Marò a processo ma senza l'accusa di terrorismo
Nuovo rinvio di due settimane per il caso marò: il governo indiano ha comunicato alla Corte suprema la rinuncia a incriminare Salvatore Girone e Massimiliano Latorre sulla base del Sua Act, la legge antipirateria che prevede anche la pena di morte. Il procuratore generale G. Vahanvati ha però insistito questa mttina in auila a Nuiva Delhi perché i capi d’accusa vengano formulati comunque dalla Nia, la polizia antiterrorismo che ha svolto le indagini. Eventualità a cui la difesa si è opposta. A quel punto il giudice della Corte Suprema B.S. Chauhan ha dato tempo una settimana alla difesa per esporre il suo punto di vista, e all’accusa un’ulteriore settimana per replicare alle argomentazioni dei legali dei marò. L’udienz è stata quindi aggiornata al 10 marzo. All’uscita dell’udienza odierna in Corte Suprema, l’avvocato della difesa di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, Mukul Rohatgi, ha voluto sottolineare il risultato di aver eliminato lo scoglio rappresentato dalla legge anti-pirati. “Con l’eliminazione del Sua Act – ha sottolineato – abbiamo fatto un primo passo. Ora presenteremo le nostre motivazioni avverse al mantenimento della polizia investigativa Nia”. L’impressione è che il governo indiano, che ha palesemente il controllo sulla Corte Suprema, punti a guadagnare tempo, rinvio dopo rinvio, fino alle elezioni politiche di aprile. Dopo di che l’Italia dovrà “negoziare” con un nuovo governo indiano.
(con fonte Ansa/AGI)
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