Il Bilancio della Difesa 2022
L’appuntamento con l’analisi del bilancio della Difesa 2022 si presenta sotto una luce diversa rispetto a quella degli ultimi anni, dopo che sembra emergere più forte rispetto al passato la necessità di maggiori spese militari confermata dallo stesso Presidente del Consiglio, Mario Draghi, che nel settembre scorso ha dichiarato: “…è chiarissimo che bisognerà spendere molto di più in Difesa di quanto fatto finora”.
Prima di passare alla lettura delle cifre, un rapido elenco delle misure contenute nella Legge di Bilancio (LdB) 2022-2024 e che riguardano il comparto Difesa.
Si provvede all’istituzione di un fondo per la realizzazione di interventi perequativi di natura previdenziale per il personale delle Forze Armate e, elemento ancor più interessante, di un altro “Fondo per gli assetti ad alta e altissima prontezza operativa”, finalizzato ad assicurare le risorse necessarie a garantire il rispetto di impegni internazionali in ambito NATO e UE (con la pressoché “simbolica” dotazione di 3 milioni di € per il 2022 e di 6 milioni a decorrere dal 2023…).
Si proroga poi fino al 31 dicembre 2023 l’impiego di un contingente di personale delle Forze Armate pari a 5.000 unità per l’operazione “Strade Sicure”; inoltre, si proroga dal 31 dicembre 2021 al 31 marzo 2022 l’impiego delle 753 unità aggiuntive di personale in relazione all’emergenza COVID.
Dopo le speranze alimentate dalle scelte fatte con la precedente LdB e che hanno visto scendere il numero di militari delle Forze Armate impegnati proprio in “Strade Sicure”, appare ora evidente il rischio di una “stagnazione” su numeri comunque elevati che per il 2022 prevedono costi per 157 milioni di euro.
Sempre in tema di proroghe, si passa a quelle della ferma di medici e degli infermieri militari arruolati sempre a seguito dell’emergenza COVID (fino al 31 marzo) e della durata degli incarichi per funzionario tecnico per la biologia, la chimica e la fisica (fino al 31 dicembre).
Contestualmente, viene incrementata la dotazione del “Fondo finalizzato all’adeguamento tecnologico e digitale delle strutture, dei presidi territoriali, dei servizi e delle prestazioni della Sanità militare” (5,5 milioni per l’anno 2022 e 8 milioni di euro a decorrere dall’anno 2023).
Inoltre, si rifinanzia con 1 milione per il 2022 anche il “Fondo per il potenziamento degli interventi e le dotazioni strumentali per la difesa cibernetica e di capacità di resilienza energetica nazionale”.
Così come viene ovviamente rifinanziato anche il fondo (iscritto nello Stato di Previsione del Ministero dell’Economia e delle Finanze, MEF) per le missioni internazionali; la somma disponibile per il 2022 è pari a 1.397,5 milioni. Ovviamente, saranno ancora una volta necessarie le “Deliberazioni” del Consiglio dei Ministri sulle Missioni militari all’estero (sia quelle confermate rispetto al 2021, sia quelle di eventuale nuovo avvio nel 2022) per conoscere l’esatto a importo a esse destinato.
In questo senso, il calo rispetto ai 1.482,9 milioni stanziati per lo scorso anno dovrebbe essere legato alla fine della missione in Afghanistan; con un evidente risparmio rispetto ai costi diretti della missione e a quelli legati ai contributi erogati per le forze di sicurezza afgane (120 milioni annui).
Infine, sempre in tema di rifinanziamenti non si possono evidenziare con particolare enfasi i ben 12,2 miliardi (su 15 anni, tra il 2022 e il 2036) per le spese di Investimento della Difesa.
Sempre nello stesso ambito, ma in questo caso iscritte nel bilancio del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), risorse pari a 3.850 milioni per le “Politiche di sviluppo dei settori ad alta valenza tecnologica per la difesa e la sicurezza nazionale” (in questo caso, tra il 2023 e il 2036).
La Nota Integrativa
Come sempre, questo documento si preoccupa di analizzare lo scenario di riferimento; nel cui ambito maturano poi le priorità individuate e le scelte operate dal Ministero della Difesa.
Si comincia dunque con il contesto esterno, caratterizzato da rilevanti mutamenti i cui effetti si riflettono in particolare proprio sull’area di principale interesse nazionale, cioè il “Mediterraneo Allargato, rendendola particolarmente instabile. Di più, l’incrocio di interessi e conflittualità rendono sempre più questa stessa area un vero e proprio terreno di scontro tra molti attori diversi.
