Alta tensione in Libano: i caschi blu incrementano i pattugliamenti
I caschi blu di UNIFIL, inclusi i mille militari italiani a guida Brigata di Cavalleria Pozzuolo del Friuli, integrati con altri 2800 militari di 16 nazioni nel Settore Ovest sotto il comando del generale di brigata Massimiliano Stecca hanno recentemente intensificato le attività operative in tutta l’area di operazioni assegnata, compresa tra il fiume Litani a nord e la Blue Line (linea di demarcazione tra il territorio Libanese e quello Israeliano) a sud.
“Tale incremento si è reso necessario in esito alla concomitanza del Ramadan, della Pasqua Cattolica e di quella Ortodossa e, soprattutto, a seguito della ripresa dei lavori di fortificazione della Technical Fence Israeliana” riferisce un conunb9cato del comando del Settore Ovest di UNIFIL.
“L’attenzione si concentra principalmente nel garantire la piena libertà di movimento, in primis lungo l’arteria strategica della Coastal Road che collega Naqoura, sede del Comando di UNIFIL, il Settore Ovest e Beirut, e nel mantenere il controllo e la stabilità dell’intero settore, con particolare riguardo alla Blue Line.
Lungo questa linea di demarcazione il Contingente italiano conduce pattugliamenti diurni e notturni, appiedati e motorizzati, oltre a presidiare due basi avanzate, UNP 1-31 e, soprattutto, UNP 1-32A, ove si svolgono le riunioni del Tripartito con i rappresentanti di UNIFIL, Libano e Israele ” continua il comunicato, precisando che ” dall’inizio del mandato, i militari della Brigata di Cavalleria Pozzuolo del Friuli hanno condotto più di mille attività di pattugliamento appiedato e a bordo di mezzi.
Di queste, oltre il 12% sono state condotte in stretta sinergia con le Forze Armate Libanesi (LAF). Ad integrare il pattugliamento sono state sviluppate sul terreno più di 100 attività di controllo delle possibili aree di lancio di razzi verso Israele nonché più di 1000 attività tra scorte e posti di osservazione temporanei e permanenti.”
La nota sottolinea che ” un ulteriore incremento potrà rendersi necessario al termine delle festività religiose, per scongiurare qualsiasi atto dimostrativo da parte di facinorosi. In tale contesto, un ulteriore innesco di possibili tensioni sono il particolare momento storico che il Libano sta attraversando a causa di un’importante crisi socio-economica e politica ed i recenti accadimenti in Israele”.
Il Libano è del resto in preda a forti tensioni. Il presidente Michel Aoun ha riunito il 29 aprile il Consiglio supremo di Difesa per discutere i preparativi per le elezioni legislative del 15 maggio. Secondo il quotidiano libanese “Nida’a Al-Watan”, Aoun aveva concordato con il primo ministro Najib Miqati di convocare il Consiglio supremo di difesa per un incontro dopo le celebrazioni dell’Eid al Fitr (la fine del Ramadan), ma in seguito ha cambiato idea e ha deciso di anticipare la riunione.
Fonti vicine alla presidenza hanno evidenziato il rischio che alcune in regioni si possano registrare violenti scontri tra sostenitori di candidati avversari. In base ai resoconti dell’intelligence è stata quindi presa la decisione ufficiale di attuare un piano che impedisca qualsiasi confronto o tensione sul terreno nel corso del processo elettorale.
Il Consiglio ha annunciato la costituzione di una unità operativa volta a monitorare la sicurezza durante le elezioni legislative. I responsabili degli apparati di sicurezza, compreso il comandante in capo delle Forze armate, Joseph Aoun, dal canto loro, hanno affermato, durante questo incontro, di essere in grado di fornire sicurezza il giorno delle elezioni.
Secondo quanto riportano i media libanesi un gruppo di uomini non identificati hanno lanciato una granata assordante e sparato diverse raffiche di mitra durante una cena organizzata ad Akkar el-Atika, città settentrionale, dal candidato al parlamento Ziad Rahal. Poco prima, i residenti locali avevano attaccato il convoglio del deputato della regione, Hadi Hobeiche, senza che ci fossero feriti. Gli incidenti di sicurezza, in particolare nel nord del Libano si sono moltiplicati negli ultimi giorni, in un clima di tensione in vista delle elezioni legislative del 15 maggio, in un Paese in piena crisi economica.
La riunione del Consiglio Supremo di Difesa ha preso in esame le misure che saranno adottate per garantire la sicurezza della visita di Papa Francesco prevista dal 12 al 13 giugno.
Sempre in tema di sicurezza il 27 aprile un intenso scontro a fuoco è avvenuto tra l’esercito libanese e uomini armati sospettati di appartenenza allo Stato islamico nei pressi di Majdel (Wadi Khaled), villaggio nel nord del Libano situato a pochi chilometri dal confine con la Siria.
La sparatoria è avvenuta dopo l’uccisione da parte delle forze di sicurezza libanesi di un presunto terrorista dello Stato islamico, che aveva tentato di colpire una postazione dell’esercito a Wadi Khaled. In base ad una prima ricostruzione, i colpi d’arma da fuoco sono stati esplosi dal villaggio siriano al-Maajir, confinante con la municipalità di Wadi Khaled.
Ad ingigantire le tensioni contribuisce anche la crisi tra Israele e l’asse Iran-Hezbollah. Il 29 aprile il segretario generale del movimento sciita libanese Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha annunciato che l’Iran potrebbe attaccare “direttamente Israele” dopo che il 25 aprile il lancio di un razzo dal Libano meridionale sul territorio israeliano aveva determinato la risposta delle forze di Gerusalemme con oltre 50 proiettili di artiglieria.
Il leader di Hezbollah ha fatto anche riferimento all’attacco missilistico iraniano a Erbil, in Iraq, a marzo, compiuto dall’Iran dopo che le autorità della Regione autonoma del Kurdistan avevano consentito a Israele di condurre un attacco contro obiettivi della Repubblica islamica.
La dichiarazione di Nasrallah è giunta inoltre appena due giorni dopo che un presunto attacco aereo israeliano ha preso di mira alcuni siti militari vicino Damasco, uccidendo quattro soldati siriani. “Quando inizieranno le manovre israeliane, prima o dopo le elezioni in Libano, saremo ai massimi livelli di allerta e operatività”, ha affermato Nasrallah avvertendo che “qualsiasi errore, stupidità o atto aggressivo che il nemico israeliano possa commettere” riceverà una risposta “rapida e diretta”.
(con fonti UNIFIL, AGI e Agenzia Nova)
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