I conti “impazziti” del Joint Strike Fighter
Joint Strike Fighter anno dodicesimo, anno cruciale per il consolidamento di un programma che, ancora lontano dal suo esito finale, ha già riscritto nel bene e nel male la storia dell’aviazione militare. Mentre si prepara a rendere pubblici l’annuale Selected Acquisition Report con le ultime performance economiche del programma e il budget per il Fiscal Year 2014, che quest’anno tarderà un po’, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti continua a lavorare per una messa in sicurezza del procurement del JSF. Lo sforzo è molteplice: bisogna superare il punto di non ritorno nello sviluppo e nella produzione riducendo progressivamente gli oneri della “concurrency” (le modifiche su aerei già usciti di fabbrica imposte dai test), stabilizzare i costi perché imbocchino finalmente una discesa con ratei rassicuranti, avviare su basi sicure l’addestramento, confermare piani operativi come, ad esempio, il primo schieramento oltremare di un reparto di F-35 STOVL dell’US Marine Corps, precisamente in Giappone, nel 2017 (sarà parte di uno schieramento “tutto stealth” in funzione anti-Cina comprendente anche bombardieri B-2 e caccia F-22. Intanto i Marines corrono contro il tempo: stanno mettendo in piedi il loro primo squadrone operativo con un aereo non ancora sottopostosi a causa della sua immaturità alle valutazioni operative). Dopo aver concluso il 14 dicembre l’iter contrattuale del 5° lotto di produzione annuale a basso rateo, a cavallo di Capodanno Pentagono e Lockheed Martin hanno raggiunto un accordo di massima anche per il 6°, che comprenderà 31 aerei per le forze aeree statunitensi più 3 per l’Italia e 2 per l’Australia. L’ammontare complessivo per i 31 aerei destinati agli USA è stato fissato in 4,9 miliardi di dollari, precisamente 3,7 per gli aerei e 1,2 per i pezzi di ricambio e il “sustainment”. L’accordo, sottoscritto sotto forma di Undefinitized Contract Action – una forma di procurement “accelerato” concepito per le urgenze del tempo di guerra -, non contempla l’acquisto dei motori, che saranno contrattualizzati a parte; fissa in quei 3,68 miliardi un tetto di spesa che – prescindendo dagli ulteriori contratti ancillari – non dovrà essere superato; e non riguarda i cinque aerei destinati ai due partner internazionali.
Silvio Lora LamiaVedi tutti gli articoli
Nato a Mlano nel 1951, è giornalista professionista dal 1986. Dal 1973 al 1982 ha curato presso la Fabbri Editori la redazione di opere enciclopediche a carattere storico-militare (Storia dell'Aviazione, Storia della Marina, Stororia dei mezzi corazzati, La Seconda Guerra Mondiale di Enzo Biagi). Varie collaborazioni con riviste specializzate. Dal 1983 al 2010 ha lavorato al mensile Volare, che ha anche diretto per qualche tempo. Pubblicati "Monografie Aeree, Aermacchi MB.326" (Intergest) e con altri autori "Il respiro del cielo" (Aero Club d'Italia). Continua a occuparsi di Aviazione e Difesa.