La guerra fredda tra Parigi, Canberra e Washington per i sottomarini australiani
(aggiornato il 18 settembre alle ore 23)
Si chiama AUKUS (acronimo di Australia, United States Kingdom e United States) il “nuovo, vecchio asse tripartito” nell’Indo-Pacifico che rinsalda l’alleanza anglo-americano-australiana già in auge all’epoca deIla guerra fredda con l’obiettivo oggi di rafforzare il fronte anti-cinese.
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il primo ministro britannico, Boris Johnson, e il premier australiano, Scott Morrison, hanno annunciato oggi una nuova intesa militare e industriale basata sulla condivisione di tecnologie avanzate nell’ambito della Difesa.
I tre capi di governo hanno affermato che “lo sforzo che lanciamo oggi aiuterà a sostenere la pace e la stabilità nella regione dell’Indo-Pacifico. Per oltre 70 anni, Australia, Regno Unito e Stati Uniti hanno lavorato insieme ad altri importanti alleati e partner per proteggere i nostri valori condivisi e promuovere la sicurezza e la prosperità. Oggi, con la formazione di AUKUS dobbiamo impegnarci nuovamente in questa visione”.
L’accordo punta a facilitare la condivisione di tecnologie in settori quali l’intelligenza artificiale e la propulsione nucleare subacquea di cui l’Australia ha annunciato di volersi dotare con la cooperazione di Stati Uniti e Gran Bretagna.
Nell’ambito dell’intesa l’US Navy punta a schierare nella base navale australiana di Perth i sottomarini nucleari d’attacco della classe Virginia, mentre il Regno Unito fornirebbe all’Australia la tecnologia già utilizzate per la propulsione dei sottomarini d’attacco classe Astute. Canberra ha precisato che i battelli d’attacco (almeno 8 SSN previsti) verranno realizzati nei cantieri australiani di Adelaide e non disporranno di armi nucleari.
L’accordo costituisce un “nuovo pilastro strategico, che dimostra l’impegno britannico per la sicurezza dell’indo-pacifico” ha dichiarato il primo ministro Boris Johnson. L’alleanza mostra “quanto possiamo aiutare uno dei nostri amici di più lunga data a mantenere al stabilità regionale e tutelerà la sicurezza e la stabilità nel mondo”, creando “centinaia di posti di lavoro ad alta competenza”.
L’iniziativa tesa a potenziare la Royal Australian Navy con questo tipo di battelli irrita la Cina ma al momento sembra procurare malumori soprattutto a Parigi che vede cancellata la commessa australiana per 12 sottomarini convenzionali varata nel 2016, già in ritardo e dai costi fuori controllo.
Il governo australiano ha infatti reso noto di voler annullare il contratto da 90 miliardi di dollari australiani (56 miliardi di euro) con il gruppo francese Naval Group per il Programma SEA 1000 per la costruzione di 12 sottomarini per la Marina Australiana tipo Shortfin/Barracuda Block A1 (nell’immagine qui sotto),versione a propulsione convenzionale dei battelli della Marina Francese tipo Barracuda (classe Suffren) a propulsione atomica.
Un portavoce del ministero degli esteri cinese, Zhao Lijian, ha definito “estremamente irresponsabile” la decisione anglo-americana di esportare in Australia tecnologia nucleare e ha invitato i tre paesi ad abbandonare la mentalità da guerra fredda. In base a questo accordo, l’Australia sarà la settima nazione al mondo a essere dotata di sottomarini a propulsione nucleare.
Dura anche la reazione francese. “Questa decisione brutale, unilaterale e imprevedibile mi ricorda molto quello che faceva Trump – ha tuonato il ministro degli esteri francese Jean-Yves Le Drian (nella foto sotto) – Sono furioso e amareggiato. Non ci si comporta così fra alleati”.
L’ex ambasciatore francese negli Usa, Gerard Araud, ha parlato esplicitamente di pugnalata alle spalle da Stati Uniti e Gran Bretagna rilevando che sarebbe stato molto più semplice per Canberra acquistare i sottomarini nucleari dalla stessa Francia visto che tutti i sommergibili francesi sono a propulsione nucleare e la difficoltà nel programma per i nuovi sottomarini australiani era stata proprio quella di adattarli alla propulsione convenzionale.
“Sono profondamente scioccato da questa notizia, ma anche dalle condizioni in cui la apprendiamo”, ha affermato il presidente della Commissione Esteri e Difesa del Senato francese, Christian Cambon.
“Questo mette in discussione molte certezze. Dovremo esaminare tutte le conseguenze di questa decisione, e penso in primo luogo ai dipendenti di Naval Group. Più in generale, dovremo interrogarci sull’atteggiamento ricorrente di alcuni nostri alleati, che si comportano più da avversari che da leali concorrenti. Negli ultimi anni, per portare avanti i progetti, abbiamo accettato molti compromessi, forse siamo stati un po’ ingenui in un mondo che difficilmente lo è, e che lo sarà ancora meno domani. Questo evento deve segnare l’inizio di una presa di coscienza per la risoluta difesa dei nostri interessi”.
La nascita di AUKUS emargina inoltre la NATO e ovviamente l’Unione Europea, che non sono state né informate né consultate.
