SPENDING REVIEW ANCHE PER LE FORZE SPECIALI
La formazione di base degli operatori delle Forze Speciali e per Operazioni Speciali dell’Esercito è costituita dall’intero processo selettivo e formativo che porta al conseguimento del brevetto di incursore o alla qualifica di Acquisitore, Ranger o Mitragliere di Bordo del Reos e che permette loro di essere immediatamente impiegabili nelle rispettive unità.
Successivamente tale personale potrà ricevere una formazione specialistica avanzata, ossia arricchire ulteriormente il proprio bagaglio di competenze tecnico-professionali con la frequenza di specifici corsi addizionali, grazie ai quali andrà a ricoprire determinati incarichi nell’ambito delle minori unità di impiego del proprio reparto (Distaccamento o Plotone) .
Dal 2006 la formazione di base comprende come noto una fase comune a tutto il comparto FS/FOS, che include la selezione, l’acquisizione del brevetto di paracadutista con fune di vincolo ed il corso OBOS, ed una successiva fase di specializzazione demandata ai singoli reggimenti.
L’elemento caratterizzante della formazione comune è rappresentato dal Corso Operatore Basico per Operazioni Speciali (OBOS), il cui scopo è quello di conferire a tutti i partecipanti, indipendentemente dal futuro incarico e dal reparto di destinazione finale, le conoscenze di base per la pianificazione e la condotta di un’operazione speciale.
Tale obiettivo viene perseguito mediante l’acquisizione della capacità di vivere, muovere e combattere in ambiente ostile, attraverso l’apprendimento delle tattiche, tecniche e procedure della pattuglia da combattimento paracadutista.
Inizialmente di 29 settimane, il corso OBOS è stato ben presto ridotto a 27, eliminando una breve formazione basica sul maneggio degli esplosivi, argomento demandato alla specializzazione presso i reparti d’impiego.
Dal 2011 la durata dell’OBOS è stata accorciata a 20 settimane, permettendo lo svolgimento di due corsi all’anno, senza sovrapposizioni. Secondo le motivazioni ufficiali la contrazione non avrebbe influito sui contenuti (anche se alcune fasi continuative sono state abbreviate), ma sarebbe stata realizzata attraverso una loro attenta razionalizzazione basata sulla progressività dell’apprendimento, anche alla luce delle lezioni apprese nei teatri di impiego.
Dal 1° luglio 2013 (17° OBOS) il corso si svolge, oltre che nella tradizionale sede del RAFOS del Col Moschin a Livorno, anche presso il 4° Reggimento Alpini Paracadutisti di Montorio Veronese, con modalità rimaste sostanzialmente invariate nel tempo.
Ha fatto eccezione solo il 21° OBOS, terminato alla fine del 2015, che ha visto la soppressione in via sperimentale del tirocinio di selezione di due settimane, una fase che si sarebbe dovuta svolgere successivamente, all’inizio della specializzazione, con contenuti da stabilirsi.
L’esperimento, eliminando un importante filtro iniziale di selezione caratteriale e motivazionale, ha prodotto, come forse era prevedibile, un elevato aumento del tasso di attrito e delle conseguenti defezioni dal corso, ed è stato pertanto abbandonato.
Ridurre le spese
Nella presente fase di grave scarsità di risorse di bilancio, soprattutto di quelle assegnate alla voce Esercizio che comprende, come noto i fondi destinati alla formazione ed all’addestramento, ogni Ente della Difesa è tenuto a dare il proprio contributo alla massima razionalizzazione della spesa, per fronteggiare il sempre maggior divario esistente tra impegni assunti e risorse disponibili.
Nonostante i ripetuti riconoscimenti del loro ruolo insostituibile e crescente negli attuali scenari di confusa conflittualità internazionale, anche le Forze Speciali e per Operazioni Speciali dell’Esercito, recentemente riunite nell’ambito del COMFOSE, sono chiamate a razionalizzare, integrare ed ottimizzare la loro formazione, l’addestramento e l’approntamento, individuando ogni possibile fonte di risparmio.
In tale ottica la formazione di base degli operatori FS/FOS è stata oggetto di attenta analisi, con il duplice (e per certi versi contrastante) obiettivo di renderla da un lato meno onerosa sul piano finanziario e dall’altro di aumentare l’alimentazione dei reparti interessati, innalzando la percentuale di chi porta positivamente a termine l’iter.
