Gli 007: così Al Qaeda e Is puntano sul business dei clandestini
di Francesco Viviano da La Repubblica del 23/01/15
Cellule di Al Qaeda e dell’Is che hanno base in Turchia, Libia ed Egitto sarebbero entrate prepotentemente nella gestione del traffico di essere umani per finanziare le proprie organizzazioni, scalzando o lavorando in società con i gruppi criminali che da anni gestiscono lo spostamento di siriani, palestinesi e altri cittadini dei Paesi del Centro Africa verso l’Europa.
Il nuovo business è stato rilevato da servizi segreti algerini, marocchini, egiziani, tunisini, i quali hanno girato le informazioni raccolte ai responsabili dell’intelligence dei Paesi europei, compresa l’Italia, lanciando l’allarme. I nostri servizi avevano già preso informazioni sulla nuova strategia delle due organizzazioni estremiste islamiche che ormai da tempo hanno allargato la loro attività anche oltre il traffico clandestino di petrolio, armi e stupefacenti. Adesso si occupano quindi anche di esseri umani, un business che vale milioni di euro.
I servizi segreti nord africani ed europei hanno anche individuato le modalità e le nuove rotte seguite dai trafficanti che trasferiscono le persone in Libia partendo dalla Siria, dalla Turchia e dai paesi del Centro Africa.
Gli estremisti islamici che si sono inseriti nel traffico di esseri umani non sono interessati alle piccole imbarcazioni o ai gommoni che partono dalle coste libiche ma ai grossi mercantili destinati allo smantellamento perché sono in grado di trasportare migliaia di passeggeri, in particolare siriani e palestinesi (i quali hanno a disposizione molti più soldi dei disperati provenienti dal Centro Africa) che prima sbarcavano sulle coste siciliane e che adesso preferiscono dirigersi verso le coste calabresi o pugliesi.
I servizi segreti avrebbero anche individuato alcuni capi di queste nuove organizzazioni e tra questi Abdel Raouf Qara.
Si tratta di un trafficante «con forte connotazione jihadista — annotano i report delle intelligence nord africane ed europee —che da mesi gestirebbe in regime di monopolio il traffico di essere umani». Abdel Raouf Qara si è inserito nel business dell’immigrazione clandestina per auto-finanziarsi.
E ad Abdel Raouf Qara si sarebbero accodati anche altri gruppi «di ispirazione islamista » nell’area di Bengasi (che è il maggior centro di raccolta di extracomunitari che vogliono andare in Europa) «entrati nel business sempre con finalità di autofinanziamento».Abdel Raouf Qara è a capo di una delle più potenti milizie libiche, con oltre 1.000 uomini armati, regolarmente stipen- diati con poco di 300 euro al mese.
Si è improvvisato contemporaneamente “giudice” e “direttore” di alcune carceri illegali libiche e agisce secondo la sharia. Su alcuni social network ha ammesso di ignorare «i diritti degli uomini e della giustizia».
Attualmente controllerebbe anche un aeroporto vicino Tripoli e con lo scalo nel caos i servizi di sicurezza dei paesi vicini — Tunisia, Algeria e Marocco — hanno lanciato un allarme per possibili attentati sulle loro città fatti con gli aerei civili in mano alle milizie armate, tanto da far innalzare lo stato di allerta in diversi aeroporti internazionali.
Secondo fonti italiane però, gli 8-10 aerei presenti nello scalo sarebbero stati danneggiati nei combattimenti e non più in grado di volare.
Ma anche nelle coste turche e greche agirebbero cellule jihadiste che si sono inserite nel traffico di extracomunitari «rivitalizzando la propria operatività attraverso la creazione di una nuova rotta e garantendo il trasferimento di clandestini direttamente in Italia in soli nove giorni di navigazione » con grossi mercantili destinati alla rottamazione, comprati a basso prezzo e riempiti di migliaia di disperati diretti in Italia.
Il trasferimento avverrebbe dal porto turco di Mersin, uno dei maggiori centri dell’Anatolia meridionale che avrebbe soppiantato Smirne, una delle capitali dei traffici illeciti via mare.
I maggiori controlli delle autorità egiziane avrebbero invece reso più difficile il trasferimento dei clandestini verso i propri confini che in gran parte sarebbero stati minati «tanto che allo scopo di scongiurare la minaccia, le carovane dei migranti vengono precedute da pecore che vengono sacrificate ogni qualvolta incappano in una mina».
Foto: Marina Militare
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