Se per anni la lotta al terrorismo è stato la principale linea di azione da parte di molti Paesi (e, quindi, dei loro strumenti militari), oggi non è più così: perché al centro dell’attenzione è tornata la competizione tra Stati che, oltre ai domini/modalità più tradizionali, oggi si esprime con caratteristiche tecnologiche sempre più evolute, in dimensioni/domini emergenti e in modalità anche “ambigue” (come per le nuove tipologie di minacce ibride).
In questo quadro già di per sé complesso si inseriscono altri elementi. Dalla pandemia da COVID-19 (capace di ribadire l’importanza delle più vasta gamma di minacce NRBC) alla crisi climatica in atto (potenzialmente capace a sua volta di alterare gli equilibri mondiali), fino alla già accennata profonda trasformazione tecnologica in atto.
Al tempo stesso, nell’equazione vanno inseriti i mutamenti a livello geopolitico, che inevitabilmente coinvolgono le grandi Organizzazioni internazionali che costituiscono il nostro principale riferimento in materia di Difesa e sicurezza; e qui il pensiero corre immediatamente gli sforzi in atto nell’ambito dell’Unione Europea, volti a ottenere una maggiore autonomia strategica (senza comunque dimenticare i processi evolutivi in ambito Alleanza Atlantica).
A fronte di questo quadro generale, l’analisi del contesto esterno si conclude così con la più puntuale definizione delle principali aree dalle quali provengono le sfide più immediate per la sicurezza nazionale. Che poi sono gli ormai “classici” archi di crisi Orientale e Meridionale.
La loro caratteristica fondamentale quella di avere una sorta di “centro di gravità” proprio intorno al Mediterraneo, che in questo modo si conferma un crocevia strategico importantissimo.
In tale quadro, come recita testualmente la Nota Integrativa: «la Difesa, … , ha dato una svolta radicale alle attività di relazioni internazionali, con l’obiettivo di conferire un’efficienza sistemica e una rilevanza complessiva al “Sistema Difesa” quale produttore di sicurezza e stabilità internazionale, in particolar modo nei quadranti di maggior interesse strategico.»
Affermazione importante che oggi sembra posta più sotto una forma di auspico che non di concreta realtà.
Anche il contesto interno prende le mosse da affermazioni tanto impegnative quanto (a oggi) difficilmente riscontrabili nei fatti. Il riferimento a quell’avvio di una profonda trasformazione dello strumento militare che, fondata su un più attento bilanciamento delle dimensioni quantitativa e qualitativa, punta a disporre di un complesso capacitivo moderno versatile, interoperabile e a spiccata connotazione interforze.
Uno strumento in grado di operare con gli alleati Europei e della NATO in tutti i contesti di crisi, dagli scenari ad alta intensità a quelli di stabilizzazione. Senza per questo tralasciare le operazioni di “homeland security” e i concorsi a supporto della collettività nazionale.
Insomma, mai come oggi la Difesa rappresenta (o dovrebbe rappresentare) un elemento decisivo e abilitante per il Paese, per le sue capacità di aprire/presidiare spazi in cui anche altre componenti dello Stato possono operare secondo il concetto “Whole-of-Government approach”, in difesa degli interessi nazionali. Da qui nascono le 2 principali direttrici di azione.
L’evoluzione verso una dimensione sempre più Interforze e integrata dello strumento militare stesso e l’alimentazione del suo processo di ammodernamento, volto all’acquisizione di capacità e sistemi sempre più interconnessi, in grado di operare trasversalmente in tutti e 5 i domini (terrestre, marittimo, aereo, cibernetico e spaziale) e con una sempre più spiccata connotazione digitale.
Quest’ultimo tema, quello cioè dell’Investimento e della relativa esigenza di disporre di un’adeguata quantità/certezza di risorse, si lega inevitabilmente a quello cioè del pieno coinvolgimento dell’industria nazionale del settore.
Per quanto certi numeri possono anche indurre a pensare che tale comparto sia poco rilevante, in realtà occorre ricordare anche altri fattori; quali, per esempio, le forti ricadute in diversi settori anche non militari, la possibilità di partecipare a programmi di collaborazione intenzionale anche con posizioni di rilievo, l’elevato livello di innovazione tecnologica connesso agli investimenti per la Difesa e, infine, l’indipendenza tecnologico/produttiva nel comparto.
