NATO Talk: l’Alleanza Atlantica verso il summit di Varsavia
Lunedì 23 novembre 2015 si è svolta presso l’Adlon Kempinski Hotel di Berlino la conferenza dal titolo “NATO Talk around the Brandenburger Tor” sul tema del futuro dell’Alleanza Atlantica in vista del Summit di Varsavia del 2016. L’evento, organizzato dall’Associazione Atlantica Tedesca (DAG), in collaborazione con l’Accademia Federale per la Politica di Sicurezza (BAKS) e l’Ambasciata Polacca a Berlino, ha fornito un’importante occasione di dibattito sui temi di maggiore rilievo per la NATO nel nuovo scenario di sicurezza internazionale.
Durante la conferenza, alla quale hanno partecipato esponenti politici e militari della NATO, così come accademici e giornalisti, è stata ribadita fermamente la necessità per l’Alleanza di perseguire l’attuazione dei tre compiti chiave enunciati nel concetto strategico di Lisbona del 2010, ossia la difesa collettiva, la sicurezza cooperativa e la gestione delle crisi. Nonostante l’equilibrio nell’architettura di sicurezza Euro-Atlantica sia stato minato da eventi come la crisi ucraina, il consolidamento del sedicente Stato Islamico e la crescente minaccia degli attacchi cibernetici, la NATO continua ad attenersi ai tre principi enunciati nel 2010, non ritenendo prioritaria la creazione di un nuovo concetto strategico, per il quale il raggiungimento del consenso non sarebbe scontato.
Pur attenendosi ai compiti chiave enunciati a Lisbona, l’Alleanza ha attuato un ribilanciamento delle priorità tra difesa collettiva, sicurezza cooperativa e gestione delle crisi. Mentre negli anni passati notevole importanza era stata data allo sviluppo di adeguati strumenti per la gestione delle crisi, oggi un ruolo predominante nell’agenda della NATO viene ricoperto da quella che molti relatori hanno voluto definire come la “deterrenza del XXI secolo”.
I dibattiti sull’articolo 5 del Trattato di Washington, minoritari nell’ultimo decennio, ricoprono oggi una posizione dominante nell’agenda dell’Alleanza. La necessità di assicurare la difesa collettiva su molteplici fronti ha condotto all’interpretazione in chiave moderna dell’articolo 5. Mentre nel testo del Trattato il casus foederis viene individuato in un “attacco armato”, oggi la predominanza delle minacce non convenzionali ha condotto la NATO a modificare l’interpretazione di tale concetto, a tal punto da estendere la clausola di difesa collettiva ad attacchi subiti nella dimensione cibernetica.
Nel dare spazio ad ampie interpretazioni della clausola di difesa collettiva, alcune decisioni politiche potrebbero risultare difficilmente attuabili sul piano pratico.
Nel corso della conferenza è stata messa in rilievo non solo l’esigenza di adeguare il concetto di difesa collettiva alle nuove sfide emergenti, ma anche la necessità di adattare i processi decisionali dell’Alleanza al mutato ambiente di sicurezza. Per assicurare l’efficacia degli strumenti sviluppati dalla NATO, come le forze di intervento rapido, è fondamentale garantirne l’effettiva operabilità a livello di decision-making.
Senza adeguati meccanismi istituzionali in grado di rispondere prontamente alle necessità politico-militari dell’Alleanza, lo sviluppo di capacità volte a garantire una risposta rapida e flessibile risulta superfluo. Basti pensare alla “punta di lancia” delle forze di risposta rapida della NATO (VJTF) che – seppur capace di intervenire in un teatro di crisi nell’arco di pochi giorni – dovrebbe passare attraverso un lento processo di approvazione dei parlamenti nazionali degli alleati per venir dispiegata, perdendo dunque la sua capacità reattiva.
Nel suo cammino verso il summit di Varsavia la NATO deve dunque riconsiderare alcuni dei propri meccanismi decisionali interni tenendo in considerazione i processi legislativi nazionali e la natura delle minacce emergenti.
