalenza del reparto e la sua predisposizione ad operare anche in configurazione anfibia richiedono elevata flessibilità operativa e versatilità di impiego, la capacità di agire per piccoli nuclei con spiccata autonomia decisionale e l’abilitazione a condurre azioni particolari.
Grande attenzione deve pertanto essere riposta nella selezione e nella formazione ed addestramento del personale di ogni grado assegnato al reggimento, che deve superare uno specifico corso di qualificazione.
L’addestramento di specializzazione viene pertanto condotto direttamente al reparto con la frequenza, per tutti i futuri lagunari indipendentemente dal grado ricoperto e dalle funzioni assegnate, del corso di qualificazione anfibia Alpha, che mira ad unire la preparazione tipica della fanteria leggera all’abilitazione alle tecniche e procedure specifiche delle operazioni anfibie.
Si tratta di un iter selettivo il cui superamento, in media ottenuto solo dal 50% circa dei partecipanti, costituisce la condizione di base per l’accesso alla specialità.
Per quanto riguarda il personale di truppa il Serenissima, in precedenza alimentato con VFP4, da qualche tempo riceve invece VFP1, Volontari in Ferma Prefissata di 1 anno, che vengono contattati da team di reclutatori del reggimento direttamente ai RAV.
In questa sede i potenziali aspiranti vengono sottoposti ad una prima selezione per accertare il possesso dei requisiti fisici minimi richiesti, con il superamento delle seguenti prove fisiche di ingresso alla specialità:
– corsa piana di 1500 metri nel tempo massimo di 8 minuti
– 15 piegamenti sulle braccia, 6 alle parallele, 30 addominali e 3 trazioni alla sbarra nel tempo di un minuto per ciascun esercizio
– Salita alla fune di 4 metri e successiva discesa controllata, con arresto a comando di 30 secondi
– Salto in alto di almeno 1,2 metri
– 50 metri di nuoto continuativo e 30 secondi di galleggiamento da fermo con entrambe le mani fuori dall’acqua.
Sino ad alcuni anni fa la grande maggioranza delle reclute proveniva dalle regioni meridionali ma negli ultimi tempi, complice probabilmente la crisi economica e la diffusa disoccupazione giovanile, è aumentato costantemente anche il numero di chi è originario del settentrione d’Italia ed ora la composizione regionale del reparto appare abbastanza equilibrata. Non siamo certo ai livelli del reclutamento regionale dei tempi della leva, ma ora non è raro sentire echeggiare la cadenza veneta nelle caserme dei lagunari.
Al termine della loro formazione di base presso i RAV i volontari che hanno superato le prove di selezione vengono inviati al Reggimento per la fase di specializzazione e la frequenza del Corso di Qualificazione anfibia.
A tale proposito va segnalato che fino alla metà del 2018 i volontari giungevano al reparto dopo 10 settimane di addestramento di base ai RAV ed ulteriori 8 settimane di Modulo K, un corso destinato ad approfondire la formazione tecnico-tattica del combattente che culminava con gli assalti a fuoco di squadra.
Questo iter è ora cambiato ed i VFP1 trascorrono ai RAV 11 settimane, suddivise tra modulo base di 7 e modulo avanzato di 4, per poi essere inviati direttamente ai reparti senza la frequenza del modulo K. Fa accezione solo il personale assegnato alle specialità Paracadutisti ed Alpini.
Gli aspiranti Lagunari giungono pertanto al Serenissima con soli tre mesi di vita militare alle spalle e con una formazione basica piuttosto limitata, che dovrà essere completata ed incrementata successivamente al reparto.
Qui i giovani soldati sono sottoposti nell’arco di due settimane ad un programma di educazione fisica inteso a migliorare e rifinire la loro condizione fisica generale e completano le selezioni, ripetendo i test fisici già superati, con l’aggiunta di una prova di assenza di vertigini e discesa in fast-rope di 6 metri da struttura fissa.
Successivamente l’iter prosegue con il cosiddetto 1° Modulo di tre settimane finalizzato alla preparazione fisica e caratteriale del personale per il successivo 2° modulo. Sono pertanto introdotte ed affrontate in modo graduale e progressivo alcune tematiche operative che saranno oggetto della qualificazione. Nonostante non sia considerato selettivo, il 1° Modulo produce già un discreto numero di abbandoni fra aspiranti che, non sufficientemente motivati, lasciano la specialità per proseguire altrove la propria ferma annuale.
