Il potenziale ruolo della Shanghai Cooperation Organization in Afghanistan
La Shanghai Cooperation Organization (SCO) è un’organizzazione intergovernativa, economica e di sicurezza che ha come perno Mosca e Pechino, è stata fondata a Shanghai il 15 giugno 2001. La SCO comprende attualmente otto Stati membri (Cina, India, Kazakistan, Kirghizistan, Russia, Pakistan, Tagikistan e Uzbekistan), quattro Stati osservatori interessati all’adesione a pieno titolo (Afghanistan, Bielorussia, Iran e Mongolia) e sei “Partner del dialogo” (Armenia, Azerbaigian, Cambogia, Nepal, Sri Lanka e Turchia).
Fin dalla sua istituzione, nel 2001, la SCO si è concentrata principalmente su questioni di sicurezza regionale, la lotta contro il terrorismo regionale, il separatismo etnico e l’estremismo religioso. Ad oggi, le priorità della SCO includono anche lo sviluppo regionale.
Ultimamente la SCO è sempre più attiva nell’Asia centrale. Dal 23 al 25 agosto, a Chongqing, Cina, si è svolto il forum China-SCO sull’industria dell’economia digitale, Smart China Expo 2021 (SCE 2021), una serie di conferenze, mostre, concorsi e forum per promuovere l’economia digitale e la prosperità comune tra i paesi SCO. L’evento ha visto la partecipazione dei rappresentanti dei paesi SCO e di figure chiave come il Segretariato SCO, il Business Council SCO e il Comitato Giovani SCO.
Alcuni esperti internazionali sostengono che si tratti di qualcosa di molto simile ad un’alleanza geostrategica. Negli ultimi anni gli Stati membri hanno condotto esercitazioni militari congiunte in materia di sicurezza ed anti-terrorismo anche se appare evidente che la presenza del Pakistan, storico rivale di Nuova Delhi, non può che ostacolare una strutturazione più approfondita di forme di cooperazione in materia di sicurezza.
Dopo gli ultimi accadimenti in Afghanistan, il nuovo governo potrebbe avere tutto l’interesse ad essere confermato come stato osservatore (quindi riconosciuto come stato) e ad intensificare i rapporti con la SCO e con i suoi singoli membri. Dopo il ritiro delle forze degli Stati Uniti e NATO dall’Afghanistan, la SCO potrebbe giocare un ruolo molto importante per l’Afghanistan soprattutto dal punto di vista economico.
Dal 2015, l’Afghanistan ha cercato di ottenere la piena adesione, come stato membro, all’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO), senza successo. È ancora uno stato osservatore nella SCO, nonostante Pakistan e India abbiano ottenuto la piena adesione nel luglio 2017.
A seguito dei recenti avvenimenti nel paese la piena adesione dell’Afghanistan come paese membro appare ancora più complessa. Geograficamente, l’Afghanistan fa parte della regione SCO. È un vicino di quattro Stati membri della SCO – Cina, Pakistan, Tagikistan e Uzbekistan – e ha relazioni storiche ed economiche molto strette con gli altri quattro Russia, India, Kazakhstan, and Kyrgyzstan.
Attualmente, il nuovo regime talebano è percepito come fonte di minaccia anche dall’intera area dell’Asia Centrale oltre che dai paesi occidentali ma Cina e Russia, cioè le principali potenze dello SCO, hanno manifestato l’intenzione di iniziare a dialogare con i nuovi governanti dell’Afghanistan.
Alcuni dei problemi più evidenti che preoccupano i paesi centro asiatici sono il terrorismo e il narcotraffico che dall’Afghanistan investono o potrebbero investire la regione fino a giungere in Europa (l’Afghanistan, primo esportatore al mondo, produrrebbe l’81% dell’oppio secco).
Problema che potrebbe essere risolto dai paesi SCO con offerte di contropartite e cioè finanziamenti e investimenti nel paese, ma molto più importante con il riconoscimento ufficiale del nuovo governo di Kabul.
L’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai continua a monitorare da vicino gli sviluppi in Afghanistan e in un comunicato ha dichiarato che
gli Stati membri della SCO considerano importante ripristinare responsabilmente la legittimità del potere statale in Afghanistan attraverso un dialogo pacifico inclusivo che tenga conto degli interessi di tutti i gruppi sociali, politici, etnici e religiosi.
Chiedono, inoltre, che le forze politiche adottino le misure necessarie per normalizzare la situazione, ripristinare la pace e la crescita economica e contrastare il terrorismo, l’estremismo e la criminalità legata alla droga. Gli Stati membri della SCO riaffermano la loro intenzione di aiutare l’Afghanistan a diventare un paese pacifico, stabile e prospero, libero da terrorismo, guerra o droga, e sono pronti a unire gli sforzi internazionali per stabilizzare e sviluppare l’Afghanistan con il coordinamento delle Nazioni Unite.
La SCO potrebbe aiutare l’Afghanistan a costruire un consenso regionale convincendo anche i paesi membri a impegnarsi in modo più proattivo in Afghanistan.
Quindi ci sarebbe una convenienza da ambo le parti, un’influenza dei paesi SCO in Afghanistan e il riconoscimento come stato e un supporto economico per Kabul, per evitare il rischio di una crisi finanziaria anche in considerazione del fatto che la maggior parte dei fondi finora a disposizione nel paese era di provenienza straniera (USA e altri).
Gli Stati Uniti hanno bloccato i fondi della Banca centrale afghana e il Fondo monetario internazionale ha deciso di sospendere i suoi fondi per l’Afghanistan vista l’attuale situazione di grande incertezza. Kabul potrebbe passare da minaccia a opportunità per l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai.
I talebani non avrebbero ancora tagliato i legami con al-Qaeda, nonostante si siano impegnati a farlo nel loro accordo con gli Stati Uniti. Un rapporto ONU afferma che “le relazioni tra i talebani, in particolare la rete Haqqani e Al-Qaeda, rimangono strette. I talebani si sarebbero consultati regolarmente con Al-Qaeda durante i negoziati con gli Stati Uniti e hanno offerto garanzie che avrebbero onorato i loro legami storici. Allo stesso modo, i talebani hanno anche legami con gruppi terroristici ed estremisti dell’Asia centrale e cinese che sarebbero di stanza in Afghanistan.
Un maggiore impegno della SCO in Afghanistan potrebbe ridurre le minacce nell’intera regione, considerando l’alto livello di violenza e la presenza di combattenti stranieri in Afghanistan.
Nessuno nella regione vuole un ritorno ai turbolenti anni 90, quando la guerra civile afghana ebbe un ruolo nei conflitti e nelle insurrezioni in tutta la regione: la guerra civile in Tagikistan, le rivolte nel Kashmir, l’insurrezione in Cecenia e l’ascesa di estremisti e separatisti uighuri nello Xinjiang.
Certo, non è facile e forse anche prematuro parlarne, ma un accordo tra Afghanistan e SCO potrebbe essere il primo passo per aiutare a stabilizzare lla regione. D’altronde i talebani non hanno molte opzioni se vogliono superare gli errori compiuti durante il poro primo regime (quando solo Pakistan, Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti li riconobbero) ed essere riconosciuti a livello internazionale.
Elvio RotondoVedi tutti gli articoli
Nato a Cassino nel 1961, militare in congedo, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali. Si occupa di Country Analysis. Autore del Blog 38esimoparallelo.com, collabora con il Think Tank internazionale “Il Nodo di Gordio”. Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati su “Il Giornale.it", “Affari Internazionali”, “Geopolitical Review”, “L’Opinione”, “Geopolitica.info”.