Sukhoi 24 abbattuto: se la Turchia "attacca la NATO"
Ieri mattina l’aeronautica militare turca ha sferrato un attacco mortale alla NATO! Che cosa sono quegli sguardi perplessi? È vero, l’aereo abbattuto era russo. Russi i due piloti uccisi dai combattenti ISIS. Attenti! Questi sono solo “danni collaterali”. Non so se l’obiettivo strategico di questo “incidente” fosse veramente la NATO, ma di certo la NATO ne è la vittima principale.
Abbiamo visto che l’unica azione forte contro l’ISIS nella “mezzaluna fertile” è quella catalizzata intorno alla Russia.
La NATO, in quanto tale, ormai non potrà più avere un ruolo in qualsiasi operazione seria a fianco della Russia in Siria. Se anche la totalità degli altri paesi membri volessero utilizzare a questo scopo le capacità e le strutture dell’Alleanza (e non credo che gli USA di Obama lo vogliano veramente), non potrebbero farlo per via del metodo decisionale NATO basato sul “consenso”.
Ovvero, l’attribuzione del “potere di veto” a ciascuno dei suoi 28 paesi membri. Possiamo essere certi che la Turchia (già ben nota per aver costantemente tentato d’impedire la collaborazione in materia di sicurezza tra NATO e Unione Europea) non si farebbe scrupolo nel farvi costantemente ricorso.
Ciò, ovviamente, non può impedire ai singoli stati membri dell’Alleanza di intervenire isolatamente o in un altro contesto politico-militare. Nel 2003 gli USA avrebbero voluto un ruolo della NATO nell’attacco all’Iraq. Grazie al “veto” franco-tedesco, fortunatamente, ciò non avvenne e gli USA costituirono una “Coalizione di Volenterosi”.
Come reagiranno i singoli paesi membri che volessero intervenire in Siria a fianco della Russia? Non potrebbero più farlo sotto il comodo scudo NATO (non potranno giustificarsi con gli oppositori interni: “Ce lo ha chiesto l’Alleanza, cos’altro potevamo fare?”).
La NATO (già scalfita nella sua credibilità dalla non brillante gestione dell’intervento in Afghanistan e dallo stato confusionale dimostrato nel confrontarsi con la crisi ucraina) potrà sopravvivere se messa nell’angolo nella lotta contro l’ISIS? Speriamo di sì, ma una revisione critica dell’Alleanza e dei suoi processi decisionali appare sempre più urgente (e lo dico da europeista e “atlantista” convinto).
Unico aspetto positivo della marginalizzazione della NATO sarebbe se l’Unione Europea (libera dai “legacci” turchi) riuscisse esprimere una reale politica militare e di sicurezza, a fianco ma non in subordine a Russia e Stati Uniti, nel combattere il fondamentalismo islamico. L’Unione saprà raccogliere la sfida?
Foto. Aeronautica Turca, Novosti
Antonio Li GobbiVedi tutti gli articoli
Nato nel '54 a Milano da una famiglia di tradizioni militari, entra nel '69 alla "Nunziatella" a Napoli. Ufficiale del genio guastatori ha partecipato a missioni ONU in Siria e Israele e NATO in Bosnia, Kosovo e Afghanistan, in veste di sottocapo di Stato Maggiore Operativo di ISAF a Kabul. E' stato Capo Reparto Operazioni del Comando Operativo di Vertice Interforze (COI) e, in ambito NATO, Capo J3 (operazioni interforze) del Centro Operativo di SHAPE e Direttore delle Operazioni presso lo Stato Maggiore Internazionale della NATO a Bruxelles. Ha frequentato il Royal Military College of Science britannico e si è laureato con lode in Scienze Internazionali e Diplomatiche a Trieste.