Il personale selezionato accede invece al 2° Modulo della durata di cinque settimane, svolto presso le tre sedi del reggimento da parte di istruttori della Compagnia Corsi e che costituisce il Corso di Qualificazione Anfibia “Alpha” dell’Esercito.
Gli obiettivi dell’iter includono il completamento della formazione individuale del combattente, il perfezionamento delle sue capacità psico-fisiche, l’approfondimento delle tecniche e procedure di combattimento nel contesto delle operazioni anfibie, l’impiego dei mezzi specialistici in dotazione.
Viene acquisita l’abilitazione alle tecniche di superamento ostacoli e di cooperazione, trasporto, sbarco e discesa dagli elicotteri, sono forniti elementi di dottrina delle operazioni anfibie e delle norme di navigazione. Vengono infine impartite istruzioni sulle tecniche e procedure di pronto soccorso, delle trasmissioni e di sopravvivenza in ambiente ostile per elementi isolati ai fini del successivo recupero (Personnel Recovery).
Per raggiungere tali finalità il corso è stato recentemente ristrutturato in cinque moduli successivi, costituiti sia da lezioni teoriche che da attività addestrative pratiche condotte sul terreno, e da un’esercitazione continuativa finale. Al termine di ciascun modulo è previsto un test o una prova pratica valutativa, con l’assegnazione di un punteggio espresso in ventesimi.
Il conseguimento della qualifica richiede il raggiungimento di almeno 12/20 in ciascun modulo, oltre al superamento di alcune prove di sbarramento, come la corretta discesa dalla torre di ardimento, il cui fallimento determina anche quello dell’intero iter.
Il corso comprende quindi:
– Modulo Anfibio. Include una intensa attività fisica con una serie di marce veloci in assetto da combattimento con zainetto tattico da 10 Kg ed arma su distanze di 4, 6, 8 e 10 km, condotte ad una media di 7 km/h determinata degli istruttori, che alternano due minuti di marcia veloce e due minuti di corsa. A queste fanno seguito una marcia zavorrata in assetto pesante di 20 km con zaino di 20 kg e verifiche di topografia e tecniche di orientamento. Si procede quindi con gli aspetti più prettamente anfibi, ossia esercizi di acquaticità, di galleggiamento, sopravvivenza in acqua e nuoto operativo. Seguono prove di guado ed attraversamento di un corso d’acqua, eseguito a coppie, con idonea preparazione dell’attrezzatura e stagnazione dello zaino. Si apprende poi a pagaiare sul battello pneumatico ed a raddrizzarlo in caso di ribaltamento, una prova valutativa di sbarramento. Successivi esercizi di presa di terra su costa bassa e su costa alta concludono questa fase.
– Modulo Fries e Rappelling. Alcune giornate sono destinate ad una formazione di ardimento da struttura fissa, una installazione che consente di addestrare il personale alle operazioni di superamento ostacoli verticali e discesa dagli elicotteri. Gli allievi iniziano scivolando con la tecnica del fast-rope o canapone senza equipaggiamento, da altezze in progressione di 3, 6 e 12 metri. La discesa deve risultare controllata, con la possibilità di arrestarsi a comando per alcuni secondi. Successivamente il personale che ha dimostrato una sufficiente dimestichezza con questa tecnica riprende la trafila dalle varie altezze con equipaggiamento completo, zaino e fucile. Si tratta di una prova di sbarramento e chi non dimostra piena confidenza e sicurezza deve lasciare il corso. In questa fase è compresa la conoscenza dei nodi più comuni da effettuare con le cime per fissare l’equipaggiamento, permettere il superamento di ostacoli ed interruzioni e per effettuare una imbragatura speditiva per calarsi da una parete o da elicottero. Si procede quindi con esercizi di discesa in corda doppia dalla torre di ardimento con una posizione “a bandiera”, sul fianco e non di spalle, una tecnica idonea all’uscita dalla carlinga dei vettori ad ala rotante.
– Modulo Trasmissioni, con lezioni teoriche e prove pratiche sull’impiego degli apparati radio in dotazione e le corrette procedure di comunicazione.
– Modulo sanità per l’apprendimento delle procedure BLS, Basic Life Support. Sono lezioni teoriche seguite da una fase pratica sulle tecniche di primo soccorso e stabilizzazione di un ferito in un contesto tattico.
