Sicurezza privata in Yemen
Con l’attenzione mediatica concentrata su IS(IS), Siria ed Iraq, un altro teatro di scontro confessionale sciita-sunnita e fondamentalista passa quasi in sordina, nonostante gli attualissimi sviluppi e possibili ripercussioni: lo Yemen. Nato dall’unione di due Stati (Yemen del Nord e Sud) nel 1990, l’attuale entità statuale si trova minacciata da una consistente minoranza sciita, a settentrione, i cui ribelli – gli Houthis – hanno recentemente conquistato la capitale e da tribù sunnite secessioniste, nella zona meridionale, a cui si è alleato il ramo locale di Al Qaeda (AQY).
A loro volta i ribelli sciiti ed alcuni reparti governativi si stanno scontrando con jihadisti e sunniti.
Molte le ingerenze straniere: droni ed aiuti americani per la lotta al terrorismo, sostegno saudita sia in chiave anti-iraniana che anti-jihadista, mantenendo il Paese in un’instabilità più congeniale a Riyaded armi ed addestramento ai ribelli sciiti dall’Iran . Come se non bastasse, il fenomeno della pirateria e relative azioni di contrasto trovano la loro ambientazione obbligata nel martoriato Paese affacciato sul trafficatissimo Golfo di Aden.
Sull’orlo della guerra civile e considerato un Failed State (Stato fallito), lo Yemen è sinonimo di povertà ed inefficienza, di corruzione ed incapacità di controllare e salvaguardare il proprio territorio, istituzioni e cittadini. Le forze armate si trovano divise tra lealisti del deposto ex presidente Ali Abdullah Saleh ( ancora molto potente!) ed oppositori o leader tribali ; una divisione che ha indebolito l’intero apparato di sicurezza nazionale e favorito ribelli e terroristi.
In questo vuoto di potere e sicurezza si sono inserite entità private: le Private Military e Security Companies (PMSC). Ripetuti attacchi ed omicidi di personale privato straniero nel Paese hanno dimostrato quanto tali presenze non siano soltanto episodiche. A maggio un operatore francese di una compagnia di sicurezza al servizio dell’Unione Europea è stato ucciso da un commando nella zona diplomatica di Sana’a .
A novembre 2013 due contractors russi o bielorussi (la cui nazionalità è stata oggetto di rimpalli tra Mosca e Minsk), sono stati attaccati da uomini in motocicletta. I due operatori, uno dei quali è deceduto, erano consiglieri dell’Esercito yemenita
. Un esperto di sicurezza tedesco era stato ucciso in una via della capitale il mese precedente. Ancora, nel 2012 tre contractors americani impegnati nell’addestramento della Guardia Costiera sono stati feriti durante un trasferimento.
Incidenti che hanno portato alla luce un settore economico in forte sviluppo in uno dei Paesi più poveri del Medio Oriente. Disoccupazione, condizioni economiche drammatiche ed una blanda applicazione della Legge sono alla base di un tasso di criminalità molto elevato, come riportato dall’Ufficio di Sicurezza Diplomatica del Dipartimento di Stato USA. Secondo Mohammed Al-Amoodi, analista dell’Università di Sana’a, il business della sicurezza privata yemenita inizia a metà degli anni 90, contestualmente alla recrudescenza della guerra civile, per poi effettivamente prosperare negli ultimi quattro o cinque anni, man mano che il Paese si è fatto sempre più importante per la “War on Terror” occidentale.
Le pioniere furono due società straniere a cui si affiancarono realtà locali, raggiungendo quota 20 nel 2011. Lo Yemen Times sostiene che presso il Ministero dell’Industria e del Commercio sarebbero accreditate 35 compagnie di sicurezza locali ed un numero imprecisato di straniere, ognuna delle quali impiegherebbe mediamente 2.000 uomini.
