Perdite sempre più alte per le forze afghane
Ben 950 soldati afghani sono morti nei primi sei mesi del 2014, su un totale di 6.853 uomini che l’esercito ha perso negli ultimi undici anni. Lo ha reso noto ieri il ministero della Difesa a Kabul. Il portavoce ministeriale, generale Zahir Azimi, ha chiarito via Twitter che il 2013 è stato l’anno peggiore per l’Esercito nazionale afghano (ANA), con 1.392 vittime, anche se il 2014 ha tutti i presupposti per superare ampiamente questo triste primato. Nel 2003 soltanto nove militari morirono nel conflitto con i talebani e gli altri movimenti oppositori ma il bilancio delle vittime è cresciuto anno dopo anno ed ha avuto un picco a partire dall’inizio della transizione della sicurezza dalla Coalizione internazionale a esercito e polizia afghani.
Come previsto, la Forza Internazionale di Assistenza alla Sicurezza (Isaf) terminerà la sua missione in Afghanistan il 31 dicembre (anche se di fatto è dall’inizio dell’anno che i militari alleati partecipano solo in rare occasioni alle operazioni belliche) e da quel momento sul terreno saranno presenti solo le forze armate e della polizia afghane a cui la NATO fornirà un limitato supporto aereo. Quest’amnno le perdite delle forze alleate sono scese a 66 caduti (incluse le vittime di incidenti) contro i 161 dell’anno scorso e i 402 del 2012.
Più alte di quelle dell’esercito sono state le perdite registrate dalla polizia afghana: 10.483 tra il 2003 e il marzo di quest’anno mentre i dati parziali più recenti relativi al periodo 21 marzo 2013- 20 marzo 2014 riferiscono di 1.792 agenti uccisi.
Nel complesso le forze afghane (polizia ed esercito) hanno registrato 16.446 caduti al 21 marzo di quest’anno saliti a oggi a oltre 17 mila. Di fatto, rispetto al 2011 (anno in cui iniziò il ritiro delle forze della NATO) il tasso di perdite tra gli afghani in uniforme è raddoppiato.
Sempre a Kabul il vice ministro dell’Interno Masoud Ahmad Azizi ha reso noto ieri che nel giro di 14 mesi la componente femminile nella Polizia nazionale afghana (ANP) sarà portata dagli attuali 2.200 a 10.000 elementi. Sono in corso, ha spiegato Azizi a Tolo tv, aggiustamenti ambientali per migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle donne all’interno della forza e per questo il numero delle agenti di polizia raggiungerà entro la fine dell’anno le 5.000 unità.
Altre 5.000 donne, invece, saranno reclutate nel corso del 2015. Oltre a svolgere attività di sostegno di carattere sociale, le agenti afghane sono impegnate in azioni di controllo nei principali luoghi di accesso alla capitale ed in alcuni casi anche in operazioni complesse.
Con il ritiro delle truppe alleate è tornato progressivamente a crescere il numero di terre consacrate alla produzione di oppio che hanno raggiunto un livello record nel 2013, superando con 209.000 ettari i 193.000 ettari del 2007. E’ quanto emerge da un rapporto inviato a Washington dall’Ispettore generale speciale per la ricostruzione in Afghanistan (Sigar), John Sopko. Questo è avvenuto, sottolinea Sopko, nonostante i 7,6 miliardi di dollari spesi dagli Stati Uniti per la lotta al narcotraffico dal 2002. I 209.000 ettari su cui è cresciuto il papavero da oppio, precisa il rapporto, rappresentano un incremento del 36% sul 2012 e si trovano principalmente nel sud (Kandahar ed Helmand) e nel sud-est dell’Afghanistan.
Ma anche in province come Nangarhar, che erano considerate libere da questa produzione. I primi dati relativi al 2014 lasciano intendere, sostiene il Sigar, che l’area di coltivazione si estenderà ulteriormente. Fra il 2002 ed il 2013, inoltre, essa si è incrementata di ben 125.000 ettari.
Questo ha fatto si che il valore dell’oppio e dei suoi derivati è ammontato in Afghanistan nel 2013 a tre miliardi di dollari, contro i due miliardi raggiunti l’anno precedente. Denaro è per lo più utilizzato da narcotrafficanti, ma anche dai talebani che finanziano in questo modo il loro sforzo bellico.
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