Tutto corretto ma sarebbe il caso di porre un’analoga enfasi anche sul tema della operatività e sulla efficienza nel suo complesso dello strumento militare. Dubbi alimentati ancora una volta proprio dal passaggio finale, dedicato al Personale Civile e Militare.
Anche in questo caso, a fronte della corretta individuazione delle possibili linee di azione: «per assicurare adeguati livelli di reclutamento, per scongiurare l’invecchiamento e per agevolare il necessario adeguamento dello strumento militare nazionale al mutato quadro geo-strategico internazionale e alle sempre più pressanti esigenze di intervento delle Forze Armate...», la realtà finisce con l’essere molto diversa come si evince dalla Proposta di Legge in discussione alla Camera su diversi temi legati al Personale.
Dal combinato disposto di quanto indicato nell’analisi dei due contesti discendono dunque le “Priorità di intervento dell’Amministrazione”.
Con il principale obbiettivo della Difesa che diventa perciò quello di dotarsi di uno Strumento Militare moderno, tecnologicamente avanzato/omogeneo, integrato e bilanciato in tutte le sue componenti.
Tenendo così conto delle minacce e delle situazioni di rischio, per raggiungere l’obiettivo prefissato la Difesa stessa intende muoversi attraverso due linee di azione, che in larga parte ribadiscono concetti espressi in precedenza:
- il mantenimento e l’ammodernamento delle capacità operative di piattaforme e sistemi già in uso (laddove possibile);
- il rinnovamento, potenziamento e conseguimento di capacità considerate imprescindibili.
È a questo punto che si ricorda anche l’importanza di innalzare l’efficienza delle piattaforme e dei sistemi in dotazione (sia “combat”, sia di supporto); ricordando infine come l’efficacia dello stesso Strumento Militare non possa prescindere dalla disponibilità di scorte adeguate, da considerare a tutti gli effetti fattori abilitanti da un punto di vista operativo. Cioè, proprio quell’Esercizio invece sempre più “dimenticato”.
E alla luce di queste considerazioni che la Nota Integrative ribadisce come non ci possano essere dubbi in merito alla necessità di continuare investire nella Difesa, in una visione di lungo periodo del Paese.
Il Bilancio del Ministero della Difesa e la Funzione Difesa
Per ciò che riguarda il Bilancio del Ministero della Difesa nel suo complesso, la dotazione finanziaria per il 2022 è pari a 25.956,1 milioni di euro; con un aumento 1.372,9 milioni rispetto ai 24.583,2 dello scorso anno. Praticamente, tutte le voci che la compongono risultano in crescita.
Se infatti della Funzione Difesa ci occuperemo a breve più in dettaglio, l’altra componente di maggior peso è, come noto, rappresentata dalla “Funzione sicurezza del territorio”, cioè l’Arma dei Carabinieri.
Per il 2022 si registra l’oramai consolidato abbattimento della soglia dei 7 miliardi di euro; per la precisione, sono 7.292,6 i milioni stanziati (contro i 7.209,4 del 2021) e di questi, 476,5 sono quelli destinati ai “Carabinieri per la tutela forestale, ambientale e agro-alimentare”.
L’aumento rispetto al 2021 è così pari a 83,2 milioni; determinato a sua volta dal leggero calo degli stanziamenti sul capitolo di spesa del Personale che scende a 6.564,3 milioni (contro i 6.578,8 milioni del 2021), dal non marginale aumento di risorse alla voce Esercizio che sale fino a 509,2 (a fronte dei 485,8 dello scorso anno) e dall’ancora più importante aumento sull’Investimento che raggiunge i 219,9 milioni (nel 2021 erano 144,8 i milioni stanziati).
Torna poi ad aumentare (sia pure di poco) la voce “Funzioni Esterne”; dai 156,1 milioni di euro del 2021 ai 158,5 del 2022. Nel dettaglio, rimane stabile la voce “Trasporto Aereo di Stato” (38 milioni) e Rifornimento idrico isole minori” (24,5 milioni).
In leggero aumento invece i “Contributi a Enti e Associazioni culturali” (con 6,3) milioni e “Assistenza al volo per traffico aereo civile” (11,3 milioni), mentre l’aumento per le “Servitù militari” è più marcato (28,7 milioni). L’unica voce che diminuisce è “Meteorologia” (49,6 milioni).