La clientela è costituita da ambasciate, società petrolifere, banche, scuole ed università, alberghi e locali frequentati da occidentali od avventori facoltosi ed altre strutture sensibili. Servizi e figure richieste sono quelle tradizionali di guardie armate (o meno) a presidio di postazioni fisse o di scorta merci e/o persone, oltre ad operatori di videosorveglianza. Una soluzione originale consiste nella fornitura di alloggi lussuosi come alternativa sicura e di basso profilo agli hotel che, specie se frequentati da stranieri, si trasformano in calamite per attentatori e sequestratori. La qualità dei servizi è garantita secondo gli standard più elevati con personale addestrato ad ogni evenienza: squadre mediche, sala operativa in funzione 24 ore su 24 e forze d’intervento rapido.
I costi di tali servigi sono decisamente fuori dalla portata di molti potenziali clienti (locali e non) che preferiscono pertanto evitare di servirsene o di recarsi nel Paese. Il costo per il noleggio di un automobile con relativo autista/guardia del copro si aggira sugli 800 Euro al giorno con punte fino ai 1.200 Euro; tariffe variabili a seconda di diversi fattori quali esperienza, rischiosità ecc. Comunque, il margine di profitto delle società si aggirerebbe tra il 25 e il 75%.
Visto che molte imprese e strutture operano senza autorizzazione ufficiale con risvolti negativi in termini di censimento, tassazione, qualità del servizio e condizioni dei lavoratori, lo Stato sta elaborando una nuova regolamentazione che andrà a sostituire quei “meccanismi di mercato” che hanno da sempre dettato legge nel settore. Le registrazioni di nuove società, infatti, sono sospese in attesa che venga approvata la bozza.
Tra i punti sensibili vi è la necessità d’adozione di una precisa uniforme per distinguere le guardie private da quelle governative, una maggior integrazione tra forze pubbliche e private e modalità d’impiego, registrazione e distribuzione di armi da fuoco più stringenti in un Paese caratterizzato da una larghissima ed illecita diffusione. Le future richieste di licenza dovranno esser inviate al Ministero degli Interni dopo aver dimostrato di esser in possesso di particolari requisiti, soprattutto addestrativi. Per quanto riguarda le condizioni dei dipendenti (locali ovviamente), si lamentano turni estenuanti di 16 ore senza la corresponsione di straordinari .
Lo stipendio è di circa 160 Euro mensili, da cui ne viene trattenuta una quarantina per assicurazione, addestramento, uniforme e voci varie. Come giustificazione, i datori di lavoro adducono costi relativi al personale decisamente alti e retribuzioni crescenti fino ai 280 Euro a partire dal terzo anno d’impiego.
Dettagli mai confermati dai lavoratori che, anzi, hanno presentato numerose lamentele al Ministero degli Affari Sociali e del Lavoro. Tuttavia, considerando che la quasi totalità dei proprietari di queste compagnie di sicurezza è formata da alti ufficiali o politici influenti, nessun provvedimento o risposta è mai giunta. Nel frattempo, con una disoccupazione giovanile del 40%, i lavoratori sono costretti a rigare dritto comunque, onde evitare di esser sostituiti da migliaia di potenziali rimpiazzi.
Questa grande offerta di lavoro va anche a scapito della qualità in quanto costituita da personale senza esperienza e che quindi necessità di formazione. L’addestramento impartito varia a seconda che l’operatore sia destinato al servizio armato o meno ed è a cura delle compagnie stesse che possono rivolgersi a personale di formazione straniero.
Fatto salvo per poche realtà, la maggioranza delle guardie private yemenite è costituita da operatori che non hanno la minima consapevolezza dell’ambiente, armi ed equipaggiamento con cui vengono chiamati ad operare. Gli unici requisiti selettivi sono un livello sufficiente di alfabetismo ed un’età non superiore ai 40 anni.
Per citare alcuni nomi e caratteristiche delle compagnie militari e di sicurezza private in cui mi sono imbattuto ho dato un’occhiata anche ai loro siti internet. Tra le realtà locali:
– Lotus Marittime Security – Nel 2010, in collaborazione con il broker civile di sicurezza marittima Gulf of Aden Group Transit, la Marina Militare e la Guardia Costiera yemenita, ha fornito unità navali e personale militare in servizio attivo per scortare imbarcazioni attraverso il Golfo di Aden, a circa 45.000 Euro nave/viaggio.