Contrariamente a quanto accade presso i vari istituti militari di formazione, in cui i frequentatori sono amministrativamente inquadrati quali “allievi” senza il diritto alla corresponsione di alcuna indennità accessoria, il personale impegnato nell’OBOS viene “aggregato” al reggimento che gestisce il corso, ossia comandato a prestare servizio fuori sede, maturando pertanto il diritto alla fruizione delle indennità accessorie di missione, degli straordinari e dei compensi forfettari.
Tale posizione, oggi considerata troppo onerosa dagli organi superiori, viene mantenuta anche nella successiva fase di specializzazione presso i reparti di destinazione finale, fino al conseguimento del brevetto di Incursore e delle qualifiche di Ranger, Acquisitore e Mitragliere di bordo.
Pertanto, al fine di perseguire gli obiettivi prefissati, si è deciso in ambito COMFOSE di apportare alcune innovazioni all’iter formativo di base degli operatori.
Per aumentare le possibilità di superare i test di selezione da parte degli aspiranti è stato introdotto un periodo di preparazione fisica propedeutico alle fasi successive, mentre per ridurre gli oneri finanziari il Corso Operatore Basico Operazioni Speciali è stato ulteriormente ridotto a 15 settimane, sfruttando al massimo ogni giornata lavorativa, compattando esercitazioni differenti ed alternando, senza soluzioni di continuità, istruzioni teoriche e pratiche, addestramenti tattici e tempi di recupero, concentrando questi ultimi di massima nei soli fine settimana.
Di conseguenza, a partire dal 22° OBOS, che dovrebbe iniziare a marzo 2016, l’iter di formazione degli operatori FS/FOS prevede una fase selettiva uguale per tutti, una formazione comune a tutto il comparto ed una fase specialistica affidata ai singoli reggimenti di destinazione finale.
Gli aspiranti che aderiscono al bando di arruolamento per “Specialista Operazioni Speciali” emanato ogni anno dallo Stato Maggiore Esercito e che si impegnano ad assicurare una permanenza presso il comparto di almeno 10 anni dal termine dalla fase di specializzazione (di cui almeno 4 presso il reparto di impiego iniziale) debbono pertanto affrontare:
La fase selettiva di 7 settimane, che comprende a sua volta:
– Una PREPARAZIONE FISICA a distanza di 4 settimane, da svolgersi presso i reparti di appartenenza, durante la quale i candidati si allenano a sostenere le prove fisiche richieste, secondo un programma dettagliato di allenamento redatto dal COMFOSE ed incluso nel bando di reclutamento.
Viene in tal modo formalizzato e standardizzato un modulo precedente all’Obos già introdotto in veste ufficiosa e che vedeva quando possibile l’assegnazione in anticipo del personale volontario presso i reparti di aspirazione. E’ lecito chiedersi peraltro quanto possano effettivamente concorrere quattro settimane di allenamento progressivo a creare una condizione fisica adeguata, se non già precedentemente posseduta.
– Una settimana di PRESELEZIONI, da svolgersi in forma accentrata in coordinamento con SME Opsec sulla base dei bandi di reclutamento ordinari e straordinari.
E’ dedicata ai test medici, psico-attitudinali ed al superamento delle prove di selezione fisica, recentemente rese più impegnative e selettive.
Queste includono ora: corsa piana di 2000 metri entro 8 muniti e 20 secondi, 10 trazioni alla sbarra, 30 flessioni sulle braccia e 40 piegamenti addominali in un minuto per ogni esercizio, 4 metri di salita alla fune in 1 minuto e 45, almeno 120 centimetri di salto in alto, 7000 metri di marcia celere in uniforme da combattimento entro 45 minuti e 10 chilometri di marcia zavorrata con zaino di 10 chilogrammi nel tempo massimo di 1 ora e 45 minuti.
A queste si aggiungono le prove di acquaticità da condursi in uniforme da combattimento senza stivaletti: 15 metri di nuoto in apnea in piscina, un minimo di 12 minuti di galleggiamento e 50 metri di nuoto in qualunque stile. Da segnalare che le visite mediche previste includono ora anche quelle propedeutiche all’abilitazione all’aviolancio TCL, una tecnica che verrà estesa a tutti i reparti FOS, inclusi i Ranger.
