Alla “Grifone 2013” la prima volta del Predator in compiti SAR
All’esercitazione internazionale di soccorso aereo denominata “Grifone 2013” che si è svolta nel complesso montuoso del Gran Sasso, l’Aeronautica Militare ha introdotto alcune novità. In particolare l’impiego del nuovo elicottero HH-139 del 15° Stormo di Cervia ed un aeromobile a pilotaggio remoto (APR) “Predator” del 32° Stormo di Amendola. L’esercitazione giunta alla sua quarta edizione ha visto l’impiego di 6 elicotteri dell’AMI, di 6 delle altre amministrazioni dello Stato (Esercito, Carabinieri, Guardia di Finanza e Corpo Forestale dello Stato) e di due elicotteri stranieri, un AS 555 Fennec dell’aviazione francese ed un SA 330 Super Puma dell’esercito spagnolo; tutti gli elicotteri erano rischierati sulla base di Preturo a poca distanza da L’Aquila. La “Grifone” è una esercitazione organizzata dall’Aeronautica Militare nell’ambito dell’accordo SAR, MED/OCC (Mediterraneo Occidentale) stipulato da Italia, Francia e Spagna con lo scopo di addestrare, pianificare e gestire il personale dei tre paesi nelle operazioni di ricerca e soccorso in ambiente montano sia di giorno che di notte.
Lo scenario operativo dell’esercitazione è stato descritto come un quadro di incertezza derivante da un incidente occorso ad un velivolo militare che ha costretto il pilota a lanciarsi, generando però un quadro di incertezza perché esisteva la certezza del lancio del pilota e del punto in cui era arrivato a terra ma le condimeteo presenti nella zona montuosa non rendevano agevole il recupero. Attivate le necessarie procedure operative con le necessarie sinergie tra tutti gli assetti aerei presenti, si decideva di avvicinare il più possibile gli elicotteri all’area di recupero per ottimizzare le risorse disponibili in concerto con le squadre di soccorso a terra. Alla “Grifone”, l’Aeronautica ha impiegato un HH-139 di recente immissione in linea e che ha già svolto delle missioni operative reali di ricerca e soccorso divenendo parte integrante di questa esercitazione ma la vera novità è stato l’impiego nei due giorni dell’esercitazione di un “Predator” di Amendola come assetto di supporto. La sua partecipazione ha comportato un piccolo ma significativo cambio di mentalità laddove le operazioni SAR sono sempre state espletate da elicotteri.
Le procedure per questa tipologia di interventi sono state implementate dall’uso della sofisticata piattaforma che rappresenta un valore aggiunto. Si è trattato di un “mondo nuovo da scoprire” per l’applicazione delle procedure APR ai compiti di ricerca e soccorso: in altre parole il “Predator” completa le capacità SAR laddove gli elicotteri possono avere delle limitazioni operative. La prima cosa è la persistenza della piattaforma sull’area di ricerca, persistenza che gli elicotteri non hanno (potenzialmente è in grado di rimanere in volo per 12 ore) e che consente di coprire gap temporali durante i quali gli elicotteri o le squadre a terra non possono operare. Il suo “occhio” identifica dei buchi di interesse che possono essere controllati in tempi successivi perché l’oscurità od il maltempo hanno impedito le ricerche. Il “Predator” viene impiegato in quelle fasi che non sono state pienamente codificate perché in grado di operare H24 ben sapendo come le procedure per gli elicotteri che sono impiegati di giorno come di notte richiedono sistemi diversi per la loro condotta, una circostanza che un APR elimina per le sue caratteristiche. Un’altra peculiarità di una piattaforma a pilotaggio remoto è anche quella della tangenza a cui opera sull’area di ricerca che gli consente di ovviare alla presenza di microclimi che rendono difficile o impossibile il volo degli elicotteri in alcune situazioni e soprattutto la quota gli consente di fare da ponte radio tra i vari assetti preposti alla ricerca perché gli strumenti di bordo non subiscono interferenze dovute all’orografia del territorio che invece gli elicotteri subiscono.
Altra peculiarità dell’APR è quella di riuscire ad identificare dei target riportando la loro posizione con dei link attualmente disponibili solo a livello militare ma che in seguito potrebbero rientrare in una diversa tipologia di impiego e quindi in grado di essere impiegati anche a livello di compiti SAR civili. Le immagini del terreno che vengono riprese dai sensori del “Predator” consentono poi di discriminare la natura degli oggetti ripresi (legno, metalli, tracce fredde o calde). Un vantaggio in più rispetto agli elicotteri è anche quello di superare la limitazione derivante dal pilotaggio in quanto in un elicottero l’equipaggio deve pilotare e fare ricerca insieme mentre una piattaforma a controllo remoto dispone di un pilota a tutti gli effetti per la sua conduzione e di un sensor operator che invece si può occupare soltanto della ricerca e del controllo dei sistemi con evidenti vantaggi. I risultati dell’impiego del “Predator” in questo contesto duale militare/civile dovranno poi essere valutati per poter validare il suo impiego anche nel settore della ricerca e soccorso. Un’osservazione a margine: per la prima volta l’Aeronautica Militare non ha impiegato il suo HH-3F confermando come l’HH-139 lo affiancherà per poi sostituirlo a breve.
Federico CerrutiVedi tutti gli articoli
Nato a Roma, dove risiede e lavora, ha iniziato la sua carriera giornalistica nel 1965 con la rivista Oltre il Cielo occupandosi di spazio sia civile che militare e con la testata Ali Nuove. Nel 1971 ha iniziato a lavorare con Alata e dal 1979 con Difesa Oggi della quale divenne caporedattore lavorandovi fino al 1998. Ha collaborato con Rivista Aeronautica, il quotidiano Europa, il Centro Militare Studi Strategici (Cemiss) e svolto alcune attività con il SIOI. Dal 2001 è defence editor di Analisi Difesa.