Come indicato da Christian LeMiere del London’s International Institute for Strategic Studies, il noleggio di personale e naviglio di scorta non era una novità; lo era invece la collaborazione tra Stato e società private, conferendo come valore aggiunto il fatto che, qualunque intervento, scaramuccia o scontro sarebbe stato direttamente legittimato dal governo yemenita.
– Universal Eagles Security Services ltd. Società di San’a che offre un’ampia gamma di servizi come sicurezza statica armata e non, protezione VIP, presidio di strutture pubbliche e turistiche, consulenza e gestione dei rischi, evacuazioni, sicurezza marittima, personale medico, progettazione e costruzioni, videosorveglianza e numerosi corsi d’addestramento.
Dal modernissimo sito si evince una particolare sensibilità alla comunicazione, agli obiettivi e valori aziendali ed etici. Si riporta l’adesione al protocollo internazionale ICoC per i fornitori di sicurezza privata. Tra i clienti più noti: NBC, ABC, Airbus, DHL, Hertz e Royal Jordanian. Le immagini di uomini armati riportate nel sito suscitano un effetto intimidatorio e deterrente che vuol dare un’idea di professionalità ed affidabilità dell’impresa.
– Safer altra società basata nella capitale con un sito molto esaustivo. Nata nel 2012, è in grado di offrire soluzioni secondo i più alti standard internazionali ma perfettamente adattate alla realtà locale con un approccio trasparente e sostenibile. Fornisce servizi di addestramento, protezione, consulenze e analisi dei rischi. Pubblica reports, studi, bollettini, newsletters e sms sulla sicurezza nel Paese. Molto originale è la disponibilità di una guest-house super protetta dove i clienti possono alloggiare e lavorare con discrezione. La società dispone anche di “pacchetti” forfettari di sicurezza. E’ in fase di realizzazione un corso di autodifesa femminile che, in una cultura così tradizionalmente maschilista, rappresenta un’eccezionalità. Le immagini del sito sono stavolta più mirate al contesto locale e sostenibile.
Tra le società straniere troviamo:
– Al-Wafa Group società emiratina con ampia e certificata esperienza nel settore dei servizi di pulizie che, a partire dal 2012, si è lanciata nella sicurezza privata. Da articoli reperiti sul web è stato appurato che opera attualmente in Yemen con incarichi anche abbastanza impegnativi come la protezione di strutture petrolifere, tuttavia, l’immagine di copertina del sito che ritrae una mano inguantata che passa una spugna è alquanto forviante. E’ vero che “l’abito non fa il monaco” ma, se dovessi decidere a chi affidare la mia protezione, forse opterei per altre società!
– Argus Security Projects Ltd (ASP) ha sede a Cipro ma è nata in Bulgaria nel 1997. Ha operato prevalentemente nei Balcani e si è specializzata in una gran varietà di servizi di sicurezza come guardie armate statiche, pattugliamenti, forze di reazione rapida, videosorveglianza, noleggio di veicoli blindati, gestione rischi e crisi per organizzazioni internazionali e grossi gruppi commerciali in zone di conflitto ad alta intensità.
Presenta uno staff di più di 1.000 dipendenti dispiegati in 40 Paesi tra cui Libia, Siria e Yemen. L’impiego sul campo di unità autosufficienti le consente di ridurre la catena di comando e di comunicazione offrendo soluzioni più agili e prezzi contenuti. Vanta operatori di grande esperienza maturata presso forze di sicurezza di Paesi occidentali che, insieme a professionisti locali, possono fornire un servizio adeguato al contesto locale.