– TIROCINIO DI SELEZIONE di due settimane, condotto secondo le stesse modalità previste attualmente presso il RAFOS del 9° Reggimento e destinato a valutare le doti caratteriali, morali e motivazionali degli aspiranti e la loro resistenza fisica e mentale allo sforzo prolungato.
Vengono svolte attività fisiche intense ed esercitazioni tattiche continuative, con periodi di riposo brevi e ad orari alterati, che non consentono il pieno recupero del sonno e delle energie. Si accumula così stanchezza e stress, una situazione che il candidato deve dimostrare di saper gestire con equilibrio e forza di volontà.
Il personale idoneo che termina positivamente l’iter selettivo inizia quindi la fase formativa comune a tutto il comparto, che include:
– CORSO DI PARACADUTISMO CON FUNE DI VINCOLO di 4 settimane presso il Capar di Pisa per il conseguimento del brevetto di paracadutista militare, ovviamente per chi non ne è già in possesso.
– CORSO OBOS di 15 settimane gestito dal RAFOS, direttamente a Livorno o a Montorio Veronese con il concorso del 4° Alpipar. E’ incentrato sul progressivo condizionamento fisico dei frequentatori e sull’apprendimento delle procedure tecnico tattiche di base relative alle varie fasi statiche e dinamiche per la condotta di un’operazione speciale, con finalità informative o di combattimento. Il tutto in un contesto rurale o urbanizzato, in ambiente ostile e non permissivo.
Chi supera felicemente l’Obos prosegue il proprio iter affrontando
La fase formativa specialistica gestita dai singoli reggimenti in modo differenziato e destinata a portare al conseguimento del brevetto o delle qualifiche previste. Al momento la fase di specializzazione risulta di durata immutata rispetto al precedente iter, con un totale di 52 settimane per gli Incursori, 48 per gli Acquisitori Obiettivi, 39 per i Ranger e 24 per i mitraglieri di bordo del Reos, anche se il corso ranger potrebbe subire un lieve allungamento per poter includere una formazione sanitaria più spinta.
Alcune fasi di specializzazione ambientale potrebbero inoltre essere uniformate e rese obbligatorie per tutti. Oltre ai Corsi Basici di Alpinismo e di Sci, già ampiamente standardizzati, dovrebbe essere unificato il Corso Mobilità Anfibia, Combattimento e Sopravvivenza Operativa in ambiente fluviale e marino, con imbarcazioni a motore e senza motore, che oggi presenza durata e contenuti lievemente differenti tra i vari reparti.
Significativo infine l’intendimento di rendere obbligatorio per tutti gli operatori FS/FOS il Corso di Qualificazione all’Aviolancio con Tecnica di Caduta Libera – TCL, una modalità di infiltrazione che permette di raggruppare maggiormente le unità al momento dell’atterraggio e che verrebbe estesa anche ai Ranger.
Tale decisione potrebbe peraltro incontrare non pochi ostacoli materiali a causa delle restrizioni finanziarie che riducono in maniera significativa la disponibilità di vettori aerei ed impediscono il rinnovo del parco paracadute e velature speciali.
Considerazioni
Indipendentemente dalle dichiarazioni ufficiali la drastica contrazione della durata dell’OBOS, passato in pochi anni da 27 a 15 settimane, non può essere stata ottenuta esclusivamente con un’ottimizzazione della successione degli addestramenti e con un’attenta gestione dei periodi di recupero funzionale.
Non disponiamo al momento del programma dettagliato del corso, ma appare evidente che alcuni argomenti ed addestramenti inizialmente previsti saranno in futuro eliminati o trattati in maniera meno approfondita.
Ciò impone che certi temi possano dover essere ripresi durante la fase di specializzazione o, visto che questa è di durata immutata, affrontati direttamente ai reparti di impiego, che potrebbero quindi vedersi assegnare nuovi operatori non completamente “combat ready”, ma bisognosi di un certo periodo di affiancamento prima di poter essere impiegati in operazioni.
A tal proposito andrebbe attentamente valutata l’opportunità di contenere l’impegno finanziario complessivo della formazione non accorciandone la durata, ma rivedendo alcune normative amministrative che la renderebbero troppo onerosa.
