Cyber Security: di chi sono le competenze?
il Velino/AGV NEWS – I fedelissimi di Mario Monti non ci stanno: in materia di cyber security Renzi, Lotti e compagnia non hanno scoperto nulla di nuovo, semmai tentano di mettere cappello sulle strutture già messe in funzione cooptando l’unico del “giglio magico” che ancora non ha una poltrona a Palazzo Chigi: Marco Carrai. La prova? “Basta rileggersi – spiegano – il decreto firmato dal presidente Monti nel gennaio 2013 con il quale il generale Carlo Magrassi venne nominato Segretario generale della Difesa.
Grazie a quel decreto, per la prima volta, e’ stato regolato il settore della cyber security, disponendo che sia proprio il consigliere militare del presidente del Consiglio a presiedere il Nis, “Nucleo di sicurezza cibernetica” e il “Tavolo interministeriale di crisi cibernetica”.
Semmai il problema risiede nel fatto che dal 9 ottobre scorso il posto è vacante. Per smuovere le acque la Commissione Difesa della Camera dei Deputati, presieduta da Francesco Saverio Garofani (Pd e vicinissimo al Capo dello Stato Sergio Mattarella) ha deliberato una “indagine conoscitiva” con riferimento anche alla “complessita’ della minaccia cibernetica”.
Nel farlo non lesina “raccomandazioni” al Governo (“e’ giusto che la responsabilità della protezione dello spazio cyber nazionale non sia affidata appositamente a un unico soggetto”) e ricorda che “esiste già un organismo che si occupa di coordinare e indirizzare politicamente queste attività ed è il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica”.
Riflessioni in linea con quanto ribadito dal direttore del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (Dis), Giampiero Massolo, davanti al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir).
Ovviamente l’audizione di Massolo è segretata, tuttavia secondo quanto il VELINO ha potuto raccogliere consultando fonti autorevoli, il direttore del Dis ha confermato l’esistenza di figure che già hanno come mission la gestione della cyber security.
Certo, nulla vieterebbe la creazione di una nuova agenzia che si occupi di cyber intelligence, ma questa “non potrebbe che passare da una modifica legislativa”. Perché, spiega Massolo (nella foto a sinistra), “La legge 124 del 2007 stabilisce che i Servizi segreti siano gli unici a potersi occupare di attività di intelligence in materia cyber.
La creazione di un’agenzia dedicata a questi fini sottrarrebbe alcune prerogative ad Aisi e Aise”. A meno che, e sarebbe questa l’ultima tentazione perorata da Luca Lotti, si decida di ricorrere a una modifica del Dpcm Monti del 2013.
Lo schema attuale prevede tre livelli d’intervento: uno politico per l’elaborazione degli indirizzi strategici, affidati al Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica; uno di supporto operativo ed amministrativo e a carattere permanente, il Nucleo per la Sicurezza Cibernetica presieduto dal Consigliere Militare del Presidente del Consiglio; uno di gestione di crisi, affidato al Tavolo interministeriale di crisi cibernetica.
Renzi potrebbe mettere mano solo sul secondo punto, togliendo la presidenza del Nucleo per la Sicurezza Cibernetica dalle mani del consigliere militare per affidarlo a un consigliere-consulente con funzione esclusivamente politica e amministrativa.
Un lungo giro che tuttavia non risolve il nodo politico rappresentato dall’ingombrante profilo di Marco Carrai: manager, finanziatore delle campagne del premier e gestore di società operanti proprio nel settore della sicurezza informatica. Quanto basta perché anche Denis Verdini non esiti a definire la nomina di Carrai “un azzardo”.
Mentre il Presidente, Michele Emiliano, intervistato da “il Fatto” chiosa: “La cybersecurity è anche un modo per controllare le conversazioni dei cittadini per cui va affidata a persone lungamente testate all’interno delle istituzioni”. (Paolo Pollichieni)
Foto: Il sle 24 ore, La Repubblica, Next quotidiano e Framework Nazionale per la Cyber Security
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