– Modulo Personnel Recovery, che fornisce le nozioni di base per fronteggiare le diverse possibili situazioni operative di isolamento. Dopo una prima fase teorica viene svolta un’esercitazione pratica relativa alle tecniche, tattiche e procedure previste in ambito SERE di livello “B”, in cui gli elementi di sopravvivenza e resistenza trattati sono finalizzati al successivo recupero del personale isolato secondo le modalità di personnel recovery.
– Esercitazione continuativa anfibia. Al termine del corso gli allievi sono sottoposti ad una valutazione complessiva finale costituita da un’attività continuativa di due giorni imperniata sulla realizzazione di un colpo di mano anfibio. I partecipanti costituiscono l’elemento d’assalto, quello d’appoggio e la squadra di sicurezza per la conquista di un determinato obiettivo, prima del ripiegamento finale.
La percentuale di successo del corso varia di volta in volta, ma si aggira in media attorno al 50% dei partecipanti. Gli elementi ritenuti non idonei al termine o durante le varie prove previste dall’iter vengono messi a disposizione dello Stato Maggiore Esercito per il loro successivo trasferimento ad altro reparto.
La formazione successiva
Il personale che termina felicemente il corso riceve l’attestato di qualificazione anfibia, caratterizzato anche esteriormente da un apposito nastrino da apporre sull’uniforme, ed acquisisce il diritto di indossare il basco verde e gli alamari con il leone di San Marco che identificano la specialità.
I volontari neo-qualificati vengono quindi assegnati alle compagnie operative per il completamento della loro formazione sulla base dei diversi incarichi che andranno a ricoprire.
Per i fucilieri, ad esempio, era sinora previsto un modulo di 6 settimane imperniato sulle attività e le procedure della squadra e del plotone. Tale fase potrebbe subire variazioni a causa del minore livello di operatività raggiunto dal personale al momento dell’assegnazione reparto, non essendo più previsto lo svolgimento del modulo K.
Gli argomenti non più trattati ai RAV o alla Scuola di Fanteria, ed in particolare le procedure tecnico-tattiche della squadra fucilieri in attacco, dovranno infatti essere adeguatamente approfonditi in ambito reggimentale.
A tale riguardo risulterebbe probabile anche un prolungamento del 1° Modulo a cinque settimane per migliorare la preparazione delle reclute prima dell’inizio del corso di qualificazione.
Il reggimento assicura anche la formazione dei lagunari assegnati alla compagnia supporto alla manovra o ai corrispondenti plotoni delle compagnie fucilieri. Ad esempio i futuri mortaisti affrontano corsi propedeutici alle successive scuole tiro. Il personale assegnato alla Compagnia Supporto Tattico Anfibio acquisisce direttamente in sede le patenti nautiche per i battelli in dotazione e quella di pilota per il cingolato anfibio AAV-7. Per la conduzione delle imbarcazioni di maggiori dimensioni è invece necessaria la frequenza del corso di comandante di unità navale d’altura presso la Marina Militare.
Solo per taluni incarichi specialistici, come meccanici o primi soccorritori, sono invece previsti particolari iter formativi svolti presso altri enti scolastici.
Completato l’addestramento di base di forza armata, l’iter formativo del lagunare continua con l’acquisizione delle competenze richieste per essere inserito nei pacchetti di forze che il reggimento assegna alla Capacità Nazionale di Proiezione dal Mare in ambito interforze.
Tale formazione ulteriore si sviluppa sia al reparto che a cura della Marina Militare e comprende innanzi tutto due brevi corsi definiti “gap filler” svolti in sede: il primo, di due settimane ora ridotte ad una, dedicato ad un addestramento alpinistico di base, il secondo, anch’esso di una settimana, impartisce invece nozioni basiche sul maneggio degli esplosivi.
Successivamente il personale di recente assegnazione frequenta il Corso Integrativo di Qualificazione Anfibia svolto a cura della Marina in media due volte all’anno.
Della durata complessiva di quattro settimane, il corso è articolato in due fasi di due settimane ciascuna. La prima si svolge in ambito reggimentale nella caserma Bafile di Malcontenta, ma a cura degli istruttori del Battaglione Scuole “Caorle” della Brigata Marina San Marco, ed è imperniata principalmente su lezioni teorico-pratiche di addestramento alla cooperazione con gli elicotteri, con esercitazioni di l’approfondimento e verifica delle competenze già acquisite nelle tecniche di discesa in fast-rope ed in corda doppia dalla torre di ardimento.
