Software sloveni Mil Sistemika per gli ucraini (e i curdi?)
Secondo la maggior parte dei quotidiani locali, il contributo dei Paesi balcanici al conflitto divampato nell’est dell’Ucraina è stato fino ad ora limitato al reclutamento di volontari e mercenari. Secondo le informazioni disponibili, infatti, pare che decine di uomini (in prevalenza ex militari o combattenti durante i conflitti degli anni ’90) abbiano deciso di recarsi nell’est ucraino per sostenere le fazioni in lotta.
I filo russi possono tendenzialmente contare sull’apporto di paramilitari serbi, mentre le forze governative sono appoggiate prevalentemente da Sloveni e Croati (anche di Bosnia).
Nonostante l’arrivo di molti stranieri, Kiev ha comunque lamentato di essere in svantaggio rispetto ai separatisti a causa, fra le altre cose, del supporto tecnologico che questi riceverebbero direttamente da Mosca.
Per limitare tale gap, il Paese ha deciso di rivolgersi direttamente alla Mil Sistemika (una divisione separatasi da S&T Slovenija ), una società slovena specializzata nella creazione di software per uso operativo e civile che aveva già avuto modo di collaborare con le forze armate ucraine durante l’esercitazione Combined Endeavor a Grafenwoehr, in cui aveva avuto il compito di connettere i sistemi informatici dei paesi NATO con quelli degli stati partner, come Armenia, Macedonia e, appunto, Ucraina.
Sebbene non siano state fornite informazioni precise sulle quantità e sul metodo di acquisto, è comunque certo che l’Ucraina sia ora in possesso dell’intero pacchetto Personal Eye System (PES), composto da una versione PRO e una SERVER. Il PES PRO è un programma di navigazione militare (la cui versione base è scaricabile anche dai civili) appositamente realizzato per funzionare sugli smartphone e i tablet con sistema Android degli operatori.
Il software permette di accedere a svariate funzionalità, fra le quali le principali sono la navigazione militare (con mappe topografiche disponibili anche offline), il Blue Force Tracking (BFT) per monitorare lo spostamento delle forze alleate, il COP-sharing (tramite rete 2G,3G o WI-FI), il collegamento diretto alla PRR (Personal Role Radio) e il JTAC per dirigere il supporto aereo ravvicinato (sembra, però, che le funzioni di targeting siano state escluse dalla versione acquistata da Kiev).
Il PES Server, invece, è un’applicazione creata appositamente per la direzione delle operazioni nei quartier generali (HQ). Installato su una piattaforma indipendente, permette di monitorare le operazioni svolte dalle unità assegnate ai diversi comandi, comunicando direttamente con loro e tracciandone gli spostamenti, e contestualmente, di registrate tutta l’operazione su file AAR.
Entrambe le versioni sono collegabili direttamente alla maggior parte delle VHF combat net radios.
E’ interessante sottolineare che la stessa società ha dichiarato ad Analisi Difesa di essere pronta a fornire, tramite la compagnia giordana JELS, un suo software di recente sviluppo anche ai peshmerga curdi, tramite un’operazione che deve ancora ricevere l’autorizzazione da parte del governo sloveno il quale, a differenza di altri membri NATO, ha scelto un approccio estremamente cauto circa l’invio di aiuti alle fazioni in lotta in Siria ed Iraq.
Nello specifico, nell’ottica di migliorare le prestazioni dei combattenti curdi e modernizzare gli strumenti a loro disposizione, questi dovrebbero ricevere lo Sniper Calculator, un’applicazione per smartphone e tablet Andoid realizzata per facilitare tiri a lunga distanza e in grado di prendere automaticamente in considerazione una serie di parametri (distanza, vento, umidità, pressione, calibro, qualità e quantità della polvere utilizzata, etc.) che vanno ad influire sulla precisione.
L’app permette anche di registrare i tiri effettuati, stabilire un collegamento con altri supporti per monitorare la posizione del tiratore, ma soprattutto, può essere utilizzata insieme al sistema di addestramento visivo VSB3, simulando sia la posizione dello sniper che quella dello spotter, un aspetto particolarmente utile per un esercito in fase di addestramento.
Questo strumento è già molto utilizzato, basti pensare che ci sono oltre 26mila users attivi della versione di base (scaricabile da Google Play Store) e più di 1200 di quella PRO. Secondo i produttori, il modello completo è utilizzato, oltre che dall’Esercito e dalle Forze Speciali della Polizia Slovena, anche in Mali ed Afghanistan da cecchini delle Forze Armate dei principali eserciti NATO (come USA, Italia, Belgio, Olanda, Finlandia, etc). Interrogati sulla possibilità che queste tecnologie avanzate e low cost possano finire nelle mani “sbagliate”, come era già successo in Siria quando i jihadisti erano stati ripresi ad utilizzare IPAD e supporti analoghi per facilitare il tiro con i mortai, i vertici della Mil Sistemika hanno risposto di aver preso le contromisure necessarie.
Alla versioni free dello Sniper Calculator e del PES, ad esempio, sono state limitate molte funzioni, escludendo completamente la possibilità di criptare le comunicazioni e collegare i dispositivi a radio VHF o sistemi Satcom.
Ci vorrà tempo per capire quale sarà il reale impatto di queste tecnologie nei nuovi teatri operativi in cui verranno utilizzate. Da un lato, l’invio di questi strumenti conferma la volontà di fornire ai curdi quanto necessario ad affrontare la guerra allo stato Islamico, dall’altra segna un cambio di rotta per quanto riguarda lo scenario ucraino al quale, sino ad ora, erano state destinate solo tecnologie datate.
Resta da vedere se l’impegno di Mil Sistemika a fornire anche assistenza tecnica per permettere il dialogo fra piattaforme ex-sovietiche e nuovi software di ambito NATO sarà sufficiente a permettere un uso ottimale di strumentazioni così diverse fra loro.
Foto: Mil Sistemika
Luca SusicVedi tutti gli articoli
Triestino, analista indipendente e opinionista per diverse testate giornalistiche sulle tematiche balcaniche e dell'Europa Orientale, si è laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche all'Università di Trieste - Polo di Gorizia. Ha recentemente pubblicato per Aracne il volume “Aleksandar Rankovic e la Jugoslavia socialista”.