Minniti: no allo scambio tra libertà e sicurezza
AGI – In Italia “non c’è una raccolta massiva di dati personali, è proibito dalla legge e non si fa” e non funziona l’idea che il contrasto al terrorismo “possa avvenire solo attraverso la tecnologia informatica, il problema è sempre il fattore umano”.
Lo ha detto Marco Minniti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi, intervenuto nella prima sessione del convegno “La società sorvegliata – I nuovi confini della libertà” promosso dal Garante della privacy nell’ambito della Giornata europea della protezione dei dati personali e che si tiene nell’Aula dei Gruppi parlamentari, affollata anche da numerosi studenti delle scuole superiori romane.
Sessione dal titolo “Quanto controllo può sopportare una democrazia?” che si è tenuta dopo la relazione introduttiva del presidente dell’Autorità garante della privacy, Antonello Soro, e che ha visto la partecipazione anche di Armando Spataro, procuratore di Torino, e del direttore del Censis, Giuseppe Roma, coordinati da Augusta Iannini, vicepresidente della Privacy. “Il nostro punto di forza è il C.A.S.A., (Comitato di analisi strategia antiterrorismo, ndr), un centro unico che scambia in tempo reale le informazioni e questo significa una straordinaria capacità di prevenzione. Lo scambio di informazioni e’ sempre il punto cruciale”. E replicando a quanto sostenuto da Antonello Soro, presidente della Privacy, a proposito del PNR,
Minniti ha detto che esso “tiene in equilibrio l’esigenza della privacy e l’esigenza di disporre di nomi ai fini della sicurezza. Con il tema dei foreign fighter abbiamo un’idea di quanto non credo sia una cosa sconvolgente, non mi pare sia questo un punto chiave in fatto di privacy”.
Secondo il sottosegretario “dobbiamo guardarci in una democrazia da coloro che propongono uno scambio tra libertà e sicurezza. Sono invece due facce che stanno strettamente insieme. E’ evidente che mai ci può essere alcuna libertà se non c’è una sicurezza. A che mi serve la sicurezza se poi vengo ridotto come individuo sociale? Il punto cruciale – ha detto ancora -è che i terroristi dell’integralismo islamico pensano che l’opinione pubblica sia un elemento di debolezza in una democrazia. Noi vinceremo la sfida del terrorismo con il consenso”.
Minniti ha sottolineato inoltre la necessità di “sviluppare forme di coordinamento, il punto cruciale della sfida che viene lanciata dal terrorismo – specie quello legato all’integralismo islamico – è comprendere l’obiettivo che la sfida stessa lancia”.
Ed ha ricordato che all’inizio esso si presentava come Isis, Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, quindi limitato a un’area definita, ora è Is, “cioè Stato islamico”, che punta ad essere Stato su un territorio che vorrebbe sempre più vasto e assoggettato.
“Le democrazie sono un obiettivo di Is: come risponde una democrazia a questa sfida? Snaturando se stesa, perdendosi? E allora ha già perso, ci siamo consegnati.
E’ questo un tema che va maneggiato con grande attenzione”. Come pure occorre saper affrontare “il tema della paura: se vince la sindrome della paura avremo una democrazia più fragile e più debole. Quindi rispondere con fermezza necessaria a sfide che riguardano la sovranità senza però rispondere sulla base dell’emotività”.
Un passaggio – questo di Minniti – che è suonato come commento al dato citato dal direttore del Censis a proposito di un sondaggio sulla paura.
“Una grande democrazia – ha infatti aggiunto il sottosegretario – non risponde con emotività e sulla base dei sondaggi, anche se questi servono per avere un quadro del Paese.
Il decisore politico deve rispondere sulla base di misure che reputa più efficaci e non sulla cresta dell’onda, che poi va via dopo poco tempo e su cui non è facile starci”.
L’Italia “ha una Procura nazionale antiterrorismo, abbiamo strumenti che consentono di reprimere e prevenire. Una democrazia reagisce sfruttando gli strumenti di coesione”.
E sempre a proposito di rispetto della privacy, Minniti ha infine ricordato che esiste già da tempo – “e non ci sono molti esempi in Europa” – un protocollo d’intesa tra il garante e l’intelligence italiana, “e l’intelligence rispetta questo protocollo”, anche perché “quello italiano non è un Garante che fa finta di non vedere, ed è giusto che sia così in una democrazia e che fa la differenza con i poteri assoluti. La democrazia vincola”.
Foto: Ansa, Getty Images e AFP.
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