La seconda fase si svolge invece a Brindisi, dove i frequentatori vengono ospitati a bordo di una delle navi da sbarco di tipo LPD della Marina (San Giorgio, San Marco o San Giusto), dove si impratichiscono innanzi tutto con le terminologie, le norme e le prassi della vita a bordo.
Successivamente i Lagunari apprendono ad impiegare i mazzi da sbarco della Brigata Marina ed effettuano navigazioni e sbarchi sia tattici che logistici partendo e rientrando nel bacino allagabile della nave, utilizzando i barchini, i gommoni, i mezzi da sbarco di tipo LCM e LCVP denominati Gis e MDN, oltre che i cingolati anfibi AAV-7.
Il personale ha quindi modo di effettuare numerosi rilasci da elicottero, in fast-rope o corda doppia, imparando a conoscere le macchine in dotazione all’altra forza armata: l’NH-90 ed il possente EH-101.
L’iter si conclude con un’esercitazione anfibia finale riassuntiva.
Ottenuta anche l’abilitazione anfibia della Marina i lagunari vengono sottoposti in sede ad addestramenti volti da un lato a mantenere ed approfondire le competenze già acquisite, ad esempio con settimane destinate ad attività anfibie a Sant’Andrea o alla cooperazione con gli elicotteri dell’AVES, dall’altro ad incrementare il bagaglio professionale dei singoli e l’operatività delle minori unità, con particolare riguardo ai periodi che precedono uno schieramento nei teatri esterni.
A tale riguardo la caserma Bafile di Malcontenta ospita alcune installazioni addestrative moderne ed efficaci. All’interno di una vecchia costruzione, ad esempio, è presente un apparato di simulazione del tiro con armi portatili FATS (Fire Arms Training System) con quattro postazioni. Si tratta di un ben noto sistema interattivo per l’addestramento al tiro con pistola e fucile Beretta ARX-160 che permette di verificare, in tutta sicurezza e senza alcun costo, la precisione del tiro degli allievi e, soprattutto, di analizzare le loro reazioni di fronte a situazioni impreviste e minacce improvvise, quali, ad esempio, la presenza di civile inermi o di ostaggi nel corso di uno scontro a fuoco.
In un grande schermo vengono proiettate immagini relative e varie situazioni tattiche differenti, scelte tra le numerose presenti nella memoria del sistema, e gli allievi, muniti di armi del tutto simili a quelle reali per peso, forma e caratteristiche tecniche, debbono confrontarsi con le varie tipologie di minacce.
Al termine dello “scontro a fuoco” il sistema produce una tabella riassuntiva dei risultati conseguiti, dei colpi messi a segno e se hanno raggiunto parti vitali del corpo. Sono inoltre segnalati gli eventuali ingaggi effettuati erroneamente verso soggetti non combattenti.
Ma il vero gioiello della base è rappresentato da una modernissima installazione per l’addestramento al combattimento ravvicinato nei centri abitati (FIBUA, Fighting in Built-Up Areas) a livello di squadra fucilieri, secondo le tecniche di CQB, Close Quarter Battle. Sono condotte lezioni teoriche e pratiche riguardanti il movimento in aree urbanizzate, le tecniche di irruzione e di bonifica degli edifici.
Un ampio capannone dismesso ospita una struttura abitativa composta da più stanze, tutte collegate fra loro. Di volta in volta una squadra di otto uomini si avvicina all’edificio, predispone l’irruzione ed inizia il movimento, in sequenza, con team di quattro uomini, destinati, secondo procedure ben sperimentate ed interiorizzate, ad entrare in successione nelle varie stanze coprendone ogni settore ed angolo morto, eliminando eventuali minacce e procedendo speditamente verso il vano successivo, mantenendo il collegamento costante con l’altro team, cui si garantisce scambievolmente sicurezza e copertura.
L’intera sequenza, sia all’esterno dell’edificio che all’interno delle stanze, viene ripresa da varie telecamere a circuito chiuso che trasmettono le immagini alla postazione di controllo. Qui gli istruttori seguono attentamente l’azione sui monitor, per poi riesaminarla con gli esecutori, al fine di verificare il livello formativo raggiunto e suggerire modifiche e correzioni.