La conferenza ha fornito un’occasione di dibattito sul tema della visione strategica della NATO all’interno del mutato scenario internazionale. Nonostante sia emersa la necessità per l’Alleanza di garantire la sicurezza sul suo “fianco” orientale e meridionale, la NATO appare concentrare gran parte dei propri sforzi nell’assicurare gli alleati ad est, che percepiscono la minaccia dalla politica neo-imperialista di Putin. Mentre nella contrapposizione con la Russia il ruolo della NATO appare maggiormente definito, nei confronti delle minacce pressanti sul fianco sud manca una comprensione condivisa di quello che potrebbe essere il ruolo diretto dell’Alleanza.
L’assenza di una comune percezione della minaccia tra alleati rende l’applicazione di una strategia di difesa bilanciata su due fronti particolarmente difficoltosa.
Nel corso della conferenza sul futuro dell’Alleanza Atlantica, particolare attenzione è stata dedicata al tema dei rapporti tra NATO e Russia. Molti degli interlocutori presenti a Berlino, hanno ribadito le violazioni commesse della Federazione Russa e hanno sottolineato la massiccia campagna di propaganda e disinformazione condotta all’interno del paese. A tal proposito è stato dibattuto sull’esigenza per la NATO di incrementare la propria comunicazione strategica al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica dei paesi membri dell’Alleanza sulle funzioni svolte dalla NATO nel garantire la sicurezza Euro-Atlantica.
Nonostante sia emersa una posizione generale particolarmente dura nei confronti della Russia, vista da molti come la maggiore minaccia per la sicurezza europea, è stata sollevata anche la necessità di riavviare programmi di cooperazione per fronteggiare minacce comuni e ricostruire le basi per un rapporto di fiducia reciproca.
In questo contesto è emerso il concetto del “dual track approach” basato da un lato deterrenza e dall’altra sulla ripresa della cooperazione nelle aree di interesse comune. L’inasprimento dei rapporti tra NATO e Russia rischia di mettere a repentaglio non solamente l’architettura di sicurezza europea, ma anche di aggravare la fragile situazione in Medio Oriente, dove la Russia rappresenta una pedina fondamentale sullo scacchiere.
Sulla questione spinosa delle spese militari la conferenza “NATO Talk” non ha fatto emergere prospettive particolarmente incoraggianti. Nel sottolineare l’importanza di un approccio qualitativo, più che quantitativo, molti dei rappresentati dei paesi europei dell’Alleanza hanno dimostrato una riluttanza generale nell’applicare il criterio del 2% del PIL da destinare alla difesa. Per fronteggiare le limitate risorse di bilancio, la priorità viene spostata sullo sfruttamento efficace delle risorse a disposizione e sull’intensificazione di esercitazioni al fine di rafforzare l’interoperabilità delle forze.
Nel cammino verso il Summit di Varsavia la NATO deve dunque cercare di incrementare la propria coesione interna e adattare i propri processi decisionali interni alle nuove minacce emergenti al fine di facilitare il raggiungimento del consenso tra alleati.
L’incremento della cooperazione tra l’Unione Europea e la NATO rimane tra le maggiori priorità, in particolar modo per fronteggiare minacce ibride, dove la componente militare spesso non è predominante.Nel mutato scenario di sicurezza internazionale riallocare le risorse in maniera efficiente, ritrovare una visione strategica comune e sviluppare partenariati duraturi diventano di vitale importanza per il futuro dell’Alleanza Atlantica.
Foto NATO e Deutsche Atlantische Gesellschaft, Getty Images, Isaf, AP, Lockheed Martin
Anna PaternnostoVedi tutti gli articoli
Laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche a Gorizia, ha ricoperto per due anni la carica di vice-segretario del Club Atlantico Giovanile YATA Gorizia. Si interessa in particolare di questioni legate al terrorismo internazionale, alla NATO e alla sicurezza Euro-Atlantica.