Al di là di ogni considerazione etica o morale sull’opportunità di perseguire ulteriori economie riducendo la retribuzione del personale impegnato nell’iter formativo, va osservato che tali risparmi potrebbero essere perseguiti in modo più razionale assegnando, a similitudine di quanto avviene presso gli altri istituti scolastici della Forza Armata, lo status di allievi anche ai frequentatori del Corso OBOS, per tutta la durata dello stesso.
Il personale risultato idoneo potrebbe quindi essere trasferito a domanda presso il reparto di destinazione finale per la successiva frequenza della fase di specializzazione in qualità di effettivo, con una sensibile diminuzione delle indennità corrisposte.
L’aspirante operatore che, una volta trasferito, non terminasse felicemente l’iter, potrebbe essere agevolmente reimpiegato nella compagnia comando e supporto logistico del reggimento, che si vedrebbe così assegnare personale in possesso comunque di un eccellente bagaglio professionale di base.
Dal punto di vista normativo andrebbe inoltre garantita una maggiore omogeneità di trattamento in ambito interforze, eliminando disparità che oggi penalizzano i reparti dell’Esercito raggruppati nel COMFOSE.
Gli incursori di questa forza armata, ad esempio, conseguono l’agognato brevetto e la relativa indennità (per quanto modesta) al termine dell’intera formazione di base, che dura complessivamente almeno due anni.
Al contrario gli operatori del 17° Stormo dell’Aeronautica e del GOI della Marina ottengono i relativi brevetti molto prima, dopo un corso più breve e non comprensivo delle fasi ambientali e del Tirocinio Integrativo: rispettivamente in 48 e 52 settimane.
Tali periodi equivalgono grosso modo allo svolgimento, nei ranghi dell’Esercito, dei soli corsi OBOS, Combattimento FS e Combattimento Avanzato FS (oggi 48 settimane complessive).
L’alto livello di instabilità internazionale, la crescente minaccia asimmetrica e l’incapacità dei decisori politici di assumere, nell’attuale contesto, impegni palesi eccessivamente onerosi, impopolari e potenzialmente compromettenti, fanno presagire per il futuro un ricorso crescente alle forze non convenzionali, sia per le loro caratteristiche intrinseche che per la maggiore riservatezza della loro azione, i costi più contenuti (visti i ridotti numeri in gioco) ed un minor rischio politico complessivo.
Il COMFOSE dovrà pertanto porre in essere ogni accorgimento possibile per incrementare il bacino di reclutamento dei potenziali operatori, al fine di assicurare ai reggimenti dipendenti un gettito di personale più adeguato alle tabelle organiche ed alle necessità crescenti.
La percentuale dei componenti di una forza armata che può aspirare di entrare a far parte delle Forze Speciali, avendone anche le necessarie caratteristiche fisiche, comportamentali e motivazionali, non può ovviamente che essere limitata, ma varia da Nazione a Nazione sulla base di molteplici fattori.
Quello prevalente, che condiziona in maniera direttamente proporzionale il gettito potenziale degli aspiranti, è rappresentato dal livello qualitativo generale delle unità convenzionali, principale bacino di arruolamento di quelle speciali.
Possono incidere in maniera significativa anche la presenza di forti e consolidate tradizioni militari, di sentimenti patriottici e di appartenenza sociale ampiamente diffusi tra la popolazione, di un senso civico e dello Stato condiviso ed interiorizzato.
Persino un’adeguata pratica sportiva generalizzata tra i giovani può giovare.
Superfluo sottolineare con mestizia che molte di queste caratteristiche non sembrano essere particolarmente sviluppate nel nostro Paese, mentre i modesti requisiti fisici richiesti per l’arruolamento nell’Esercito non costituiscono certo il trampolino di lancio ideale per prospettare alle reclute una successiva carriera nelle Forze Speciali.
Non sorprende pertanto che anche l’estensione dei reclutamenti per queste ultime all’intera Forza Armata non abbia prodotti i risultati sperati.
Una proposta innovativa
Per incrementare il bacino potenziale di reclutamento dei futuri operatori delle FS/FOS e ricercare ulteriore personale in possesso delle doti necessarie, potrebbe risultare opportuno prevedere, almeno in via sperimentale, la possibilità di attingere direttamente dalla vita civile, a similitudine di quanto già attuato in molti Paesi alleati. Si verrebbe così a creare una seconda fonte di alimentazione, accanto a quella tradizionale rappresentata dal personale già in servizio.