Non va poi dimenticata l’importanza che riveste ai fini addestrativi l’esistenza, immediatamente al di fuori della caserma, di un vasto comprensorio militare, che permette agevolmente lo svolgimento di varie tipologie di atti tattici a livello squadra e plotone, in attacco ed in difesa, incluso il combattimento negli abitati o la messa in opera di un posto di osservazione. Questo terreno viene inoltre utilizzato per l’abilitazione dei conduttori dei VTLM alla guida fuoristrada.
Il plotone Recon
Inserito nella Compagnia Supporto Tattico Anfibio di stanza nell’isola di Sant’Andrea (o delle Vignole), il Plotone Recon è una piccola unità ad alta valenza operativa destinata a compiti di ricognizione e sorveglianza ed alla conduzione di attività non convenzionali in ambito anfibio, quali ricognizione preventiva delle spiagge di sbarco con l’eventuale distruzione degli ostacoli antisbarco, sabotaggio e colpi di mano contro obiettivi costieri, infiltrazione con qualunque tipo di vettore in territorio occupato dal nemico ai fini informativi .
I suoi membri, selezionali tra i migliori lagunari già pienamente qualificati, possiedono tutti la qualifica di Esploratore Anfibio, ottenuta dopo un corso assai impegnativo di 20 settimane tenuto direttamente presso il reggimento ed il cui superamento richiede doti non comuni di resistenza fisica e mentale, tenacia, determinazione e ferrea volontà.
L’accesso a questa formazione è preceduto da un’accurata selezione fisica dei candidati, ovviamente tutti volontari. Le prove iniziali da superare includono 2000 metri di corsa piana da completarsi in meno di 9 minuti, 7 km di marcia veloce con zaino da 15 kg da concludersi entro un’ora, 30 piegamenti ed altrettanti addominali in un minuto a serie e 12 minuti di galleggiamento.
Gli allievi che superano questa preselezione iniziano quindi le dieci settimane della prima fase del corso, essenzialmente destinata alla verifica ed al miglioramento delle doti fisiche e caratteriali dei partecipanti.
Nelle prime settimane si susseguono marce veloci in assetto leggero, una marcia di regolarità di 20 km con arma e zaino di 30 kg ed una prova di resistenza sui 50 km.
Successivamente si verificano ed approfondiscono le conoscenze di topografia e si mettono alla prova le capacità di navigazione terrestre con marce topografiche diurne e notturne di lunghezza crescente, dai 6 ai 30 km, tutte da completarsi con arma e zaino di 20 kg.
Accompagnano la progressione esercizi di superamento ostacoli e prove di ardimento, mentre sono impartite lezioni teorico-pratiche sule tecniche di sopravvivenza: come procurarsi cibo, acqua ed un riparo.
La prima parte del corso si conclude quindi, solitamente a ridosso delle vacanze di Natale, con un’esercitazione continuativa di sopravvivenza, evasione, fuga e resistenza agli interrogatori condotta per circa 10 giorni sull’Altipiano di Asiago.
Si tratta di un addestramento molto impegnativo, che mette a dura prova gli allievi che affrontano, forse per la prima volta, situazioni operative di totale isolamento, potendo contare solo sulle proprie forze, abilità e determinazione. Molti partecipanti non riescono a trovare in sè stessi le forti motivazioni necessarie a superare la prova e lasciano il corso.
Questa fase si conclude con esercizi riepilogativi ed un accertamento finale di sbarramento riguardante tutti gli argomenti trattati. Il mancato superamento dell’esame comporta l’inidoneità alla prosecuzione dell’iter ed il ritorno alla compagnia di provenienza.
La seconda fase di ulteriori 10 settimane comprende una serie di moduli addestrativi settimanali relativi a specifiche materie. Sono trattati argomenti quali la pianificazione delle missioni, sia di ricognizione che di incursione, le tecniche di conduzione delle pattuglie, le procedure operative standard delle minori unità, l’esecuzione di colpi di mano ed imboscate. Molta cura viene posta nella predisposizione dei posti di osservazione per attività di ricognizione, acquisizione e sorveglianza degli obiettivi, mentre vengono verificate ed approfondite le conoscenze degli esplosivi e degli apparati delle trasmissioni.
L’attività prettamente anfibia vede il lancio in acqua da elicotteri, il recupero veloce con battello, il nuoto operativo di superficie e la ricognizione di una spiaggia a premessa di uno sbarco.