Ulteriore correzione al rialzo infine anche per la voce “Pensioni provvisorie del Personale in Ausiliaria” che sale fino a 405,5 milioni di euro nel 2022 (+0,8 milioni) rispetto al 2021. Peraltro, si ricorda sempre che questa somma non è interamente destinata alla cosiddetta “Ausiliaria”; al capitolo “Trattamento provvisorio di pensione del Personale militare” sono infatti destinati 333,6 milioni, da scomporre ulteriormente per quanto di competenza delle Forze Armate (293,3 milioni) e per i Carabinieri (43,3 milioni). Le restanti risorse pari a 72,8 milioni circa sono invece ricomprese nella voce “Speciale Elargizione”.
Per quanto riguarda la Funzione Difesa, il suo aumento per il quinto anno consecutivo rappresenta un evento praticamente “storico”. Tanto più che questa striscia positiva si è fatta ancora più consistente in quest’ultimo triennio, a dimostrazione di una tendenza ormai in atto.
Con la Funzione Difesa medesima che passa perciò dai 16.809 milioni del 2021 ai 18.095,5 milioni del 2022, con un incremento di altri 1.286,5 milioni; che, in termini percentuali, equivale a un + 7,7%. Dopo i 1.341 milioni in più tra il 2019 e il 2020, i 1.485,6 tra il 2020 e il 2021, adesso altri 1.286,5 milioni; nel giro di 3 anni, la Funzione Difesa ha quindi visto crescere le risorse disponibili di ben 4.113,1 milioni.
Non si ricorda nulla del genere nella storia recente. Se poi si allarga lo sguardo ad anni meno recenti, ad eccezione del biennio 2018-2019 che aveva registrato altri aumenti ma davvero modesti, il confronto con il triennio “nero” 2015-2017 appare quasi improponibile alla luce dei 5 miliardi circa in più rispetto alle media di quel periodo.
Una crescita dunque positiva, ascrivibile al nuovo importante aumento delle risorse per l’Investimento al pari però dell’ulteriore crescita di quelle per il Personale.
Con il graduale ritorno a una (relativa) normalità dal punto di vista economico dopo i danni pesantissimi seguiti alla pandemia, tornare a parlare di rapporto tra le spese per la Difesa e PIL, cioè del principale parametro di confronto a livello internazionale, acquista nuovamente un senso.
Al punto da restituirci un segnale importante e cioè che l’aumento in termini monetari del bilancio della Funzione Difesa per il 2022 in realtà corrisponde allo 0,956% del PIL contro lo 0,965% del 2021(utilizzando il valore del PIL nominale programmatico indicato dalla NADEF):
Dunque, un piccolo “segnale di allarme”; che però non può essere sottovalutato. Questo in virtù della comparsa anche di un secondo elemento: il risveglio dell’inflazione. Riportatasi già nel 2021 poco sotto il 2% annuo, nel 2022 potrebbe arrivare al 3%; fatte salve ulteriori sorprese “spiacevoli”, assolutamente possibili come dimostrano tutti i recenti indicatori economici.
Personale
Un dato sicuramente rilevante del Bilancio della Difesa per 2022 è rappresentato dalla nuova crescita delle spese per il Personale; dai 10.488,4 milioni del 2021 ai 10.604,3 quest’anno e cioè altri 115,9 milioni in più. A parte un paio di sporadiche eccezioni, è dalla nascita del modello professionale nel 2001 che queste spese crescono senza sosta e nulla indica che il trend si interromperà nei prossimi anni.
L’aumento in termini percentuali potrà anche sembrare modesto (+1,1%); se non fosse però per il fatto che sta comunque procedendo il processo di riduzione degli organici dettato dalla Legge 244/2012. A dimostrazione del fatto che senza questo provvedimento e quindi con dotazioni organiche più consistenti, oggi ci ritroveremmo con una spesa ancora più fuori controllo.
Nel dettaglio è interessante notare la leggerissima contrazione degli stanziamenti per il Personale Militare che infatti passano dai 9.554,2 milioni del 2021 ai 9.500,6 di quest’anno, mentre sul fronte del Personale Civile, la variazione tra il 2022 e il 2021 passa dai 934,1 milioni a 1.103,7 milioni.
Un movimento da attribuire (molto verosimilmente) all’assunzione di nuove figure stabilita da una serie di provvedimenti precedenti, il tutto per un totale di 1.040 unità. A margine, si ricorda anche che il 23 dicembre scorso è stata siglata l’ipotesi di accordo di lavoro (il rinnovo del contratto) per il triennio 2019-2021, destinata agli addetti del comparto Sicurezza e Difesa, dunque, anche quelli delle Forze Armate.