Dopo i fatti dell’11 settembre gli Stati Uniti hanno introdotto tale possibilità con il programma 18Xper l’arruolamento diretto nelle Special Forces di candidati privi di precedenti esperienze militari, ma in possesso di doti quali l’abitudine ad operare all’interno di un team, la rapidità nell’affrontare un pericolo potenziale, la capacità di rimanere in perfetta condizione fisica e l’attitudine a mantenersi calmi in situazioni di stress.
(Ricordiamo che la cifra 18 identifica la qualifica di operatore delle SF, seguita da una lettera che precisa la specializzazione ricoperta nell’ambito del Distaccamento Operativo. Nel caso della X si sottolinea che tale specializzazione non è stata ancora individuata).
Gli allievi 18X non debbono pertanto attendere di raggiungere il grado caporale o di specialista (E4 nel linguaggio militare americano) prima di candidarsi, ma possono tentare un accesso diretto che li vede frequentare in sequenza l’One Station Unit Training (17 settimane di formazione di base e di fanteria), il corso di paracadutismo ed un periodo preparatorio specifico di tre settimane di marce topografiche e di resistenza.
I prescelti affrontano quindi la normale selezione delle Special Forces di 3 settimane (Special Forces Assessment and Selection – SFAS).
Nei Paesi Bassi il duplice canale di alimentazione per il Korps Commando Troepen dell’esercito esiste da anni, anche se l’apporto numerico dei “civili” sembrerebbe essere stato nel complesso relativamente modesto.
Questi ultimi, dopo rigorosi esami medici e test psico-attitudinali, frequentano per 17 settimane il corso di formazione di fanteria leggera dell’11° Brigata Aeromobile prima di affrontare, con i colleghi già in servizio attivo, le 9 settimane di selezione e formazione elementare commando, una prova assai impegnativa che include lunghe marce di resistenza, privazione del sonno, attività continuative e fasi di sopravvivenza, evasione e fuga.
Significativo infine il caso della Francia, il cui 1 RPIMa, 1° Reggimento di Paracadutisti della Fanteria di Marina, grosso modo equivalente al nostro Col Moschin, è stato sempre alimentato anche con reclute provenienti direttamente dalla vita civile, la cosiddetta “via diretta”.
A partire dal 2007 tale possibilità era stata esclusa ed il reggimento per alcuni anni ha accettato solo militari già arruolati e con un’anzianità di servizio compresa tra 12 e 48 mesi.
Nel 2013 però il doppio binario di arruolamento è stato introdotto nuovamente, con la possibilità da parte degli aspiranti di presentare la propria candidatura direttamente ai centri di selezione e reclutamento della Forza Armata.
Dopo una prima energica “scrematura”, basata su test fisici, medici e psicologici, gli elementi prescelti ricevono una formazione di base di 15 settimane, incluse le due del corso di paracadutismo, presso il 1 RPIMa o presso il 13° RDP (Reggimento Dragoni Paracadutisti, paragonabile al nostro RRAO), per proseguire quindi la specializzazione direttamente al reggimento in maniera del tutto analoga ai colleghi già in servizio e provenienti da altri reparti.
Come detto la possibilità di consentire l’accesso diretto dei civili alla formazione delle Forze Speciali dopo un breve periodi di addestramento basico spinto, senza il vaglio di un precedente servizio presso altre unità, sembrerebbe incontrare favori ed ostacoli in misura diversa, da Paese a Paese.
Mentre gli Stati Uniti si attendono di ricoprire con tale percorso una percentuale importante degli incarichi vacanti presso Special Forces e Ranger, l’esperienza olandese mostra un tasso di selezione fra questi candidati estremamente elevato. Grosso modo intermedia apparirebbe la situazione francese.
Difficile dire quale esito potrebbe avere nel nostro Paese un’iniziativa similare, ma vale senz’altro la pena di sperimentare soluzioni innovative.
D’altro canto anche in Italia qualcosa si sta muovendo.
