Anche la Norvegia si mobilita per l'Artico

“La crisi ucraina segna la fine di un lungo periodo di pace in Europa, ed il rafforzamento militare della Russia mette in luce un’evidente asimmetria nei rapporti di forza tra Norvegia e Russia”.

Come riporta la stampa norvegese, così si è espressa una speciale commissione di 7 esperti nominata dal Ministro della Difesa Ine Søreide Eriksen. (nella foto sotto)  Non solo. Nel loro report finale gli esperti, guidati dal professor Rolf Tamnes del Norwegian Institute of Defence Studies, ritengono che in caso di crisi la Russia potrebbe cercare di acquisire il controllo di alcune zone nella Penisola di Kola (Norvegia e Russia condividono una frontiera terrestre di circa 200 Km) ed interdire l’accesso al Mar di Barents. Inoltre, altre iniziative militari russe potrebbero riguardare la piattaforma artica e addirittura l’arcipelago norvegese delle Isole Svaalbard.

Che fare dunque? Gli esperti suggeriscono uno stanziamento per spese militari di 260 milioni di dollari da attuarsi entro il 2017, oltre ad avviare un già definito programma di spesa di altri 470 milioni di dollari per l’acquisizione di una batteria di missili anti-aerei e l’ammodernamento di 38 dei 52 carri “Leopard 2” di cui dispone l’Esercito norvegese ed infine suggeriscono ulteriori stanziamenti per l’acquisizione di sottomarini.
Questo report dai toni abbastanza allarmanti deriva comunque dal precedente rapporto annuale delle Forze Armate (“The World in Change”) pubblicato lo scorso dicembre, in cui il Capo di Stato Maggiore norvegese, ammiraglio Haakon Bruun-Hanssen, (nella foto sotto) nel richiamare anch’egli il tema della “aggressione russa all’Ucraina”, ha invocato un rafforzamento delle difese nelle regioni circumpolari, argomentando che se anche la Russia non si pone per ora come “un’immediata minaccia”, nondimeno, per il suo “espansionismo militare”, lo diverrà in futuro.

Sulla base di questi presupposti, il governo norvegese ha quindi deciso di incrementare il budget della Difesa del 2015 di 500 milioni di dollari, corrispondenti ad un aumento del 3,4% rispetto al budget del 2014 (1,4% del PIL).

Per la stampa russa, evidentemente critica verso queste iniziative, la Norvegia è “in preda a un delirio militare sulla base di fantomatiche minacce”, e ricorda che semmai quella che si è intensificata in questi tempi è stata l’attività militare statunitense.

In effetti esiste da tempo in Norvegia una consistente presenza militare USA. A partire da metà degli anni ‘80, sul finire della “Guerra Fredda”, i Marines hanno creato nella regione di Trøndelag dei depositi di stoccaggio ubicati in 6 gallerie a clima controllato scavate nella montagna, con oltre 200 mila metri quadrati di spazio disponibile. Nello scorso mese di agosto, nell’ambito del programma “Marine Corps Prepositioning Program-Norway” (MCPP-N), ha avuto luogo un riposizionamento e un ampliamento dei materiali stoccati.

A quanto è dato conoscere, nelle gallerie sono attualmente stoccati 350 containers e circa 400 veicoli, inclusi i carri da combattimento M1A1 “Abrams”, carri recupero, blindati, veicoli d’assalto anfibio, “Humvee” armati, bull-dozers e persino i carri ABV (Marine Corps’ Assault Breacher Vehicle),, mezzi  da 72 tonnellate derivati dal tank M1A1 Abrams che rastrellano il terreno bonificandolo dagli esplosivi.

In termini concreti, secondo il documento dei Marines “Prepositioning Programs”, i quantitativi stoccati consentono la proiezione rapida di una forza a livello “Marine Expeditionary Brigade” dell’ordine di 16.000 uomini, con l’afflusso immediato delle truppe nella zona d’intervento, trasportando il solo equipaggiamento leggero e personale.

A quanto pare la Norvegia si avvia quindi verso un sostanziale cambio di prospettive sul proprio ruolo, volgendosi ad uno scenario che viene presentato sempre più deteriorato, in una atmosfera che il “New York Times” definisce “da nuova Guerra Fredda”, e che sembra destinato a coinvolgere gli orientamenti dell’intera società.

Nel prossimo mese di settembre infatti, forse non casualmente, il pubblico norvegese si troverà ad assistere ad una serie Tv intitolata “Occupied” la cui trama, senza perdersi troppo in chiacchere, è l’occupazione della Norvegia da parte dei Russi.

Viene dunque da domandarsi fino a che punto possa evolvere una simile situazione in quello che certamente è una scacchiere fondamentale. Come già riportato infatti in precedenti articoli, grazie alla scoperta di immensi giacimenti di idrocarburi, la regione artica ha assunto da qualche anno un’importanza strategica sempre più rilevante, che ha portato la Russia a implementare la sua presenza militare ed a creare uno speciale “Comando Interforze Strategico” permanente per l’Artico.

Si trova dunque qui, piuttosto che in Ucraina, il nocciolo dell’attuale crisi nei rapporti est-ovest? Come rileva l’autorevole CFR (“Council on Foreign Relations”) nel suo rapporto sull’Artico del luglio 2014 (“The Emerging Arctic”) “mentre la maggior parte degli esperti respinge l’ipotesi di un’aggressione armata nella regione artica, analisti in materia di Difesa e studiosi a livello accademico affermano che le controversie territoriali sull’Artico ed una competizione per le risorse siano alla base di una nuova Guerra Fredda.

Foto: Ministero Difesa nirvegese, US Marine Corps, Kongsberg,

Grafica: IBRU Durhan University/Ministero Affar Esteri Danese

Padovano, classe 1954, è Colonnello dell'Esercito in Ausiliaria. Ha iniziato la carriera come sottufficiale paracadutista. Congedatosi, ha conseguito la laurea in Giurisprudenza ed è rientrato in servizio come Ufficiale del corpo di Commissariato svolgendo incarichi funzionali in varie sedi. Ha frequentato il corso di Logistic Officer presso l'US Army ed in ambito Nato ha partecipato nei Balcani alle missioni Joint Guarantor, Joint Forge e Joint Guardian.

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