Azienda certificata ISO 9001:2008, ha aderito al codice di condotta ICoC, all’organizzazione di settore ASIS e si dichiara ottemperante al Documento di Montreaux e relative leggi internazionali. Tra i clienti principali, la delegazione dell’Unione Europea che a maggio ha subito un attacco che si è concluso con la morte di un francese della Argus. Sul sito vengono indicate anche le “vacancies”: posizioni lavorative disponibili quali country managers, leader ed operatori di squadre di protezione.
– Griffin Security Ltd. parte del Griffin Group, è una società di sicurezza privata e gestione del rischio internazionale con base in Yemen e presenza anche negli Emirati Arabi Uniti.
Tra i clienti troviamo società petrolifere e gasifere, governi, organizzazioni internazionali, agenzie e società private. Si occupa di servizi di sicurezza come protezione ravvicinata, team di pronto intervento, pattuglie e vigilanza statica, video e termo-sorveglianza, sicurezza marittima, portuale e controllo confini, consulenza, analisi e progettazione combinando standard internazionali e una profonda conoscenza delle dinamiche locali e tribali.
Conforme agli standard e requisiti più elevati, è stata più volte incaricata della protezione dell’Ambasciata statunitense per una cifra annuale (2011-2012) di 1,6 milioni di Euro; altri dettagli contrattuali sono disponibili sul sito del Procurement del Governo Federale americano
Dal 1995 è autorizzata dal Governo yemenita alla protezione d’imbarcazioni che attraversano Mar Rosso e Golfo di Aden con team imbarcati o naviglio di scorta. La società è dotata di uno staff di circa 500 uomini con una grande esperienza e selezionati secondo criteri molto rigidi.
Vista la composizione multietnica dei team si richiede una buona padronanza della lingua inglese ed interpreti con conoscenza del gergo legale, tecnico e medico. Vengono richieste anche buone capacità di negoziazione e mediazione per l’interazione con la popolazione e leader tribali. Il sito della società si caratterizza per un aspetto molto professionale ed intimidatorio, con ripetute immagini di personale armato.
– G4S – non poteva di certo mancare il colosso britannico. Con i suoi più di 618.000 dipendenti e una presenza attiva in più di 120 Paesi è in grado di rispondere a qualunque esigenza di sicurezza e vigilanza.
Per concludere, il processo di privatizzazione della sicurezza yemenita si caratterizza per gli stessi dubbi e perplessità precedentemente scaturiti in altri Paesi, dividendo politici, studiosi, opinionisti e semplici cittadini nelle consuete due opposte fazioni. Da una parte chi considera il fenomeno un’occasione per alleviare il “fardello” di un Governo già duramente provato attraverso “interlocutori” più affidabili a cui autorità locali ed internazionali possono rivolgersi.
Dall’altra chi si sente minacciato dall’erosione dell’autorità statuale e da una dilagante situazione di conflitto ed impunità per questi nuovi operatori. Nonostante il contesto operativo sia caratterizzato da un’estrema povertà ed arretratezza di fondo, dai siti web di alcune di queste società si può osservare una vivace ed originale aggressione del mercato, adeguandosi finemente alle necessità e sensibilità occidentali.
Permangono, tuttavia, differenze con le imprese tradizionalmente più consolidate per quanto riguarda livello qualitativo, retribuzioni, condizioni di lavoro e welfare ma, in un settore che in 20 anni ha subito forti stravolgimenti e ha dato prova di un estremo dinamismo e malleabilità, tutto è in fase di evoluzione e merita di esser osservato con costanza ed attenzione.
Foto: Reuters, Lotus, Universal Eagle Security, Griffin Security, World Tribune, The News,
Pietro OrizioVedi tutti gli articoli
Nato nel 1983 a Brescia, ha conseguito la laurea specialistica con lode in Management Internazionale presso l'Università Cattolica effettuando un tirocinio alla Rappresentanza Italiana presso le Nazioni Unite in materia di terrorismo, crimine organizzato e traffico di droga. Giornalista, ha frequentato il Corso di Analista in Relazioni Internazionali presso ASERI e si occupa di tematiche storico-militari seguendo in modo particolare la realtà delle Private Military Companies.