La Marina Militare ha infatti incluso nel suo bando di reclutamento del 2016 per 500 VFP1 da destinare al Corpo Equipaggi Militari Marittimi un canale riservato di 30 posti per aspiranti incursori.
I concorrenti a questa particolare categoria affronteranno, oltre agli accertamenti psicofisici e attitudinali previsti per l’arruolamento in Marina, anche ulteriori approfondite visite mediche specialistiche, accertamenti attitudinali più selettivi e severe prove di efficienza fisica, analoghe a quelle previste per gli aspiranti incursori già in servizio.
Queste ultime includono un test di apnea statica ed uno di nuoto sui 50 metri stile libero con punteggi crescenti sulla base delle prestazioni ottenute, corsa veloce di 300 metri in meno di 47 secondi, corsa piana di 5000 metri con punteggi incrementali in base al tempo di esecuzione, piegamenti sulle braccia, addominali, trazioni alla sbarra, salto in alto e salita alla fune.
I vincitori del concorso affluiranno tutti nel terzo incorporamento previsto nel mese di settembre 2016 e, dopo una breve formazione di base, frequenteranno al Varignano le prime due fasi del Corso Ordinario Incursori, ossia le 12 settimane sul combattimento a terra, che terminano con una marcia notturna finale di 40 chilometri da svolgersi entro le 7 ore, e le 13 settimane dedicate al combattimento in acqua.
Chi verrà ritenuto idoneo, avendo superato con successo queste prove impegnative, potrà accedere ad alcuni posti riservati in un concorso straordinario per VFP4. Con tale rafferma i candidati concluderanno la formazione ottenendo il brevetto di Incursore e venendo quindi impiegati operativamente per la restante parte della ferma, con l’ulteriore possibilità del successivo passaggio in Servizio Permanente.
Esiste pertanto un interessante precedente in ambito interforze cui sarebbe oltremodo opportuno si uniformasse anche l’Esercito, che potrebbe inserire nei prossimi bandi di reclutamento di Volontari in Ferma Prefissata di 1 anno un percorso particolare destinato ai soli aspiranti operatori delle FS/FOS.
I candidati affronterebbero prima dell’incorporazione la settimana di preselezioni, comprensiva di test medici e prove di selezione fisica analoghe a quelle illustrate in precedenza, con punteggi crescenti in relazione alla prestazione ottenuta.
Gli elementi risultati migliori e vincitori del concorso affronterebbero la preparazione di base presso un determinato RAV ed il corso KA di 10 settimane presso il CAPAR, analogamente a quanto previsto attualmente per i VFP1 destinati alle aviotruppe.
In alternativa queste due fasi potrebbero essere svolte in successione ed in unica sede, anche accorciandone la durata complessiva, a similitudine di quanto avviene nei principali eserciti alleati, con maggiore profitto e progressione dell’apprendimento e la possibilità di rendere fin dal principio più impegnativa e completa la formazione di base degli aspiranti operatori.
Gli elementi idonei affronterebbero quindi in successione il corso di paracadutismo, il tirocinio di selezione e le 15 settimane del corso OBOS, per un totale di 41 settimane effettive di addestramento. Al termine di ogni fase il personale verrebbe attentamente valutato e, se non giudicato idoneo al proseguimento della formazione specifica, riassegnato ad altra unità per il completamento della ferma annuale.
Gli allievi giunti felicemente al termine del corso OBOS accederebbero invece ad alcuni posti riservati per la rafferma quadriennale, nel corso della quale completerebbero la fase di specializzazione ai reggimenti e sarebbero successivamente impiegabili in contesto operativo.
Foto Alberto Scarpitta e COMFOSE
Alberto ScarpittaVedi tutti gli articoli
Nato a Padova nel 1955, ex ufficiale dei Lagunari, collabora da molti anni a riviste specializzate nel settore militare, tra cui ANALISI DIFESA, di cui è assiduo collaboratore sin dalla nascita della pubblicazione, distinguendosi per l’estrema professionalità ed il rigore tecnico dei suoi lavori. Si occupa prevalentemente di equipaggiamenti, tecniche e tattiche dei reparti di fanteria ed è uno dei giornalisti italiani maggiormente esperti nel difficile settore delle Forze Speciali. Ha realizzato alcuni volumi a carattere militare ed è coautore di importanti pubblicazioni sulle Forze Speciali italiane ed internazionali.