Bonino: sospetti jihadisti tra gli immigrati dalla Libia
di Patrizia Antonini – ANSA
Sospetti elementi della Jihad e di al Qaeda nascosti tra donne e bambini, in mezzo ai disperati in fuga da guerre e dittature, a bordo dei barconi in arrivo dalla Libia. Il loro primo approdo sono le coste italiane o quelle maltesi. Ma la loro destinazione finale sono altri Paesi dei 28. E’ con la “minaccia alla sicurezza”, che il ministro Emma Bonino presenta ai colleghi europei la necessità di lanciare una missione militare per contrastare i trafficanti di esseri umani. La proposta avanzata dal capo della diplomazia italiana e dal collega della Difesa Mario Mauro é quella di un’operazione sulla falsariga di “Atlanta” (attualmente in corso nel Corno d’Africa contro la pirateria), ma ora starà alla Commissione elaborarla trasformandola in un cosiddetto “option paper” (ancora in lavorazione): una serie di scelte da sottoporre all’attenzione dei ministri europei e da approfondire col dibattito.
Tutte le opzioni sono sul tavolo e torneranno nell’agenda dei prossimi appuntamenti del Consiglio Ue, per viaggiare in parallelo al lavoro che viene svolto dalla Task force per il Mediterraneo, presieduta dalla Commissione. A breve la questione sarà approfondita anche in una riunione tra i comitati tecnici di sicurezza di Commissione e Consiglio (Cops e Cosi). “La Libia si conferma un Paese sull’orlo del fallimento, in uno stato di grande fragilità, una specie di canale aperto su cui convergono tutta una serie di traffici, di esseri umani, ma non solo”, spiega Bonino. “E’ una specie di canale, di collettore fuori da qualsiasi controllo”, che attrae traffico di droga, di armi ed elementi sospetti, che seguono modalità sperimentate, per trascorrere periodi di riposo o per andare ad organizzare nuove attività. “Abbiamo un mare di informazioni”, rincara Mauro. In Libia ci “sono trenta brigate che combattono una contro l’altra.
Un contesto frammentato in cui si infiltrano gruppi di diverse tendenze. Ne abbiamo parlato con i servizi, che ci hanno messo in guardia su questo”. Tra i ministri degli Esteri ora “c’é la consapevolezza che non si tratta più del burden sharing, cioé di chi si prende quanti rifugiati”. A dimostrare che il messaggio é stato recepito sono anche le parole dell’Alto rappresentante Catherine Ashton, che ora punta ad un “approccio consolidato”. E della strategia é parte anche la firma di un accordo di “partnership sulla mobilità” fra Ue e Tunisia, in arrivo forse già il 5 dicembre.
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