Una pattuglia da ricognizione continuativa e una serie di esami finali pongono fine al corso.
Chi supera positivamente anche questi ultimi ostacoli e valutazioni, in media circa un quarto dei partecipanti iniziali, acquisisce la qualifica di Esploratore Anfibio e viene inviato al CAPAR di Pisa per ottenere, in 4 settimane e dopo 5 salti, l’abilitazione al lancio con paracadute con fune di vincolo. Il brevetto di paracadutismo militare è infatti da qualche anno obbligatorio per tutto il personale del Plotone Recon.
Inserito quindi nei ranghi della piccola unità operativa ed affiancato a colleghi più anziani, il nuovo esploratore completa la propria formazione con ulteriori corsi ed addestramenti. Vengono conseguite le patenti per la conduzione dei veicoli e dei natanti in dotazione e si svolgono attività in montagna che affinano la capacità di operare nelle più svariate condizioni ambientali.
Addestramenti realistici mirano poi ad approfondire temi già trattati in precedenza, ad esempio con la piena acquisizione delle tecniche di Fast Rope Inserrction and Estraction System, impiegate non solo per l’inserimento degli operatori ma anche per la fase di recupero degli stessi al termine della missione.
Gli elementi riconosciuti idonei alle severissime selezioni mediche della Marina potranno in seguito essere inviati al COMSUBIN per frequentare anche il corso SDO di Sommozzatori Demolitori Ostacoli.
Della durata di circa 6 mesi, il corso fornisce non solo un’accurata preparazione all’impiego degli autorespiratori ad ossigeno e ad aria e, successivamente anche di quelli a miscela per raggiungere maggiori profondità, ma include anche una istruzione completa sull’uso degli esplositi, sia a terra che in acqua, ai fini di effettuare demolizioni di ostacoli e brillamento di mine o altri ordigni. In precedenza gli esploratori anfibi frequentavano al Varignano il solo corso ARO/ARA di 12 settimane per l’abilitazione all’impiego operativo delle apparecchiature subacquee ad aria e ad ossigeno, esclusivamente come modalità addizionale di infiltrazione e per la ricognizione preventiva delle spiagge di sbarco, ma senza la possibilità di procedere alla loro bonifica.
Da qualche tempo la formazione risulta, come detto, più vasta e completa, a similitudine di quanto avviene per la componente recon della Marina.
Successivi specifici corsi, sia in Patria che all’estero, estenderanno negli anni la professionalità del personale, nella prosecuzione di una carriera ardua e faticosa, ma non priva di soddisfazioni professionali.
Verso il futuro
Il futuro operativo dei Lagunari non può che essere legato alla loro specificità: la capacità, unica in ambito esercito, di operare nel contesto delle operazioni anfibie.
A tale riguardo la creazione della Capacità Nazionale di Proiezione dal Mare ha costituito un primo passo importante, ma deve rappresentare un punto di partenza e non una meta finale.
Ancora una volta emerge prepotente la necessità di dare vita ad una forza anfibia interforze che sappia integrare i reparti anfibi della Marina e dell’Esercito in un progetto unitario, flessibile e funzionale, che possa trarre profitto dai punti di forza e dalle specificità delle due componenti, elidendone scambievolmente le criticità, superando vecchi e nuovi impedimenti e gelosie.
Un cammino non privo di ostacoli e difficoltà ma che registra qualche interessante novità.
A tale riguardo si stanno concretizzando alcune importanti iniziative, finalizzate al raggiungimento di una maggiore omogeneità anche organica fra i due reparti di fanteria, il 1° Reggimento San Marco ed i Lagunari. Questi sono al momento strutturati in modo diverso, le compagnie lagunari sono più numerose mentre i Marò dispongono a livello reggimento di un maggior numero di assetti specializzati di supporto tattico e logistico. Anche la mobilità delle unità fucilieri scaturisce da filosofie operative differenti. Ad esempio i conduttori dei mezzi di trasporto, oggi essenzialmente i VTLM Lince, nell’esercito sono organici alle compagnie, mentre la Marina li raggruppa in un apposito reparto.
Anche la componente di élite dei due reparti, rappresentata dai nuclei Recon, è più sviluppata nel San Marco, differenza che suggerirebbe un suo potenziamento nel Serenissima, processo certo non di semplice e rapida attuazione.