Dopo il ritiro dall’Afghanistan “è la seconda volta che si prende un’importante decisione di questo tipo senza che veniamo coinvolti” e “siamo preoccupati per le conseguenze che potrebbe avere in diversi ambiti. Dovremo parlarne a livello Ue, ma anche con la Nato” ha detto all’AGI un alto funzionario Ue.
In Canada, a pochi giorni dalle elezioni, il premier Justin Trudeau viene criticato dai suoi avversari per l’esclusione del Canada dall’AUKUS, nonostante i canadesi condividano con questi paesi (e la Nuova Zelanda) l’accordo per la condivisione dell’intelligence noto come Five Eyes, club riservato alle potenze anglosassoni vincitrici della Seconda Guerra Mondiale.
“Questo è un altro esempio che Trudeau non sia preso seriamente dai nostri amici e alleati nel mondo”, ha dichiarato il leader conservatore Erin O’Toole, sostenendo che “il Canada sta diventando più irrilevante sotto di lui”. Gli ha fatto eco il leader democratico Jagmeet Singh, secondo cui Trudeau è diventato troppo distratto dalla campagna elettorale per impegnarsi pienamente con gli alleati.
La durissima risposta di Parigi
Dopo le reazioni a caldo la Francia ha deciso di richiamare peer consultazioni gli ambasciatori da Usa e Australia aprendo così una crisi diplomatica senza precedenti tra Parigi e le potenze anglo-sassoni.
Il ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian ha affermato in una dichiarazione scritta che la decisione francese, su richiesta del presidente Emmanuel Macron, “è giustificata dall’eccezionale gravità degli annunci” fatti da Australia e Stati Uniti per quello che viene definito da Parigi “un comportamento inaccettabile tra alleati e partner”.
Una risposta durissima che potrebbe avere serie ripercussioni anche sugli equilibri in ambito NATO ma che evidenzia però un approccio più morbido di Parigi nei confronti di Londra: le due potenze europee hanno infatti mantenuto finora ampie intese strategiche e militari, anche di tipo industriale, rinnovate anche dopo l’uscita di Londra dall’Unione Europea. Ciò nonostante, pur non richiamando l’ambasciatore, Le Drian non ha risparmiato il sarcasmo nei confronti del governo britannico,
Intervistato il 18 settembre da France 2, Le Drian ha utilizzato toni durissimi arrivando a definire “ex partner” i tre Paesi neo firmatari dell’AUKUS, di cui l’Europa era stata tenuta all’oscuro. Alla Gran Bretagna, fino a quel momento risparmiata dai toni durissimi riservati invece a USA e Australia, il ministro ha riservato disprezzo e sarcasmo spiegando di aver richiamato gli ambasciatori a Washington e a Canberra ma non quello a Londra in quanto il governo di Boris Johnson non è che “la ruota di scorta” dell’intesa a tre nell’Indo-Pacifico e aggiungendo che Parigi è abituata al “permanente opportunismo” del Regno Unito.
“Quando vediamo il presidente degli Stati Uniti insieme al primo ministro australiano annunciare un nuovo accordo con Boris Johnson, la violazione della fiducia è profonda”, ha aggiunto il ministro, “in una vera alleanza ci si parla, non ci si nasconde le cose, si rispetta l’altra parte ed è questo il motivi per cui questa è una vera crisi, una crisi grave, della quale la Nato dovrà tenere conto”.
Canberra “prende atto con rammarico della decisione” senza precedenti di Parigi, un “partner importante”, di richiamare l’ambasciatore per consultazioni e “comprende la forte delusione della Francia per la nostra decisione”, ha affermato in una breve dichiarazione riportata dai media locali una portavoce del ministero degli Esteri e del Commercio australiano facendo esplicito riferimento ai “nostri interessi di sicurezza nazionale, chiari e comunicati”.
Canberra insiste sulle relazioni con la Francia, “partner importante”, che dà un “contributo cruciale alla stabilità, soprattutto nella regione dell’Indo-Pacifico”, e sulla volontà di collaborare sulle varie “questioni di interesse comune” sulla base dei “valori condivisi”. Ieri da Washington il ministro degli Esteri Marise Payne aveva detto di comprendere “perfettamente la delusione” della Francia per la decisione di Canberra di rinunciare all’acquisto di sottomarini francesi e aveva parlato di “questioni molto difficili da gestire” confermando l’impegno a “lavorare in modo costruttivo e in stretta collaborazione con i colleghi francesi”.
Infine, l’ambasciatore francese in Australia Jean-Pierre Thebault (nella foto sopra) ha definito un “enorme errore” la cancellazione a sorpresa dell’importante contratto dei sottomarini a favore di un accordo con gli Stati Uniti.
“Questo è stato un enorme errore, una pessima gestione della partnership”, ha detto Thebault, spiegando che l’accordo sulle armi tra Parigi e Canberra doveva essere basato “su fiducia, comprensione reciproca e sincerità. Non siamo mai stati informati di cambiamenti sostanziali”, ha detto Thebault, “Ci sono state molte opportunità e molti canali. Non è mai stato menzionato un tale cambiamento”.
La “grave crisi” aperta dall’Australia “influirà sul futuro della Nato” ha aggiunto successivamente Le Drian rispondendo agli Stati Uniti che avevano espresso la “speranza” di risolvere la disputa la settimana prossima, in occasione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Foto: Casa Bianca, Ministero degli Esteri Francese e Naval Group
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