Diatriba a Washington per gli elicotteri russi a Kabul
di Maurizio Sparacino
Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha dichiarato la sua ferma intenzione di acquistare altri 30 elicotteri russi Mil Mi-17 per conto delle Forze Armate afghane aggirando il divieto del Congresso secondo cui Rosoboronexport continuerebbe ad armare il governo siriano, reo quest’ultimo di commettere crimini contro la popolazione civile. Secondo il portavoce del Pentagono James Gregory il Dipartimento della Difesa statunitense ha notificato al Congresso la sua intenzione d’acquisto per un lotto supplementare di 30 Mi-17 in grado di sostenere le forze nazionali di sicurezza in Afghanistan (ANSF – Afghan National Security Forces). Il National Defense Authorization Act del 2013 approvato dal Congresso lo scorso anno aveva formalizzato un emendamento che vietava i contratti finanziari tra gli Stati Uniti e Rosoboronexport con una sola eccezione: ovvero quando il Segretario della Difesa avrebbe stabilito che tali contratti sarebbero stati effettuati nell’esclusivo interesse della sicurezza nazionale.“Date le circostanze – ha proseguito Gregory – il Dipartimento ha stabilito che Rosoboronexport è l’unico ente capace di soddisfare appieno i requisiti dell’ANSF riguardo i mezzi ad ala rotante. Il contratto – ha aggiunto – ammonta a 690 milioni di dollari.”
Nel mese di febbraio il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha annunciato l’intenzione di ridurre il numero delle truppe statunitensi in Afghanistan da 66.000 a 34.000 entro il prossimo anno lasciando le forze afghane con un ruolo decisamente più impegnativo relativamente alla sicurezza del proprio paese. La totalità delle forze afghane è già stata addestrata per operare con l’elicottero russo e il passaggio ad una nuova piattaforma potrebbe rallentare sensibilmente la prontezza della divisione in volo di almeno tre anni, ovvero il tempo che potrebbe intercorrere affinché gli equipaggi possano ricevere la formazione sul nuovo sistema. Il mese scorso un gruppo bipartisan del Congresso ha scritto una lettera al segretario alla Difesa Chuck Hagel; in tale missiva, il gruppo contestava il rapporto commerciale in corso tra la società di armi russe e il Pentagono chiedendo nel dettaglio quale fosse la motivazione di sicurezza nazionale che spingeva a continuare gli affari con Rosoboronexport. “La Russia continua a trasferire armi attraverso Rosoboronexport al regime di Bashar al-Assad in Siria. – riportava testualmente la richiesta – Da quando è iniziata la rivolta siriana, la Russia ha continuato a servire Assad come suo fornitore principale di armi, consentendo l’assassinio di masse di cittadini siriani per mano del proprio governo.”
La Russia, tuttavia, ha insistito sul fatto che le consegne sono conformi ai sensi del diritto internazionale, e che non sta fornendo alla Siria armi di tipo offensive bensì difensive. Mosca ha tra l’altro messo in discussione la composizione e gli obiettivi dei vari gruppi armati che combattono contro il regime di Assad. Il membro della Camera dei Rappresentanti americana Jim Moran, co-autore dell’emendamento, ha affermato che Rosoboronexport aveva fornito quasi 1 miliardo di dollari in armi al governo di Assad tra il 2011 e il 2012, tra cui mortai ad alto esplosivo, fucili di precisione, munizioni, nonché elicotteri d’attacco. Ma come ogni medaglia anche questa ha due facce ben distinte ed ecco che i registri pubblici dimostrano come alcuni dei rappresentanti che hanno firmato la lettera e sponsorizzato l’emendamento, tra cui il democratico Moran, la repubblicana Kay Granger e la democratica Rosa DeLauro abbiano ricevuto contributi elettorali da appaltatori della difesa degli Stati Uniti. A questo punto benché la portavoce di Moran, Anne Hughes, abbia descritto come “ridicola” la preoccupazione maggiore per i contributi elettorali rispetto a quella delle armi in Siria, rappresentanti degli altri legislatori diversamente non hanno risposto alle richieste di commentare questa affermazione lasciando travisare un certo imbarazzo.
Simon Saradzhyan, un esperto di sicurezza presso la Belfer Center dell’Università di Harvard , ha dichiarato ai media russi che “le obiezioni sono comprensibili, l’industria della difesa degli Stati Uniti ha bisogno di contratti. Tuttavia, da un’analisi dei costi e vantaggi, gli elicotteri russi risultano essere certamente l’affare migliore. Questi in genere non sono così sofisticati e avanzati come quelli realizzati negli Stati Uniti, e questo li rende senza dubbio più adatti per l’uso da parte delle forze di sicurezza afghane. Questo è il vantaggio competitivo russo” – ha proseguito Saradzhyan – costano meno e sono facili da mantenere. Ecco come i sostenitori delle armi russe fanno il loro discorso per promuoverne la vendita”. I velivoli russi “sono superbamente adatti per ambienti difficili”, ha aggiunto James Gregory, il portavoce del Pentagono a conclusione del suo intervento.
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Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.