L’accordo riconosce aumenti economici, istituisce varie indennità finalizzate a riconoscere le attività specifiche e prevede ulteriori risorse per finanziare la contrattazione e la concertazione a livello di ogni singola amministrazione. Dal punto di vista pratico, ciò significa che le somme stanziate con la Legge di Bilancio e iscritte nello Stato di Previsione del Ministero della Difesa dovranno, con ogni probabilità, essere riviste al rialzo ampliando ulteriormente il carico di questo capitolo di spesa.
Intanto, in attesa di conoscere anche gli altri elementi che concorrono a delineare il quadro complessivo delle risorse destinate al comparto Difesa (in particolari, i fondi per l’Investimento dal MISE e quelli per le missioni internazionali dal MEF nonché, per un quadro ancora più completo, i fattori utilizzati in ambito NATO e cioè, la spesa per le pensioni e il contributo dei Carabinieri per la Funzione Difesa), si può già comunque formulare una prima ripartizione percentuale dei vari capitoli di spesa per la Funzione Difesa.
Se per l’Investimento la situazione si sta avviando verso una condizione di normalità (se non di vera e propria “prosperità”), ciò che invece emerge con chiarezza è l’assoluta necessità di ridurre la forbice tra Personale ed Esercizio, visto che la prima delle 2 voci continua a pesare comunque in maniera eccessiva, mentre la seconda è in calo.
Esercizio
L’aspetto più critico di questo bilancio 2022 è rappresentato (come più volte anticipato) dall’Esercizio, che interrompe una striscia di 6 aumenti consecutivi avvenuti tra il 2016 e il 2021. Nello specifico si passa infatti dai 2.284,4 milioni nel 2021 ai 2.070,2 milioni del 2022, con 214,2 milioni di euro in meno, pari a un – 9,4 %!
Come noto, quanto fa riferimento a questo capitolo di spesa può essere a sua volta suddiviso in 2 grandi categorie; la prima afferente l’Operatività, la seconda il Funzionamento.
Nell’Operatività ritroviamo così le voci “Formazione e Addestramento” più “Manutenzione e Supporto”; da tempo, come noto, in profonda sofferenza. Ebbene, proprio da questo ambito si ricavano delle indicazioni a dir poco contraddittorie; a ulteriore testimonianza del fatto che la situazione non è certo sotto controllo.
Mentre infatti per il 2022 si registra un finanziariamente modesto ma qualitativamente importante movimento al ribasso su “Formazione e Addestramento” che passa dai 102 milioni del 2021 ai 99 di quest’anno, “Manutenzione e Supporto”, conosce invece un discreto aumento di fondi, passando dai 463,5 milioni sempre del 2021 ai 508,8 per quest’anno.
Analogo giudizio in “chiaro-scuro” anche quello legato alle variazioni intervenute sulla macro-categoria “Funzionamento”.
Il settore delle “Infrastrutture” infatti subisce un vero e proprio tracollo scendendo fino a 324,6 milioni (dai 612,6 del 2021), il “Funzionamento Enti, Comandi, Unità” scende ancora ma in modo più modesto fino a 485,7 milioni (da 489,6 nel 2021), le “Provvidenze” un leggero aumento a 23,2 milioni (da 17,8 milioni sempre per lo scorso anno); analogamente al sotto-settore “Esigenze Interforze” che sale a 628,8 milioni (dai 598,4 dello scorso anno).
Certo, se c’è un capitolo di spesa che da 15 anni a questa parte ha più sofferto per i tagli di Bilancio, questo è l’Esercizio, tenuto a galla da mille espedienti (dai fondi del MEF per le missioni internazionali al programma SOFUTRA/SM, passando per le riassegnazioni, per finire ai contratti di acquisto di nuovi sistemi d’arma comprensivi di consistenti pacchetti di supporto logistico integrato). È però del tutto ovvio che questa situazione non potrà durare a lungo, pena la progressiva perdita di capacità operative e di efficienza complessiva dello strumento militare.
Investimento
Anche il Bilancio della Difesa 2022, così come quelli dei precedenti due anni, è contrassegnato dall’ulteriore e vistoso aumento delle risorse destinate al capitolo dell’Investimento. Peraltro, senza sorpresa alcuna. E questo perché è ampiamente noto che si stanno progressivamente sommando una serie di interventi varati all’incirca nell’ultimo quinquennio. Nel dettaglio si tratta dei 4 diversi cosiddetti “fondoni” istituiti con altrettante precedenti Leggi di Bilancio.