Accanto a queste differenze organiche e concettuali, che potrebbero venire superate nel futuro, entrambi i reggimenti si trovano nell’urgente necessità di rimpiazzare i VCC su scafo M113 ormai dismessi, ma che per difficoltà economiche non hanno ancora avuto un adeguato rimpiazzo, nonostante che negli ultimi anni fossero state prospettate varie soluzioni basate su veicoli sia di produzione nazionale che estera.
Il candidato ideale per tale ruolo è rappresentato oggi dal VBA, Veicolo Blindato Anfibio, di Iveco Defence Vehicles, un mezzo sostanzialmente analogo a quell’ACV 1.1 che la casa di Bolzano ha realizzato in collaborazione con BAE Systems e che è stato prescelto dai Marines statunitensi.
L’avvio della produzione di serie per il mercato americano apre un’interessante e vantaggiosa opportunità anche per San Marco e Lagunari, che logica vorrebbe venisse colta.
Il progetto dovrà confrontarsi con i dubbi, i tentennamenti e le incertezze della nostra programmazione strategica ed industriale, soggetta a mille condizionamenti politici ed ideologici. Nei prossimi mesi dovrebbe essere formulata una specifica esigenza operativa che dovrà faticosamente trovare, nelle pieghe di un bilancio sempre più anemico, le necessarie coperture.
Infine un cenno alle necessità infrastrutturali, che nel caso dei Lagunari presentano non poche criticità. Il Reggimento è oggi di stanza in tre sedi differenti. La caserma Matter di Mestre ospita il comando, la compagnia comando e quella di supporto alla manovra, mentre nella caserma Bafile di Malcontenta di Mira è accasermato il I Battaglione con le tre compagnie anfibie e la compagnia corsi.
Nella base anfibia di Sant’Andrea, infine, è stanziata la compagnia supporto tattico anfibio, i cui effettivi affrontano quotidianamente i disagi e le difficoltà di collegamento che caratterizzano, soprattutto nella stagione invernale, la permanenza in una piccola isola della laguna. Problematiche che contribuiscono non di rado a dissuadere il personale del reggimento dal ricercare qualifiche ed incarichi di pregio e caratterizzanti la specialità, ma che richiedano il trasferimento in questa sede.
Superfluo poi rilevare come una tale frammentazione stanziale non rappresenti certo il massimo della razionalità sotto il profilo amministrativo ed economico, richiedendo, tra l’altro, l’esistenza di tre differenti Reparti alla sede per la gestione delle problematiche infrastrutturali.
Da tempo esistono concreti progetti di accentramento che prevedono la cessione a privati della base di Sant’Andrea ed il cambio d’uso della caserma Matter.
Secondo tali programmi l’intero reggimento dovrebbe venire raggruppato a Malcontenta, in una installazione profondamente ammodernata ed ampliata, che includerebbe la vasta area oggi occupata da una grande polveriera non più in uso e si spingerebbe sino ai margini della laguna. Da qui potrebbero operare direttamente i mezzi navali ed anfibi in dotazione, sfruttando un’apposita darsena da creare ex novo. Una soluzione certo costosa nell’immediato, ma funzionale e razionale, in grado di generare risparmi nel medio periodo.
L’attuale situazione economica, la tiepida attenzione che oggi sembra essere rivolta alle problematiche operative e la mancanza di progettualità a lungo termine da parte politica rendono il progetto, al momento di fatto bloccato, piuttosto aleatorio.
L’autore desidera esprimere un particolare ringraziamento a tutto il personale del Reggimento Lagunari, al suo comandante, colonnello Cocco, al comandante di Battaglione e il maggiore Enrico Massaria, ufficiale del reparto addetto alla pubblica informazione per la cortesia e l’assistenza ricevuta durante la visita.
Alberto ScarpittaVedi tutti gli articoli
Nato a Padova nel 1955, ex ufficiale dei Lagunari, collabora da molti anni a riviste specializzate nel settore militare, tra cui ANALISI DIFESA, di cui è assiduo collaboratore sin dalla nascita della pubblicazione, distinguendosi per l’estrema professionalità ed il rigore tecnico dei suoi lavori. Si occupa prevalentemente di equipaggiamenti, tecniche e tattiche dei reparti di fanteria ed è uno dei giornalisti italiani maggiormente esperti nel difficile settore delle Forze Speciali. Ha realizzato alcuni volumi a carattere militare ed è coautore di importanti pubblicazioni sulle Forze Speciali italiane ed internazionali.