A questi si sommano poi gli stanziamenti previsti dalla LdB dello scorso anno, arrivati attraverso la creazione di uno specifico strumento di finanziamento pluriennale (il “Fondo relativo all’attuazione dei programmi di investimento pluriennale per le esigenze di Difesa nazionale durata quindicennale”. Infine, come anticipato in fase di introduzione, la riproposizione di un nuovo meccanismo di finanziamento sempre sull’orizzonte temporale di 15 anni, contribuisce ad ampliare ulteriormente la disponibilità di risorse; di fatto, anche ben dentro il prossimo decennio.
Nel complesso l’Investimento raggiungerà i 5.421 milioni di euro nel 2022, contro i 4.036,6 dell’anno scorso. La crescita complessiva (notevole) è perciò di 1.384,4 milioni, pari a +34,3 %. Ai fini di una maggiore precisione, si ricorda poi che questo capitolo di spesa deve essere suddiviso a sua volta in “Ammodernamento e Rinnovamento” da una parte e “Ricerca e Sviluppo” dall’altra.
La prima di queste due voci nel 2022 riceve 5.361,9 milioni (nel 2021 erano 3.968,5); mentre la seconda vede l’assegnazione di risorse pari a 59,1 milioni (50,1 nel 2021). Ovviamente, spetterà poi al DPP indicare la ripartizione di questa somma (così come di quella iscritta nel bilancio del MISE) tra i vari programmi di Ammodernamento e Rinnovamento.
Il contributo del MISE
La “novità” poi che emerge rispetto all’analisi degli ultimi anni è costituita dalla maggiore difficoltà di individuare già con lo Stato di Previsione del MISE, l’esatto ammontare delle somme messe a disposizione da questo Ministero. Fino a qualche anno fa infatti, queste erano solitamente concentrate in 4 specifici capitoli di spesa.
Il 7419 (con una dotazione per il 2022 di 656,7 milioni di €): “Contributi per il finanziamento di interventi nel settore marittimo a tutela degli interessi di difesa nazionale”; in altri termini, la cosiddetta “Legge Navale” destinata al rinnovamento della flotta della Marina Militare.
Il 7420 (per il 2022 ci sono 164,3 milioni): “Interventi per l’attuazione di programmi ad alta valenza tecnologica in ambito difesa e sicurezza nazionale”
Il 7421 (e 1.162,6 milioni per quest’anno): “Interventi per lo sviluppo delle attività industriali ad tecnologia dei settori aeronautico ed aerospazio in ambito difesa e sicurezza nazionale”.
Laddove questi 2 capitoli ricomprendono molti programmi importanti quali Eurofighter, elicotteri NH-90, Forza NEC, linea addestratori dell’Aeronautica Militare, eccetera.
E infine il 7485 (con 522,6 milioni complessivi per il 2022): “Interventi per lo sviluppo e l’acquisizione delle unità navali della classe FREMM e delle relative dotazioni operative”, nato per l’appunto allo scopo di finanziare i programmi FREMM, più VBM Freccia, ma che con il tempo ha finito con l’assorbire anche altri.
Ora invece accade che alcuni interventi vadano a impegnare, sia pure in modo parziale, anche il capitolo 7423 (“Interventi nei settori industriali ad alta tecnologia”), che dispone di 561,4 milioni. In assenza tuttavia di ulteriori elementi di informazione utili, anche quest’anno sarà dunque fondamentale l’opera di puntuale definizione del quadro delle risorse operata sempre dal DPP.
Dunque, per il 2022, il totale dei fondi complessivamente assegnati all’Investimento (Ministero Difesa più MISE) potrebbe essere intorno agli 8 miliardi di euro circa, una cifra record!
La progressione è davvero notevole: giusto per dare un riferimento, nel 2019 il livello di risorse nel complesso disponibile era stato pari a 4.316,1 milioni. Questo significa dunque un balzo di circa l’85% nel giro di soli 3 anni! Con il dato ancora più significativo rappresentato dalle prospettive più che discrete anche per i prossimi anni.
Foto: Difesa.it
Giovanni MartinelliVedi tutti gli articoli
Giovanni Martinelli è nato a Milano nel 1968 ma risiede a Viareggio dove si diplomato presso l’Istituto Tecnico Nautico per poi lavorare in un cantiere navale. Collabora con Analisi Difesa dal 2002 occupandosi di temi navali in generale e delle politiche di Difesa del nostro Paese in particolare. Fino al 2009 ha collaborato con la webzine Pagine di Difesa.